//La mia intervista a Eraldo Pecci

La mia intervista a Eraldo Pecci

di | 2021-08-04T10:02:57+02:00 3-8-2021 16:21|Alboscuole|0 Commenti
di Michelangelo Suma, Classe 3^ AE. –  Buongiorno a tutti gli amanti del calcio italiano eccomi con un nuovo articolo nel quale vi presento la mia recente intervista che segue quella precedente di qualche giorno fa. Il 12 luglio 2021 a Misano Adriatico ho avuto il piacere di incontrare un ex calciatore molto famoso, il quale ha militato nel Torino, nella Fiorentina, nel Napoli e nel Bologna. Sto parlando dell’ex centrocampista Eraldo Pecci, originario di San Giovanni in Marignano un paesino di diecimila anime in provincia di Rimini. Prima di iniziare con le domande inerenti alla sua carriera, è stato inevitabile chiedergli: “Cosa ne pensa della vittoria dell’Italia all’Europeo?” – Risposta – “Come ben sai quest’evento è capitato una sola volta nella storia, ovvero nel 1968 ed io ho assistito a questo evento. – Affrontammo la Jugoslavia, la quale veniva considerata come il Brasile d’Europa. – Oltre a Dzajic, c’erano tantissimi altri campioni, ma l’Italia riuscì a vincere nel doppio confronto” – Dopo qualche secondo di riflessione ha aggiunto – “Penso che nella Nazionale di quest’anno si sia vista la voglia di vincere da gruppo in cui lo spirito di squadra si è unito alle qualità individuali” – Ecco qualche informazione biografica dell’ex calciatore, editorialista, scrittore e commentatore televisivo. Come ben sapete Pecci iniziò la sua carriera nelle giovanili del Superga 63 di Cattolica e successivamente passò al Bologna dove il suo allenatore fu Bruno Pesaola – In relazione a ciò gli ho fatto la domanda: “Cosa si ricorda di Pesaola?” – Risposta – “Pesaola era una bellissima persona che mi ha aiutato tantissimo a maturare e a crescere – Quando ti criticava non lo faceva per offenderti, ma lo faceva per farti maturare – Ricordo che ci fu una partita tra Bologna e Cesena e in quell’occasione in conferenza feci lo sbruffone, sbeffeggiando la squadra avversaria. Durante la partita stavo per battere un calcio d’angolo e stavamo perdendo 2 a 0. Pesaola allora mi fece uscire sostituendomi e mi fece fare il giro del campo sotto i fischi dei tifosi avversari per farmi capire che avevo sbagliato. Così da allora imparai la lezione – É una persona per la quale vale sempre la pena spendere parole e che rimarrà sempre nella mia mente”. Dopo i due anni anni trascorsi nel Bologna nel 1975 Pecci si trasferì al Torino dove rimase fino alla stagione 1980-81 e riguardo a quell’esperienza ci sono parecchie curiosità, infatti la prima domanda inerente a questo suo vissuto che gli ho posto è stata: “Quali differenze ha trovato fra Pesaola e il suo nuovo allenatore Gigi Radice?” – Risposta – “Radice era più un sergente di ferro, con uno stile tipico alemanno. – Anche riguardo alla tattica era molto diverso da Pesaola.  – Lui voleva rivoluzionare il calcio italiano, importando dall’estero il pressing a tutto campo, che ai tempi dell’Italia del catenaccio era una novità assoluta. – Aveva quindi delle sue idee riguardo alla tattica, che andavano rispettate, ma comunque è sempre rimasto vicino alla squadra anche nei momenti di difficoltà” – In quella prima stagione il Toro vinse il suo primo scudetto all’ultima giornata pareggiando con il Cesena, tutti festeggiarono, tranne Radice, il quale si fece scappare in diretta televisiva qualche parola di troppo.  