RIETI – Il paesaggio della bonifica romana e dei campi allagati della Piana di Rieti, un’area umida e agricola unica, tra i paesaggi rurali più belli, è candidato al riconoscimento Fao di sistema del patrimonio agricolo di rilevanza mondiale. La convenzione europea del paesaggio stabilisce che “il paesaggio è in ogni luogo un elemento importante della qualità della vita delle popolazioni: nelle aree urbane e nelle campagne, nei territori degradati, come in quelli di grande qualità, nelle zone eccezionali, come in quelle della vita quotidiana”. La carta dell’Unesco aggiunge che “la comunità locale è parte attiva nella conservazione del patrimonio naturale, storico e culturale, quali elementi costituenti del PAESAGGIO e dell’identità collettiva dei territori”.

Il Faggio di San Francesco

Da sinistra, Michele Nicolai, Guido Zappavigna, Michele Paniconi e Barbara Pelagotti
Le Regioni hanno il loro Piano Territoriale Paesistico: “Il PTPR intende per PAESAGGIO le parti del territorio i cui caratteri distintivi derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni nelle quali la tutela e valorizzazione salvaguardano i valori che esso esprime quali manifestazioni identitarie percepibili”. Quante volte però non lo abbiamo rispettato, costruendo nell’alveo di fiumi e torrenti, quante volte lo deturpiamo con cementificazioni selvagge, invece di ristrutturare tanti edifici abbandonati, per non dire dell’abbandono dei rifiuti. Per fortuna non è così ovunque, i nostri avi tutelavano l’ambiente istintivamente, perché sapevano che la sopravvivenza dipende dall’ambiente e dalla tutela della biodiversità.
Un esempio virtuoso di buone pratiche tra le attività dell’uomo in agricoltura, allevamento, cura dei borghi nei secoli è la Piana di Rieti, dove l’unico intervento dell’uomo è stata la bonifica della piana, soggetta ad allagamenti e alluvioni, facendo confluire le acque nella cascata delle Marmore a Terni.

Mauro Agnoletti e Barbara Pelagotti
Dell’antico Lacus Velinus restano i laghi Lungo e di Ripasottile, rifugio per uccelli acquatici e migratori. I comuni di Rivodutri, Morro Reatino, Colli sul Velino, insieme alla Riserva dei Laghi Lungo e Ripasottile (in un prossimo futuro potrebbe diventare Ente Parco), in questi ultimi decenni hanno lavorato congiuntamente per la valorizzazione e la tutela del territorio, rispondendo a bandi europei, regionali, Pnrr, dopo essersi dotati di un nuovo piano di assetto della Riserva, che equivale al Piano Regolatore dei Comuni.

L’architetto Marcello Mari
Nei giorni scorsi a Rieti nell’ex chiesa di S. Giorgio della Fondazione Varrone, la presentazione del progetto, con il consigliere regionale Michele Nicolai, il commissario della Riserva Guido Zappavigna, il sindaco di Rivodutri Michele Paniconi, di Rieti Daniele Sinibaldi, il presidente della Fondazione Mauro Trilli, l’architetto paesaggista Marcello Mari, l’ex sindaco di Rivodutri Barbara Pelagotti. In questi anni la piana è stata iscritta nel registro dei Paesaggi Rurali Storici riconosciuto dal Ministero, ottenuto fondi per il Museo del paesaggio agrario, l’ecomuseo, scavi archeologici, restauro del mulino, l’ostello del cammino di Francesco, il faggio di S. Francesco, iniziative culturali, mostre di pittura.

Tiziano Tempesta
Il dossier con le relazioni tecniche da presentare per concorrere al riconoscimento Fao è curato da Mauro Agnoletti, titolare cattedra Unesco ‘Paesaggi del patrimonio agricolo’ dell’università di Firenze e da Tiziano Tempesta, professore ordinario presso Tesaf Università di Padova e membro del comitato scientifico del programma Fao Giahs (Globally Important Agricultural Heritage Systems), con il sostegno economico della Regione Lazio e della Fondazione Varrone. Nel frattempo è importante votare entro febbraio la piana come luogo del cuore nel sito del Fai. Dai contadini la piana ha ricevuto una grande eredità, che va preservata.
A questo puntano i Globally Important Agricultural Heritage Systems (GIAHS), agroecosistemi abitati da comunità che vivono in una relazione intricata con il loro territorio. Questi siti in evoluzione sono sistemi resilienti caratterizzati da una notevole agrobiodiversità, conoscenze tradizionali, culture e paesaggi inestimabili, gestiti in modo sostenibile da agricoltori, pastori, pescatori e gente delle foreste in modi che contribuiscono ai loro mezzi di sostentamento e alla sicurezza alimentare. Attraverso il Globally Important Agricultural Heritage Systems Programme, la Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite ha designato 89 sistemi in 28 paesi.
Francesca Sammarco
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