//La libertà delle donne negli Anni ’60

La libertà delle donne negli Anni ’60

di | 2021-07-18T07:45:53+02:00 18-7-2021 7:45|Alboscuole|0 Commenti
di Eva Baker e Maria Tea Santagiustina, Classe 3^A. –  Care lettrici e cari lettori tutti, dopo l’articolo sulla donna negli anni ’20 e quello relativo agli anni ’30 e ’40, ecco il terzo articolo della nostra Rubrica che evidenzia come il ruolo dell’universo femminile, durante tutto l’arco del Novecento, abbia compiuto un lungo e arduo cammino verso la conquista delle libertà e dei propri diritti. Tale percorso si è attuato  attraverso diverse fasi, prima con dure lotte per farsi ascoltare per poi raggiungere il riconoscimento giuridico dei diritti. La donna così ha dovuto dimostrare di avere dei valori individuali per affermare non soltanto il pieno rispetto della propria identità, ma anche per superare realmente il divario che c’era con la parte maschile, onde raggiungere pienamente la conquista della parità di genere. In quest’articolo, che abbiamo deciso di scrivere dopo le nostre ricerche, lo sguardo è volto su tutto quel continuo processo di impegno che è stato messo in atto negli anni ’60, non soltanto in Italia, per portare a conoscenza a molte giovani ragazze, del nostro tempo, ciò che le donne allora hanno vissuto nella speranza di realizzare quei necessari cambiamenti per arrivare ad una società in cui ci fosse un reale equilibrio tra uomini e donne. Questo processo è stato attuato con forza per evitare che la donna venisse messa da parte relegandola in un ruolo di secondo piano. Uno di questi grandi cambiamenti è stata sicuramente la possibilità per le donne di trovare un posto di lavoro sicuro, in modo tale da poter aiutare economicamente la propria famiglia. Il primo vero passo, però, verso un’evoluzione sociale di una nuova visione della donna, fu la scelta di alcune di loro di non lasciare il lavoro dopo il matrimonio. Gli uomini che erano i proprietari delle industrie o delle fabbriche, infatti dicevano che le donne non avrebbero mai riversato nei luoghi di lavoro lo stesso impegno che invece gli uomini avevano sempre fatto. Ciò poteva anche corrispondere alla realtà, anche se in parte, perché alcune giovani lavoratrici non si sentivano pronte a continuare a lavorare dopo che si erano formate una famiglia. C’è anche da dire che la maggior parte di loro non rinunciò a combattere per questo ma lo fece anche per quelli che ormai, al giorno d’oggi, consideriamo dei diritti scontati, come l’istruzione superiore che in quei tempi era solo un grande privilegio maschile. Se a tutto questo si aggiunge che furono proprio le donne a fare i primi grandi scioperi per dimostrare che anche loro avevano una voce attraverso la quale potevano esprimere le loro volontà che  rappresentasse concretamente i loro desideri di sentirsi considerate al pari dell’uomo. Le proteste che le videro scendere nelle piazze avevano l’obiettivo di manifestare, appunto con tali contestazioni, di esternare la loro accanita determinazione che intendeva realmente  dichiarare che non si sarebbero per nulla arrestate finché il mondo non si sarebbe dimostrato un luogo in cui entrambi i sessi avrebbero potuto convivere pacificamente. Tali cambiamenti non si manifestarono solo sulla politica e nel campo sociale ma, gran parte di essi, avvennero nel settore della moda. Quando noi pensiamo ad un esempio di eleganza classica di quel tempo ci rifacciamo certamente ad Audrey Hepburn o a Grace Kelly, due donne che hanno, fin dai primi anni della loro carriera, dimostrato uno spiccato interesse verso i vestiti raffinati, divenendo delle paladine della moda. Ogni donna nel suo piccolo cominciò a sperimentare ciò che un semplice vestito può fare: utilizzavano i vestiti come un arma per combattere le ingiustizie a cui gli uomini facevano ricorso per tenerle sotto il loro controllo.