//LAURA EPHRIKIAN, AUTRICE DEL ROMANZO “UNA FAMIGLIA ARMENA”

LAURA EPHRIKIAN, AUTRICE DEL ROMANZO “UNA FAMIGLIA ARMENA”

di | 2022-11-19T19:22:33+01:00 19-11-2022 14:30|Alboscuole|0 Commenti
MARINA GALLUCCI – Laura Ephrikian (in arte Efrikian), annunciatrice televisiva, attrice e scrittrice italiana, nata a Treviso il 14 giugno 1940, è figlia di un famoso musicista di origine armena, Angelo Ephrikian, violinista, compositore e direttore d’orchestra. Sin da giovane ha amato il mondo dello spettacolo e per questo motivo decise di studiare recitazione al “Piccolo Teatro” di Milano. La sua carriera inizia in Rai, come annunciatrice; all’epoca era giovanissima e in poco tempo vide aprirsi per lei le porte della televisione. Nel 1961 Laura condusse “Canzonissima”, mentre l’anno seguente affiancò Renato Tagliani e Vicky Ludovisi al “Festival di Sanremo”; inoltre si affermò come attrice teatrale e cinematografica. Dopo la fine degli anni ’60, Laura si allontanò dalle scene e vi fece ritorno sporadicamente negli anni ’90 e 2000; solo di recente è apparsa in televisione in alcune occasioni, rilasciando qualche intervista e confidandosi a cuore aperto, ma prima, data la sua riservatezza, avevamo su di lei davvero poche informazioni. Per la maggior parte delle persone il personaggio di Laura Efrikian è inevitabilmente legato a quello di un’altra star italiana: Gianni Morandi. I due si conobbero da ragazzi e nel 1966 convolarono a nozze. Sin da subito, purtroppo, la loro storia fu segnata da un dramma: nel 1967 Laura partorì la primogenita Serena, che morì poche ore dopo aver visto la luce; un evento tragico, che scosse dalle fondamenta la sua relazione con Gianni, soprattutto considerando che erano ancora molto giovani. In seguito ebbero altri due figli: Marianna (1969) e Marco (1974), che avranno poi famiglie numerose e renderanno Laura una nonna felicissima. Nel 1979 Laura e Gianni divorziarono. Da quel momento, dunque, di Laura Efrikian abbiamo saputo molto poco. Scomparsa anche dalle scene, ella si è ritirata a vita privata dedicandosi ai figli e ai nipoti, oltre che alle sue più grandi passioni. Ha cercato di reinventarsi come rappresentante di abiti e poi come doppiatrice, per poi scoprire la sua vera strada: l’arredatrice d’interni. Tanti anni fa, facendo beneficenza in Africa, si è innamorata del Kenya e ha comprato una casa al confine con la Somalia; e proprio in queste splendide terre ha conosciuto il suo nuovo compagno, con il quale si frequenta dagli inizi del 2000. Oggi Laura si divide tra l’Italia e il Continente Nero, dove si occupa di un orfanotrofio ed è sempre in prima linea per combattere la povertà. È una grande amante della pittura, passione che porta avanti nel suo tempo libero e ha scritto anche un altro romanzo: “Come l’olmo e l’edera”. La storia narrata in “Una famiglia armena” è autobiografica; l’autrice conduce il lettore nella storia in punta di piedi, sommessamente raccontando il fluire degli eventi nella vita di una bambina nata a Treviso nel giugno del ’40, mentre nei cieli d’Europa si incrociavano le scie di aerei militari impegnati in disastrose operazioni belliche. E lei, di essere nata in una famiglia “sui generis” si era accorta già quando le avevano cominciato a chiedere conto dello strano cognome che portava. Il padre Angelo, che lei descrive «affascinante, intenso, sofferto»,  aveva un trisavolo console nel 1828, e Akop, il nonno paterno, figura emblematica per la famiglia Ephrikian, con baffi e occhi nerissimi era rimasto solo sin da giovane, in seguito ad uno dei tanti eccidi episodici perpetrati dai Turchi anche prima del noto genocidio del 1915. «Ben prima del 1915 gli Armeni – spiega Laura Ephrikian – avevano posti di grandissimo impegno in quasi tutti i settori economici della Turchia, basti pensare che 16 delle 18 banche più importanti dell’Impero ottomano erano armene». L’unico legame con gli Armeni da bambina era questo strano nonno che non parlava bene l’italiano e che la chiamava col nome armeno Gaianè: «Con quel nome gentile mi faceva entrare nel suo mondo segreto, che più tardi avrei tanto amato e che mi avrebbe fatto sentire, in buona parte, armena».