A tal proposito gli ho chiesto: “Per quale motivo Radice era così arrabbiato, nonostante la vittoria dello scudetto?” – Risposta – ”In quel momento Radice ancora non sapeva di aver vinto lo scudetto e voleva raggiungere il record di 15 partite su 15 vinte in casa – Appena gli è stata riferita la vittoria dello scudetto, si è calmato e successivamente ha festeggiato con noi”  Sulla vittoria di quello scudetto, Pecci scrisse assieme a Gianni Mura un libro intitolato “Il Toro non può perdere”.  A questo punto la domanda che gli ho fatto è stata proprio inerente a tale argomento: ‘’Per quale motivo ha scritto questo libro?’’ – Risposta – ’’Ho scritto questo libro per ricordare non solo i giocatori, ma anche la società, lo staff tecnico-dirigenziale, i massaggiatori e i magazzinieri – Tutti in quella squadra erano importanti ed eravamo un gruppo unito – Molto spesso i giornalisti di oggi parlano solo di statistiche, ma non parlano mai del resto – Quando si parla di quel Torino, si parla solo di alcuni giocatori, come Graziani e Pulici, che erano due formidabili attaccanti, ma nella nostra squadra c’era un meccanismo di gioco preciso, che coinvolgeva tutti, non solo loro due! – Ho scritto questo libro per ricordare tutte le componenti di quel Torino”.  Successivamente gli ho domandato : ”Visto che eravate un gruppo unito, fra di voi vi sentite ancora?” – Risposta – “Certamente, anzi devo dire che proprio in questi giorni ho incontrato Salvadori”. Continuando la biografia della sua carriera Eraldo Pecci venne convocato spesso in Nazionale, con la quale ha partecipato ai Mondiali del 1978. La prima convocazione avvenne il 27 settembre del 1975. Per tale esperienza gli ho domandato: ‘’Come ha vissuto i momenti con la Nazionale e ci può raccontare la sua esperienza?’’ – Risposta – “Le statistiche dicono che io abbia giocato poco, ma è falso –  Io ho fatto tutte le trafile giovanili, dall’Under 21 a quella militare – C’è stato un periodo in cui i centrocampisti si infortunavanoBearzot quindi mi convocava fisso, ma non mi faceva mai giocare, sia quando c’erano i titolari, sia quando c’erano le riserveUn giorno parlai con Bearzot e gli chiesi di non convocarmi più, perché se doveva convocarmi per farmi stare in panchina, era meglio convocare qualche giovaneDopo la grande stagione che ho fatto con la Fiorentina, Bearzot mi mise fra i pre-convocati per Spagna ’82, ma io gli dissi che la mia decisione in merito l’avevo già presaNonostante tutto, con Bearzot ebbi un ottimo rapporto anche dopo la mia carriera da calciatore, poiché lui è stato una grandissima persona” – Dopo gli ho chiesto: ‘’Quale è stato il giocatore più forte con il quale ha giocato?” – Risposta – “Sicuramente Maradona, il quale oltre ad essere un grande campione, era un bravissimo ragazzo” – La penultima domanda che gli ho fatto è stata: “So che nel suo libro racconta spesso della lettura. L’ha aiutata?” – Risposta – “La lettura mi ha aiutato molto ed è stata molto importante. Pochi purtroppo in ritiro leggevano un libro. – Anche durante il mio tempo libero leggo spesso, però adesso con questo caldo leggo un po’ di menoSo che adesso molti giovani leggono tramite tablet e computer, però il gesto di sfogliare un libro e la lettura materiale è tutta un’altra cosa. –  A conclusione dell’intervista gli ho chiesto: “Prima di intervistarla, ho intervistato anche Ivano Bonetti, il quale ha giocato nel Bologna assieme a lei. Qual è il suo ricordo?” – RispostaCerto che mi ricordo di lui. Era un ragazzo simpatico, ma mi raccomando, non metterci mai assieme, se no succede qualcosa di strano!” – Dopo l’ultima risposta divertente, ho salutato Pecci e l’ho ringraziato per il tempo concesso e passato assieme a me. Ora spero molto in un’altra intervista con un altro grande giocatore, poiché  come dice il proverbio: non c’è due senza tre!.