PONZANO ROMANO (Roma) – Il trionfo delle aspettative, la magia degli oggetti, i profumi, le luci, lo sfarzo degli addobbi, i desideri. Per noi il Natale ha rappresentato tutto questo ma sotto sotto, anche per quelli che non lo ammettono, esso è il momento delle illusioni tradite, del fallimento dei rapporti, del disagio nel “dover” stare bene con gli altri, della solitudine che si rivela proprio in “quei” giorni.
E così a Ponzano Romano AmenCutti (un marchio, più che un nome d’arte, per l’artista Alessandro Consiglio), dall’anno scorso ha inaugurato il Museo di Natale (aperto da ottobre al 7 gennaio), dove ha ricreato, dando fondo ad una collezione raccolta soprattutto in Germania, l’atmosfera natalizia che lui stesso racconta di non aver mai potuto vivere. L’adulto che si crea un ambiente dove poter effettuare la catarsi dei propri traumi infantili o l’artista che con una intelligente installazione critica l’evento più atteso dell’anno sottolineandone gli aspetti effimeri? Il percorso, che si snoda nel borgo attraverso l’albero dei buoni propositi, l’ufficio e il soggiorno di Babbo Natale, l’arco dei desideri e poi nelle sale del vero e proprio museo (del presepe, dei carillon, delle fiabe, del circo), rivela di ogni visitatore quale sia il suo rapporto con la festa più dolce-amara dell’anno.
AmenCutti attende tutti all’uscita per osservare la reazione. L’artista dice di voler parlare poco di sé ma poi gli piace raccontare di quando, bambino, vedeva il Natale degli altri sempre come qualcosa di irraggiungibile perché nella sua famiglia l’albero non era mai così bello e l’atmosfera, nonchè la tavola imbandita, erano sempre sottotono rispetto ai suoi sogni. E così da grande ha voluto ripagarsi dell’incanto mai vissuto e di tutto ciò che nella sua fantasia aveva immaginato offrendo ai visitatori una full immersion nel Natale che nelle attese e nei sogni ci ha sempre commosso ed emozionato anche se, scintillante e magico come quello di Ponzano Romano, nessuno lo ha mai vissuto.
La sintesi di tutto il discorso è un po’ come il sabato del villaggio di Leopardi: che la vera festa sta nell’attesa perché dopo il sabato, è la domenica il giorno della verità. Catarsi personale? Finzione artistica? Forse l’una, oppure l’altra, oppure entrambe ma l’effetto è strabiliante. Fatto sta che ogni visitatore esce dal percorso con disposizione d’animo diversa: stordito, commosso, sorpreso, ma vale per tutti il fatto che non si esce mai come quando si è entrati.
La ricchezza degli oggetti esposti è straordinaria (ce ne sono migliaia e molti di più sono conservati nei depositi), ma la loro preziosità innegabilmente ostentata è sottesa all’ideologia di tutta questa mega installazione. Il Museo di AmenCutti non è il posto dove i sogni diventano realtà ma dove, al contrario, egli dimostra in modo tenerissimo come essi rimangano irrimediabilmente tali. L’esposizione, geniale, è un percorso di consapevolezza nella natura effimera del Natale, del suo valore meramente consumistico di trionfo della vanità (nella sua doppia accezione di compiacimento di sé ma anche di inutilità).
Il museo di Ponzano non è una semplice esposizione di pezzi preziosi ma un discorso sul Natale, sull’infondatezza di una attesa che si ripete da sempre rinnovando la frustrazione della piccola fiammiferaia che muore pensando di scaldarsi guardando le tavole imbandite dei ricchi dal gelo della strada. AmenCutti è riuscito, con questa opera straordinaria, a raccontare il Natale più vero, con la sua bellezza e le sue contraddizioni, con la sua lontananza estrema dall’evento che lo ha originato: la nascita di un bambino povero.
Gloria Zarletti
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