ROMA – Alcina e Morgana, fate  in amore. Ad esaltare le loro bravure sentimentali ci ha pensato Georg Friedrich Händel con l’opera in tre atti “Alcina” del 1735, en première al Covent Garden di Londra: ed ora al Teatro dell’Opera di Roma dal 18 al 26 marzo. Ripresa da “L’isola di Alcina” di Antonio Fanzaglia, ma con libretto anonimo, la musica di quest’opera si avvale della bravura di Händel, ed è stata magistralmente esaltata nella direzione dello specialista in ambito barocco Rinaldo Alessandrini.

Il direttore d’orchestra Rinaldo Alessandrini

Ma la drammaturgia è semplificata, svolgendosi in gran parte nell’ambito di un geometrico e tuttavia cupo bosco, teatro degli sfoghi e delle schermaglie amorose dei protagonisti, nel rispetto mantenutovi dalla lodevole regìa di Pierre Audi. Alla quale si attenevano i bellissimi costumi settecenteschi di Patrick Kinmonth: per cui si deve felicemente ammettere che un pensiero comune, privo di non gradite estroversioni, abbia animato tutto lo staff di quest’opera, mantenendovi lo spirito settecentesco, di cui era indubbia e primaria portatrice la musica.

Il soprano Mariangela Sicilia

Bellissima la voce della protagonista Alcina, soprano Mariangela Sicilia, come quella di Tamar Ugrekhelidze, alternato con Carlo Vistoli nel ruolo del paladino Ruggero, quella della fata Morgana Mary Bevan, fino al basso Francesco Salvadori impersonante il consigliere Melisso. Raro imbattersi in un allestimento come questo, dell’Opera di Roma insieme con la Nationale Opera Amsterdam, attenutosi ai puri criteri della creazione artistica, senza pregiudizio di perdere alcunché delle propria identità.

Paola Pariset

Nell’immagine di copertina, una scena di “Alcina” (foto Fabrizio Sansoni)