Bulimia mediatica. Nonostante siano passati 18 anni da quel 13 agosto 2007, su quella terribile vicenda l’attenzione non si è mai attenuata. Anzi, da diverse settimane, ogni giorno, a tutte le ore, su qualunque canale televisivo pubblico e privato non si parla d’altro: chi ha ucciso davvero la povera Chiara Poggi? In un crescendo parossistico di anticipazioni, esclusive, scoop (veri o presunti) che in tutta sincerità hanno decisamente stancato. E’ ora di dire basta, è ora di lasciar operare la Procura della Repubblica di Pavia e gli investigatori, di lasciar perdere gli avvocati e i periti di parte che, proprio perché impegnati a tutelare gli interessi di qualcuno, esprimono sempre una verità parziale che non rispecchia la realtà oggettiva.

Chiara Poggi
Intanto, vanno posti alcuni punti fermi per inquadrare il cosiddetto “giallo di Garlasco” nel contesto adeguato: per l’omicidio di Chiara (26 anni, laureata in economia all’Università di Pavia e impiegata) è stato condannato in via definitiva il fidanzato della vittima Alberto Stasi, all’epoca 24 anni, che trovò il corpo della ragazza nella villetta in cui viveva con i genitori e che fu il primo ad allertare i soccorsi.

Alberto Stasi
Senza scendere nei particolari, vale la pena ricordare che Alberto Stasi venne assolto dall’accusa di omicidio con rito abbreviato, sia in primo grado (2009) che in secondo grado (2011) ma la Corte di cassazione, il 18 aprile 2013, annullò la sentenza di assoluzione ordinando esami del DNA sul capello trovato tra le mani della vittima (non noto durante il primo giudizio) e su residui di DNA sotto le unghie, repertati e mai analizzati. Al processo d’appello di rinvio il 17 dicembre 2014 Stasi viene ritenuto colpevole e condannato a ventiquattro anni di reclusione per omicidio volontario, pena ridotta a 16 anni grazie al rito abbreviato. Il 12 dicembre 2015, la Corte di cassazione conferma la sentenza-bis della Corte d’appello di Milano, condannando quindi in via definitiva l’imputato a 16 anni di reclusione. Nel 2020 la richiesta di revisione del processo è stata rigettata, esito confermato in cassazione nel 2021.

Andrea Sempio
Dalle controverse decisioni prese dai vari tribunali nel corso degli anni emerge un altro dato di fatto incontrovertibile: le prime indagini vennero svolte in modo assai discutibile. Per esempio, senza le necessarie attrezzature che di norma vengono utilizzate per evitare di inquinare la scena del delitto. Venne appurato addirittura che le molte persone incaricate dei rilievi sulla scena del crimine non avevano adottato misure volte a non inquinare le prove come guanti e il gatto stesso della ragazza fu lasciato libero di muoversi per la casa per tutto il tempo, inquinando di fatto la sena del crimine. E proprio su questi controversi aspetti si scatenano le battaglie fra periti.
Il fatto nuovo è che, le tracce di Dna trovato sotto le unghie della vittima hanno permesso di inviduare Andrea Sempio (amico di Marco, fratello minore di Chiara), una persona che frequentava abitualmente la villetta di Garlasco dove abitava la famiglia Poggi. Pertanto le indagini di queste settimane devono stabilire se e come Sempio abbia avuto un ruolo nell’omicidio della giovane. Le ipotesi degli inquirenti dovranno comunque essere valutate dal gip e poi da una Corte. Siamo insomma nel campo delle congetture e delle ipotesi tutte da verificare.

La stanza della villetta di famiglia dove fu ritrovato il corpo di Chiara
Il doveroso riserbo degli inquirenti si scontra però con la caccia parossistica e quotidiana alla (presunta) notizia che permetta di avere certezze che in verità allo stato attuale non esitono. Un tourbillon nel quale è davvero complicato orientarsi. Come mai i media si sono tuffati con tanto fragore sulle vicenda e sui suoi ultimi sviluppi? Intanto, conviene ricordare che tanti anni fa (quando chi scrive cominciò l’attività giornalistica) si diceva che i giornali vendevano se si trattavano gli argomenti delle “3 S”: sesso, soldi e sangue. E’ evidente che nel 2025 quelle “regole” non sono mutate. Anzi.
Ma è altrettanto evidente che giornalisti e operatori dell’informazione hanno il dovere di trattare certe vicende con il rispetto che si deve ad una ragazza barbaramente trucidata e alla sua famiglia che vive ancora oggi un dolore infinito. L’appello dei genitori di Chiara ad evitare strumentalizzazioni di qualunque genere è rimasto inascoltato: ogni giorno ce n’è una nuova, o presunta tale. Il sottoscritto di fronte a questo parossismo ha preso una decisione drastica: si cambia canale. mmesso che sia possibile trovarne uno che non tratti siffatto argomento.

Chiara e Alberto
Ma va anche detto, non certo per assolvere la categoria, che il marketing delle notizie annusa gli argomenti che tirano e ci si tuffa dentro con ogni mezzo. E quello del delitto di Garlasco è tema che evidentemente tira e fa tanta audience, che è poi lo stesso metro delle vendite di qualche decennio fa quando non esisteva Internet e quando l’informazione era appannaggio pressoché esclusivo dei Tg della Rai.
In ogni caso, ci vuole il massimo rispetto; bisogna muoversi con tatto evitando esagerazioni e sensazionalismi. Comportamenti che, in questi giorni, sono decisamente mancati.
Buona domenica.
Nell’immagine di copertina, da sinistra, i protagonisti del delitto di Garlasco: Andrea Sempio, Chiara Poggi e Alberto Stasi
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