//Le 10 invenzioni romane che cambiarono la storia

Le 10 invenzioni romane che cambiarono la storia

di | 2022-05-29T06:58:28+02:00 29-5-2022 6:51|Alboscuole|0 Commenti
di Lapo Ruggero Holmes, Classe 1^ B. –  Cari lettori e lettrici, in questo articolo parlerò delle invenzioni romane più rivoluzionarie della storia. Iniziando dalle baliste a ripetizione usate in battaglia al ponte costruito in due giorni di Cesare, così via via procederò ad analizzare accuratamente le 10 invenzioni romane più rivoluzionari della storia.
  • Al 10° posto troviamo il ponte di Cesare. Vedete, a quei tempi costruire un ponte poteva richiedere anche degli anni, specialmente se di legno. Cesare però, riesce a fare qualcosa di impensabile. Dopo giorni di marcia, l’esercito di Cesare giunse di fronte al fiume Reno, al confine con la Germania antica. Cesare, al posto di ritirarsi, decise di costruire un ponte di legno per arrivare dall’altra parte dove risiedevano i barbari germanici. Questa decisione fu considerata assurda dalla maggior parte dei soldati, visto che i tempi medi di costruzione di un ponte di legno si aggiravano intorno ai dieci mesi. Ma Cesare procedette col suo piano. Prima di tutto, ordinò ai suoi uomini di andare a raccogliere più legna possibile. Poi cominciò la costruzione. In acqua vennero conficcati a mano diversi pali di legno, dopo di che venne steso un primo strato di lunghi rami. Una volta fatto questo, Cesare ordinò la costruzione immediata di un battipali, scoperti recente, che consentiva di conficcare i pali in acqua circa mezzo metro più giù nel terreno rispetto ai pali conficcati a mano. Grazie al battipali e alla forte volontà dell’esercito di attraversare il fiume, in poco meno di un pomeriggio il ponte era finito. I barbari, sorpresi ed intimoriti della velocità con cui i romani avevano costruito il ponte, scapparono via. Cesare vinse così una battaglia senza perdere neanche un uomo.
  • Al 9° posto c’é la balista a ripetizione. La balista era già un’arma piuttosto temibile in quanto poteva sparare dardi enormi come fossero frecce, devastando le linee nemiche. Ovviamente i romani trovarono un modo di rendere una macchina da guerra come la balista ancora più potente. Secondo delle ricostruzioni una balista comune può sparare circa una volta al minuto. La balista a ripetizione poteva sparare una volta ogni dieci secondi! Con delle baliste a ripetizione disposte correttamente si poteva ottenere una piccola pioggia di dardi lunghi un metro e spessi due centimetri sul nemico. Funzionava così: sopra la balista si trova un caricatore pieno di dardi. Quando un proiettile viene sparato attiva un meccanismo che rilascia un altro dardo nella balista. Dopo di che il soldato gira la manovella collegata ad una catena che carica la balista. Il soldato rilascia poi la manovella ripetendo il ciclo. Questo permetteva ai romani di sbarazzarsi di grandi masse di nemici.
  • All’8° posto si trova la gru (ovviamente parlo della gru da costruzione, non dell’uccello!). Probabilmente, osservando le prossime invenzioni di cui parlerò vi chiederete come sia stato possibile per dei normali umani sollevare migliaia di mattoni di pietra. La risposta è: non lo fecero. Con la crescita della civiltà romana gli edifici grandi e i palazzi erano sempre più usati dal popolo e ciò risultò nell’immediato bisogno di una macchina capace di sollevare grandi pesi come mattoni e pietre levigate. I romani inventarono così la prima gru della storia. Funzionava così: Una ruota girevole era azionata da quattro schiavi. La ruota azionava una grande catena che attraverso una serie di ingranaggi moltiplica la potenza degli schiavi fino a renderla circa 10 volte superiore. Una gru sollevava poi un mattone e lo metteva al suo posto. È così che i romani costruirono il Colosseo e molto altro.
