PALERMO – Il 13 maggio a 89 anni è morto a Montevideo José Alberto Mujica Cordano, conosciuto come Pepe Mujica, presidente dell’Uruguay dal 2010 al 2015, uomo simbolo di una politica di servizio, prossima ai bisogni delle persone. Aveva detto tempo fa: “Ho dato un senso alla mia vita, morirò felice”.
Il suo impegno politico iniziò negli anni ’60 con l’adesione al movimento dei Tupamaros, organizzazione di ispirazione marxista-leninista, a difesa dei diritti dei lavoratori e vicina agli ideali della rivoluzione cubana. Dopo il colpo di stato del 1973, opera del dittatore Juan María Bordaberry, venne imprigionato in un carcere militare, dove rimase per circa 12 anni, quasi sempre in completo isolamento. Venne liberato solo nel 1985, quando tornò la democrazia.
Allora, con altri dirigenti tupamaros e gruppi di sinistra, Mujica fondò il Movimento di Partecipazione Popolare (MPP), all’interno della coalizione del Fronte Ampio. Alle elezioni del 1994 fu eletto deputato nella circoscrizione di Montevideo, nel 1999 senatore. Alle elezioni del 2004 il suo movimento ottenne un’alta percentuale di voti e diventò la prima forza del Fronte Ampio. Il 1º marzo 2005 fu nominato ministro. Nello stesso anno, dopo una lunga convivenza, si era sposato con la senatrice Lucía Topolansky, leader storica del MPP. Il 30 novembre 2009 Mujica vinse le elezioni presidenziali, battendo al ballottaggio Luis Alberto Lacalle.

Pepe Mujica e con la moglie Lucia Topolansky
Continuò a vivere in modo essenziale, donando a organizzazioni non governative e persone bisognose a poveri il 90% dell’assegno mensile (circa 8.300 euro) che gli spettava come presidente dell’Uruguay. Così diventò il “Presidente più povero del mondo”.
In un’intervista del 2016, José Mujica ha affermato che la ricchezza complica la vita: “Viviamo in un mondo in cui si crede che colui che trionfa debba possedere tanto denaro, avere privilegi, una casa grande, maggiordomi, tanti servitori, vacanze extralusso. Mentre io penso che questo modello vincente sia solo un modo idiota di complicarsi la vita. Penso che chi passa la sua vita a accumulare ricchezza sia malato come un tossicodipendente, andrebbe curato.» «Non sprecate la vita nel consumismo, trovate il tempo di vivere per essere felici.» «La mia idea di felicità è soprattutto anticonsumistica. Hanno voluto convincerci che le cose non durano e ci spingono a cambiare ogni cosa il prima possibile. Sembra che siamo nati solo per consumare e, se non possiamo più farlo, soffriamo la povertà. Ma nella vita è più importante il tempo che possiamo dedicare a ciò che ci piace, ai nostri affetti e alla nostra libertà. E non quello in cui siamo costretti a guadagnare sempre di più per consumare sempre di più. Non faccio nessuna apologia della povertà, ma soltanto della sobrietà”.

I funerali di Mujica in Uruguay
Il 20 ottobre 2020, con le dimissioni dal Senato, si ritirò a vita privata.
Di lui ha scritto l’umanista argentino Javier Tolcachier: “Tra i principali risultati politici durante il suo mandato presidenziale, va ricordato il Piano di edilizia sociale Juntos, il cui obiettivo era quello di fornire alle famiglie bisognose una casa in cui vivere”.
Un altro progetto importante è stata la promozione dell’Università Tecnologica dell’Uruguay, un’istituzione pubblica e autonoma che offre istruzione in sei dipartimenti del Paese, consentendo agli studenti dell’interno del Paese di accedere all’istruzione universitaria. Mujica è anche riuscito a promulgare, dopo un’accanita resistenza conservatrice, la legge sul matrimonio egualitario nel maggio 2013. Sempre sotto il suo mandato presidenziale, nel 2012 è stato depenalizzato l’aborto con la legge n. 18.987, che regola l’interruzione volontaria della gravidanza (IVE). Strenuo oppositore della guerra, nel suo discorso alle Nazioni Unite del settembre 2013 ha affermato che il primo compito dell’umanità è “salvare la vita”.
Ha detto al presidente cileno Gabriel Boric, che era andato a trovarlo nella sua fattoria di Montevideo: “Siamo diversi, ma sappiamo tutti che ci sono troppe persone che non hanno una possibilità nella vita. Per questo ci definiamo di sinistra, ma in realtà non siamo né di destra né di sinistra, siamo umanisti. Pensiamo a ciò che è meglio per il futuro dell’umanità. E moriremo sognando questo”.
Su Mujica ecco, infine, quanto scritto dal giornalista Lorenzo Tosa che tempo fa lo ha incontrato a Favale di Malvaro, in provincia di Genova, terra di provenienza di Lucy Cordano, madre di Mujica: “Se n’è andata una delle persone più belle che il mondo abbia avuto e conosciuto. È morto José Pepe Mujica. Una vita intera spesa per gli ultimi, i poveri, gli emarginati, i diseredati, i dimenticati. È stato combattente per la liberazione e, da combattente, ha visto il carcere, le torture, la persecuzione. E, una volta uscito, è diventato Presidente dell’Uruguay, come Pertini e come Mandela, trasformandolo profondamente con una serie di riforme civili e sociali di stampo socialista a cui il mondo ha guardato e che molti hanno osteggiato. Per anni ha vissuto in stato di quasi povertà, donando il 90% del suo stipendio a Ong e alle persone in stato di povertà, una sua ossessione. Perché così credeva che dovesse un leader prima di tutto: un esempio”.

Lucía Topolansky
E ancora: “Quando l’ho incontrato anni fa a Favale di Malvaro, nella ‘sua’ Liguria, terra d’origine della famiglia materna, ho scoperto uno degli uomini più saggi e illuminati che abbia mai avuto la fortuna di incontrare in decenni di giornalismo, con quel suo spagnolo grattato con cui levigava concetti e parole come pietra dura. Non mancherà solo all’Uruguay e all’America Latina. Mancherà al mondo che ha provato a cambiare e ispirare, lasciando un’impronta che resterà a lungo indelebile, anche se faranno di tutto per cancellarla. Pepe Mujica non faceva Politica, era Politica. Nel senso più alto e nobile del termine. Mancherà maledettamente. Solo un giorno, con calma, ci renderemo forse conto quanto. Addio Pepe”.
Maria D’Asaro
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