//Dante Alighieri: 700 anni dalla morte e non sentirli.

Dante Alighieri: 700 anni dalla morte e non sentirli.

di | 2021-04-09T20:27:52+02:00 9-4-2021 20:21|Alboscuole|0 Commenti
  Di Rebecca Bifulco- Il 25 marzo si è celebrata il Dantedì, la giornata nazionale dedicata a Dante, (Firenze 1265- Ravenna 1321), istituita nel 2020 dal Consiglio dei Ministri. Alighieri Durante, detto Dante, di Alighiero degli Alighieri, con il suo capolavoro, La Divina Commedia, ha  segnato la storia della letteratura italiana. Quest’anno è particolarmente significativo perché, oltre a  ricordare l’inizio del viaggio dantesco,  ricorre anche  il settimo centenario della morte del padre della lingua italiana. La Divina Commedia ha  il grande merito di trasmettere insegnamenti sempre validi, che superano il periodo storico in cui fu scritta per arrivare fino ai giorni nostri. E’ un’opera che parla del senso della vita, con storie di peccatori e uomini giusti: la storia dell’umanità. Per celebrare questa significativa giornata, noi alunni della classe II A, ci siamo soffermati su alcune espressioni del capolavoro del sommo poeta e dell’utilizzo quotidiano che ne facciamo, a volte senza nemmeno accorgercene, nonostante siano passati  ben 700 anni! “Nel mezzo del cammin di nostra vita” (Inferno, Canto I). Era la notte tra il giovedì e il venerdì santo della settimana di Pasqua e Dante si ritrova in una buia e intricata foresta di cui non riusciva a scorgere via d’uscita. OGGI: viene utilizzato per descrivere il senso di smarrimento di chi, arrivato alla metà di un percorso, riflette sulle proprie scelte e sul proprio futuro. “Fa tremar le vene e i polsi” ( Inferno,Canto I). Dante, nella selva oscura “selvaggia e aspra e forte” incontra una lupa, che lo terrorizza e chiede aiuto alla sua guida, Virgilio. OGGI:  è un’espressione diventata proverbiale e solitamente viene usata per indicare una paura o il timore legato ad un incarico impegnativo. “Non mi tange” (Inferno, Canto II). A parlare è Beatrice che così risponde  a Virgilio quando le chiede  di come possa stare nella “miseria”, nella sofferenza,  senza che essa non la tange. OGGI: espressione usata per esprimere indifferenza rispetto ad una situazione che non desta interesse. “Lasciate ogni speranza a voi ch’entrate” (Inferno, Canto III)  fa riferimento all’iscrizione posta sulla porta dell’Inferno. Dante è spaventato e perplesso sul significato della scritta, ma Virgilio lo invita a liberarsi da ogni   timore dicendo di non preoccuparsi, ma di prepararsi psicologicamente a vedere e ad affrontare le anime dei dannati. OGGI:  è un modo di dire usato in maniera scherzosa con riferimento a situazioni sgradevoli e ambienti ostili. “Non ragioniam di loro, ma guarda e passa” (Inf., Canto III). Girone degli ignavi: a causa della natura non degna di nota di tali peccatori, Virgilio suggerisce a Dante di non curarsi di loro, ma di continuare nel cammino. OGGI: è la citazione usata da chi vuole consigliare ad una persona offesa da pettegolezzi e commenti, di non dar peso al giudizio altrui. “Sanza infamia e sanza lodo” (Inferno,Canto III)  Sono sempre gli ignavi,  coloro che avevano vissuto la propria vita senza commettere gravi peccati, ma anche senza schierarsi dalla parte della fede. OGGI: un modo di dire usato per indicare qualcosa di mediocre che, pur non avendo difetti evidenti, non presenta però neanche particolari qualità. “Fatti non foste a viver come bruti” (Inferno, Canto XXVI). A parlare è Ulisse: Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza . Il condottiero incita con tali parole i suoi compagni a seguirlo nell’impresa di attraversare le colonne d’Ercole (stretto di Gibilterra), considerate allora come il confine del mondo, con lo scopo di conoscere e comprendere il senso della vita OGGI: è usata  come esortazione a vivere come uomini e non come animali, per seguire la conoscenza,  la vera ragione dell’esistenza umana. “Stanno freschi” (Inferno, Canto XXXII) Viene descritto  il lago di Cocito, in cui i peccatori sono immersi nel ghiaccio  (là dove i peccatori stanno freschi). OGGI:  è usato in modo ironico, per descrivere situazioni che si prevedono vadano a finire male. “E quindi uscimmo a riveder le stelle” (Inferno, Canto  XXXIV). E’  l’ultimo verso dell’Inferno. Dopo aver faticosamente attraversato l’Inferno, Dante e Virgilio si ritrovano in una grotta, al fondo della quale intravedono la luce, presagio di un nuovo cammino. OGGI: è l’auspicio, per tutti gli uomini , di riveder la luce delle stelle  illuminare  di nuovo la nostra vita, dopo l’incubo della pandemia.