  • Al 7° posto abbiamo la grande cisterna di Costantinopoli. Vedete, durante un assedio, la cosa più importante da avere è una riserva di acqua pulita perché senza acqua, la città è perduta. L’acqua, oltre che a bere serve a molte altre cose. Costantinopoli aveva pensato a quest’evenienza e sotto la città aveva nascosto un’intera “cattedrale sotterranea” piena d’acqua. La cisterna gigante era così ben nascosta che per molto tempo è rimasta sconosciuta anche a noi, è infatti stata scoperta soltanto poco tempo fa. Nella cisterna si potevano conservare fino a 20.000 litri d’acqua ed era accessibile da una botola presente sotto ogni casa. Questa cisterna era enorme, con più di trenta colonne di pietra rette da piedistalli. Uno in particolare raffigura una Gorgone (nella mitologia greca è una specie di Medusa, la donna-serpente che pietrifica tutti coloro che la guardano) capovolta che urla. Si sostiene che questo piedistallo risalga a molti anni prima e che sia stato trasportato li per mare dalla Grecia. La cisterna di Costantinopoli non è solo una cisterna, è anche una mastodontica e raffinatissima opera d’arte.
  • Al 6° posto si colloca il calcestruzzo. Questa invenzione è a dir poco particolare. Quando si pensa al calcestruzzo ci viene in mente un’invenzione recente, il classico calcestruzzo rinforzato con le sbarre di metallo. E invece, esso risale a molto tempo fa. Non si sa esattamente come ci siano riusciti, ma i romani inventarono il calcestruzzo. Ma la cosa più sorprendente deve ancora arrivare. I romani avevano inventato una formula chimica che faceva in modo che  il calcestruzzo si rafforzasse nel tempo. Ad esempio, la grandissima cupola del Pantheon è fatta di calcestruzzo. E  grazie alla tecnologia inventata dai romani la cupola  e più solida oggi di allora. Questo consentì ai romani di realizzare costruzioni forti e resistenti. Naturalmente, essendo loro dei geni assoluti, hanno anche trovato il modo di costruire sott’acqua col calcestruzzo che si rinforza nel tempo. È così che molte costruzioni romane furono realizzate.
  • Al 5° posto c’e l’equipaggiamento del legionario. Anche se questa potrebbe non sembrare una vera e propria invenzione, bensì un insieme di invenzioni, dietro all’equipaggiamento dei soldati romani si celano mesi di ricerca. Adesso esamineremo accuratamente i tre componenti principali dell’equipaggiamento romano. Prima di tutto osserviamo l’armatura: era una lorica segmentata, cioè composta da segmenti di metallo disposti a scaglie uniti da un laccio di pelle. La lorica segmentata permetteva al legionario di muoversi con agilità senza rinunciare alla difesa, cosa piuttosto difficile all’epoca. Inoltre la lorica segmentata rendeva alle frecce più difficile penetrare. Passiamo alla lancia. In specifico osserveremo il pilum, una lancia lunga fatta per essere lanciata. Il pilum romano è il capolavoro dell’aerodinamica dell’epoca. Grazie al leggero corpo in legno, il pilum poteva viaggiare anche per lunghe distanze. La punta era collegata al manico grazie ad un sottile tubicino di ferro; questo faceva in modo che una volta colpito il bersaglio la punta si deformasse, rendendo la lancia inutile per il nemico. Questo piccolo trucchetto è molto intelligente visto che spesso i nemici usavano le lance tirate dall’avversario. Il pilum poteva inoltre facilmente perforare uno scudo in legno e cuoio. L’ultima trovata geniale dell’equipaggiamento romano è il gladio (la spada). Questo oggetto potrebbe sembrare un’arma comune, facile da realizzare, invece il gladio romano era stato specificamente progettato contro i nemici di Roma e aveva richiesto sicuramente molte ore di studio (ricordate che i romani volevano dotare i propri soldati del miglior equipaggiamento possibile). Il forte e duraturo manico era fatto di osso o legno scuro, materiali molto resistenti a forti  pressioni. La lama era fatta in un modo che facilitava l’estrazione della spada dal fodero, inoltre aveva una punta molto affilata per perforare più facilmente le armature mentre la lama era sottile in modo da permettere al legionario di tagliare attraverso superfici morbide come la carne umana. Questo equipaggiamento potrebbe quasi essere definito “leggendario” per la sua incredibile efficacia.
