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Castello a Donnafugata, gioiello della Sicilia

di | 2022-02-27T07:12:59+01:00 27-2-2022 6:30|Sezione 7, Viaggi|0 Commenti

RAGUSA – Il Castello di Donnafugata si trova a circa 15 chilometri da Ragusa e si erge maestoso su un vasto parco arricchito di piante esotiche, statue e fontane. Rappresenta una delle più belle dimore gentilizie in Sicilia e nonostante il suo nome faccia pensare ad un antico maniero medioevale, in realtà si tratta di un’antica costruzione in stile neogotico. Luogo di incantevole bellezza, il Castello di Donnafugata si raggiunge attraverso una lunga strada costeggiata da ulivi, carrubi e muri a secco. Le sue origini risalgono ai conti di Modica, i Chiaramonte, nel XIV secolo. Successivamente, l’edificio sarebbe poi diventato la dimora del Conte Bernardo Cabrera, un abile stratega, scaltro, crudele e potente, temuto persino dai sovrani di Palermo.

Si racconta infatti che facesse fare una brutta fine ai suoi nemici e a tutti coloro che lo ostacolavano, tra cui i Chiaramonte e così pure la principessa Bianca di Navarra che, rimasta vedova, aveva assunto il ruolo di vicaria del Regno di Sicilia. La leggenda racconta che il conte talmente ossessionato dalla donna, finì per seguirla ovunque fino a che non la fece prigioniera all’interno del suo castello. Bianca, però, riuscì a scappare dalla sua prigione, fuggendo attraverso l’intricata rete di gallerie che conducevano al parco che circonda l’edificio. Da qui nascerebbe il nome dialettale “Ronnafugata”, cioè “donna fuggita” che poi è divenuto Donnafugata. La leggenda, tuttavia, fu definita tale per un’incongruenza tra le date dei fatti e il reale periodo storico in cui vissero i due personaggi.

In realtà, infatti, è stato documentato che la principessa non mise mai piede nel Castello dato che ai suoi tempi (XIV secolo) il palazzo non era ancora stato edificato, così come il Conte risulta che abbia vissuto la sua crudele vita ben tre secoli prima dell’edificazione del castello. Ciò nondimeno la leggenda aleggia ancora tra le mura del castello rendendolo un luogo affascinante e misterioso. Ciò che è certo è che nel 1648 il castello venne acquistato da Vincenzo Arezzo-La Rocca, che lo trasformò in una masseria fortificata, mentre in seguito, a fine ‘800, il suo discendente, il barone Corrado Arezzo, lo rese l’attuale castello in stile neogotico. Dopo anni di abbandono l’edificio è passato nelle mani del Comune di Ragusa, che lo ha trasformato in un museo fruibile ai visitatori. Il nome Donnafugata, leggenda a parte, sembrerebbe derivare dall’arabo “Ain-jafat” che significa “Fonte di salute”, legato probabilmente agli insediamenti musulmani della zona che, incantati dalla bellezza del luogo, lo rinominarono così. Dialettalmente il termine fu trasformato in “Ronnafuata” ed in fine tradotto nella lingua italiana Donnafugata.

L’edificio si erge su 2500 metri quadrati, è diviso su tre piani e si compone di 122 stanze. La struttura esterna è in tipico stile gotico. L’interno è un susseguirsi di Saloni che nel corso degli anni hanno ispirato numerosi registi e scrittori. Le stanze che contengono ancora gli arredi ed i mobili originali dell’epoca. Mediante uno scalone in pietra ornato da statue neoclassiche si accede al Piano nobile del Castello dove si trovano il Salone degli Stemmi con i simboli delle famiglie più potenti della Sicilia apposti sulle pareti, il salone degli Specchi con splendidi affreschi, le Sale del Biliardo e della Musica anch’esse mirabilmente affrescate. Ad esse si aggiunge la stanza da letto che custodisce la storia misteriosa ed affascinante della principessa Bianca di Navarra.

Pregevoli decorazioni sono presenti anche nella Stanza delle Signore e nel Fumoir. Intorno al Castello si estende infine, il meraviglioso parco circondato da ficus, piante esotiche, statue, fontane, grotte artificiali e una cupola sul cui soffitto è disegnato il firmamento. Nel parco fu costruito anche un labirinto realizzato con muri a secco, in pietra bianca ragusana e sorvegliato all’ingresso da un soldato di pietra. Sui muri del tracciato si stendevano siepi di rose rampicanti che impedivano la vista e impedivano lo scavalcamento delle corsie. Le storie che narrano le mura di questo castello, ancora attraggono e seducono tutti o quasi, incantati dalla bellezza di una dimora così antica che parla di tempi ormai molto lontani.

Margherita Bonfilio

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