D’ora in poi in Italia anche le persone singole potranno adottare bambini dall’estero. Lo ha deciso la Corte costituzionale, che, con la sentenza numero 33, ha dichiarato incostituzionale l’articolo 29-bis, comma 1, della legge numero 184 del 1983, nella parte in cui non include tali cittadini fra coloro che possono adottare un minore straniero residente all’estero. In pratica, i single possono accedere all’adozione internazionale di bambini stranieri in stato di abbandono.
Da anni Raffaella Brogi, 54 anni, single, magistrato, si batte per avere in adozione un bimbo straniero e non si è arresa neanche dopo il primo stop della Corte costituzionale. Così, per la seconda volta in pochi anni, il caso dell’aspirante mamma single fiorentina è finito sotto la lente dei giudici costituzionali che ora le hanno dato ragione. È stato il Tribunale per i minorenni di Firenze, nel luglio scorso, a sollevare nuovamente davanti alla Consulta la questione delle adozioni internazionali da parte di persone single. E la Consulta ha dichiarato illegittima la norma che non li includeva fra coloro che possono adottare un minore straniero residente all’estero.
La questione era stata già proposta, sempre su iniziativa della stessa dottoressa Brogi, dal tribunale per i minori di Firenze nel 2019 ma due anni più tardi era stata ritenuta inammissibile dalla Consulta. Ma l’avvocato che nel frattempo era subentrato al precedente difensore ha sollevato una nuova questione di legittimità costituzionale di fronte allo stesso giudice e nel medesimo procedimento. Il Tribunale per i minorenni di Firenze ha così deciso la scorsa estate di sottoporre alla Corte le nuove questioni di legittimità e ora è arrivata la pronuncia.
“È un passo avanti di civiltà in assoluto e bisogna dare atto alla sensibilità della Consulta”, commenta l’avvocato Romano Vaccarella che assiste la professionista fiorentina e aggiunge: “La questione non è chiusa qui perché spero che si possa fare qualche ulteriore passo avanti”. “La mia battaglia sarà vinta quando porterò mio figlio a casa – sottolinea Raffaella Brogi -. Io sono contentissima. Ma il mio primo pensiero va a chi sta aspettando un genitore che gli voglia bene. La promessa che mi faccio ogni giorno è di essere la mamma di uno di quei bambini e non l’ho ancora potuta mantenere. La mia battaglia sarà davvero vinta quando riuscirò a portare mia figlio o mia figlia a casa”. “L’adozione – conclude – è la mia scelta. Ho preso in considerazione la fecondazione assistita, ma sento che c’è un bambino o una bambina che mi sta aspettando. E che se avessi scelto un altro percorso avrei abbandonato due volte mio figlio e mia figlia”.
Con questa decisione, le persone single potranno accedere alle stesse procedure adottive previste per le coppie sposate, che finora erano le uniche a poter presentare richiesta di adozione internazionale, a condizione di essere sposate da almeno tre anni. Una volta ottenuta l’idoneità all’adozione, sarà il Paese estero a valutare se esiste un bambino compatibile per l’adozione da parte di quell’aspirante genitore, come avviene anche per le coppie di aspiranti genitori sposati.
L’interesse a divenire genitori, pur non attribuendo una pretesa a adottare, rientra nella libertà di autodeterminazione della persona e va tenuto in considerazione, insieme ai molteplici e primari interessi del minore, nel giudizio sulla non irragionevolezza e non sproporzione delle scelte operate dal legislatore. La Corte ha, dunque, rilevato che le persone single sono idonee ad assicurare al minore in stato di abbandono un ambiente stabile e armonioso. Tuttavia, spetta poi al giudice valutare concretamente l’idoneità affettiva dell’aspirante genitore e la sua capacità di educare, istruire e mantenere il minore, considerando anche la sua rete famigliare.
La ratio dell’apertura è anche quella di allontanare il pericolo che l’esclusione dal ruolo di possibili adottanti si tramuti in una barriera capace di ostacolare lo stesso diritto del minore a essere accolto in un ambiente stabile e armonioso. Un rischio riconducibile anche alla restrizione della platea dei potenziali adottanti. I numeri parlano chiaro: da quasi settemila domande nel 2007 si è passati a una stima di circa cinquecento domande per il 2024. Un crollo dovuto a due ordini di fattori: una burocrazia spesso complessa e farraginosa e costi sempre molto elevati. Si calcola che per una adozione internazionale siano necessari dai 30 ai 50mila euro, cifre evidentemente non sempre alla portata sia delle coppie che dei single.
La Consulta sgombra anche il campo dai dubbi su una discriminazione che l’apertura all’adozione internazionale potrebbe creare, lasciando inalterato il divieto per le famiglie monoparentali all’adozione interna. Secondo il presidente emerito della Corte costituzionale Cesare Mirabelli, infatti, la sentenza è destinata ad avere applicazioni anche per i bimbi nati in Italia e in condizione di abbandono.
In parole povere, cade l’obiezione da più parti sostenuta che solo una famiglia tradizionale (mamma e papà) è in grado di assicurare crescita armoniosa e vita felice. I fatti dicono invece che anche un solo genitore (o – perché no – una coppia composta da due papà o due mamme) è sicuramente capace di garantire serenità e migliori condizioni di vita a bimbi abbandonati e costretti a vivere situazioni di disagio economico e sociale. In Italia e all’estero.
Buona domenica.
Lascia un commento