  • Al 4° posto abbiamo il trapano a volano. Questa semplice invenzione consentiva agli operai ed ai muratori di creare facilmente dei buchi nel legno o in una pietra porosa come la pietra pomice. Lo strumento era composto da un’asticella di legno con una punta ad una estremità e un piccolo cerchietto di pietra posizionato pochi centimetri sopra di essa. Alla punta era connesso un gancio che, grazie a due corde  e un piccolo pezzo di legno messo sopra il cerchietto in pietra, girava. Così facendo si otteneva un trapano completamente funzionante.
  • Al 3° posto mettiamo il leggendario vetro flessibile.  Ora, capisco che non abbiamo traccia fisica di questo materiale e che per adesso esiste solo nei racconti di Plinio il Vecchio e di Petronio, però ho pensato che bisognava almeno menzionare questa leggenda. Secondo i testi scritti da Plinio il Vecchio, un’artigiano nell’antica Roma aveva scoperto la formula per creare un vetro non solo estremamente flessibile, ma anche indistruttibile! L’imperatore Tiberio, sempre secondo Plinio il Vecchio, una volta venuto a conoscenza di questo fatto ebbe paura che un materiale così prezioso potesse rimpiazzare l’argento e l’oro, così decise di uccidere l’artigiano. La storia scritta da Petronio è ancora più drammatica: dice che Tiberio cacciò l’artigiano e poi lo uccise mentre scappava. Mi dispiace che non si abbiano prove certe dell’esistenza di questo leggendario materiale ma forse un giorno qualcuno riscoprirà la formula del “vetro flessibile”.
  • Al 2° posto ci sono le strade! Le strade sono una delle invenzioni romane più importanti della storia, basti pensare che tutt’oggi la maggior parte di esse sono ancora usate. Roma capì presto che per poter spostare l’esercito attraverso l’impero e per far spostare i cittadini sarebbero servite delle strade. E che strade che fecero! Ora parlerò di tutte le particolarità e comodità che queste strade offrivano. Innanzitutto, queste strade non sono semplicemente una manciata di rocce incollate sul terreno. Prima viene scavata una buca di circa 2 metri e lunga quanto tutta la strada. Dopo veniva inserito uno strato di grandi pietre grigie per sostenere la strada. Il secondo strato era composto da mattoni messi in disordine ed il terzo da un miscuglio di argilla e sabbia. L’ultimo era fatto di pietre. Oltretutto la strada era a schiena d’asino, ciò permetteva all’acqua di accumularsi ai lati. C’era anche una pietra ogni miglio per indicare la distanza da Roma. Queste sono le strade romane.
  • Al 1° posto troviamorullo di tamburil’acquedotto! Per quanto una civiltà possa diventare tecnologica e avanzata, la risorsa di base rimane sempre la stessa: l’acqua. E naturalmente i romani non erano esclusi. Il Tevere, la fonte primaria di acqua dolce di Roma, non bastava più perché la città si stava espandendo e di conseguenza aveva sempre più abitanti. I romani, che da sempre hanno spinto l’essere umano oltre ogni limite immaginabile, anche questa volta si supereranno. Gli acquedotti romani sono infatti delle costruzioni mastodontiche e super tecnologiche. Ora vediamo nel dettaglio come funzionano. Gli acquedotti romani cominciano nel cuore delle Alpi. Grazie a delle precise misure che garantiscono una discesa quasi impercettibile, l’acqua viaggia per molti chilometri senza mai fermarsi. Quando si presentava una salita l’acqua veniva messa in discesa e poi in salita. Questo meccanismo, visto così, non ha molto senso. Il segreto stava nel fatto che la fine della salita era più in basso dell’inizio della discesa. Questo faceva sì che la forza della discesa bastasse a spingere l’acqua in salita. Quindi bastava ripetere il meccanismo nel corpo dell’acquedotto un decina di volte e l’acqua poteva “scavalcare” una montagna. Una volta arrivata alla città in cui si dirigeva l’acquedotto, l’acqua veniva depositata in grandi cisterne di legno che garantivano la purità del liquido. Ciò che è veramente fantastico è che l’acqua puliva da sola l’acquedotto, risultando in un sistema infinito di pulizia che manteneva puliti sia l’acquedotto sia l’acqua.  Grazie per aver letto l’articolo.