RIETI – Migliaia di visitatori, convegni, recensioni lusinghiere e meritate: la mostra della Fondazione Varrone a Palazzo Dosi Delfini “100 Anni Vicini e Lontani” dedicata alla radio, ha chiuso il 26 gennaio con un ultimo regalo: un libro curato dalla consigliera della Fondazione Lucia Alberti, ricercatrice dell’Istituto di scienze del Patrimonio Culturale del Cnr. Un libro tutto da sfogliare, ricco di foto e documentazione, che si legge con piacere e interesse, frutto di sei mesi di lavoro certosino.
Diversi i capitoli che compongono il volume: “In principio fu il telegrafo”, curato da Giuseppe Ponzani e Lucia Alberti; “Guglielmo Marconi, il regime e l’arte senza fili”, estratti documentali dal Senato, dall’Archivio Centrale dello Stato e dai Lincei e “La storia attraversa la radio”, i momenti, i discorsi e gli annunci che cambiarono l’Italia curati da Daniele Scopigno; “La forma dei suoni attraverso la radio”, morfologia di un’evoluzione estetica e sociale, di Patrizia Palenga; “I Castiglioni”, forma ed estetica della radio di Carlo Castiglioni; “Sì, faremo la radio e la faremo diversa” di Giuseppe Chigiotti (storia della Brionvega).

Maria Luisa Boncompagni , prima annunciatrice della radio
E ancora “La radio è donna”, alcuni esempi di relazioni virtuose tra il mondo delle donne e quello della radio di Umberto Alunni; “La radio e noi”, il medium immateriale e in diretta di Enrico Menduni; “Libera radio in libero Stato” di Stefano Pozzovivo (curatore della mostra); “La radio sul comodino da un’idea un progetto” di Lucia Alberti; “Antologia delle forme e dei suoni”, curata da Lucia Alberti, Umberto Alunni e Patrizia Palenga.

Guglielmo Marconi
Umberto Alunni, già direttore della Cassa di Risparmio, attualmente è amministratore unico della Umberto Alunni srls, giornalista, ispiratore e animatore della web radio America-radio, consigliere nazionale di Aire (Associazione Italiana per la Radio d’Epoca): grazie a lui e ai collezionisti, è stato possibile allestire una mostra con centinaia di modelli d’epoca. Carlo Castiglioni, laureato in medicina, è discendente della famiglia Castiglioni che dal 1934 al 2002 è stata leader nel design. Con la Fondazione Achille Castiglioni (suo padre) custodisce una ricca documentazione di archivio. Giuseppe Chigiotti, architetto, storico del design italiano, è curatore del museo dell’arredo contemporaneo di Russi. Enrico Menduni è sociologo, massmediologo, ordinario di Cinema, fotografia, televisione all’Università Roma Tre. Patrizia Palenga, architetta, fotografa, responsabile del settore Architettura del paesaggio del Fai di Rieti, ha ideato e progettato l’allestimento della mostra insieme a Stefano Pozzovivo, conduttore radiofonico, doppiatore, docente master universitari.

Annie Jameson, la madre di Guglielmo Marconi
Giuseppe Ponzani è appassionato di radiotecnica ed elettronica, collezionista iscritto all’Aire, restauratore di organi storici. Daniele Scopigno è direttore della sala di studio dell’Archivio di Stato di Rieti. Guglielmo Marconi fu ispirato dal telegrafo Morse e dagli esperimenti di Heinrich Hertz. Intuito e forza di volontà, ma non aveva fatto studi regolari e inizialmente venne osteggiato. Sua madre, Annie Jameson, lo incoraggiò agevolandolo nei contatti e relazioni; un’altra donna, una stenodattilografa, evitò che si imbarcasse sul Titanic, proponendogli di aiutarlo ad evadere la corrispondenza arretrata durante la traversata sul transatlantico Lusitania, salvando Marconi, garantendo così altri 25 anni di ricerche, fino alla sua morte.

Stazione radiotelegrafica da campo (collezione privata Giuseppe Ponzani)
Si può dire allora che la radio è anche donna, prima ancora che arrivassero le conduttrici femminili, prima fra tutte Maria Luisa Boncompagni e la sua capacità di improvvisare. Il colpo di fucile, risuonato dietro la collina vicino casa, fu il segnale che le onde avevano varcato l’ostacolo e questo fu l’inizio. Un collaboratore di Marconi, David Sarnoff (che diventò presidente della RCA), aveva proposto di fare dei music box, ma per Marconi, soprattutto dopo il naufragio del Titanic, la radio era destinata a scopi “più elevati” non per le “canzonette”, era per la sicurezza di navi e persone, per la comunicazione ad alto livello.

Nicolò Carosio, durante una radiocronaca del 1957
Nel 1915 dopo il devastante terremoto della Marsica che causò oltre 30mila morti, Marconi portò il telegrafo (Avezzano era distrutta e anche il telegrafista era morto) ripristinando le comunicazioni. Il 17 ottobre 1919 Frank Conrad a Pittsburg in Pennsylvania avvicinò un microfono a un disco che suonava, trasmettendo musica per pochi amatori e… il resto lo sappiamo. La radio è stata la prima a raccontare gli eventi in tempo reale, impegnando solo l’udito, mentre siamo liberi di fare altre cose e lasciando libera l’immaginazione. La visual radio non è più radio.

Michele Mirabella
Alla presentazione del libro ha partecipato Michele Mirabella, conduttore televisivo e radiofonico, attore, docente universitario di semiotica, affabulatore garbato, colto, ironico, che non si smetterebbe mai di ascoltare. Dopo aver visitato con attenzione la mostra accompagnato dal presidente della Fondazione Mauro Trilli, da Stefano Pozzovivo e Cristina Palenga, ha sfogliato il libro con attenzione e ha sostenuto con forza quanto già espresso da Enrico Menduni: “Fatevene una ragione, la radio è immaginazione, non è immagine. Non deve scimmiottare la televisione o il cinema. Quando trasmisero l’atterraggio disastroso del dirigibile Hindenburg (1937, 35 morti) ognuno lo ha immaginato dentro di sé. La radio trasmette radiodrammi, opere liriche e ognuno di noi può immaginare i volti, i costumi, la scenografia, siete voi i registi, ognuno immagina la ‘sua’ Traviata, la sua ‘Bohème” e non ce ne sarà una uguale. Vi ricordate Scarpantibus, il personaggio radiofonico di ‘Alto Gradimento’? Non si sapeva se era un uccello, un gallinaccio, se ne parlava sui giornali, fecero anche un concorso, ma Boncompagni e Arbore non vollero togliere l’immaginazione e depistarono sempre descrivendolo in maniera diversa ogni volta”.

Mirabella e Chigiotti
Clandestine, pirata, partigiane, di quartiere, etniche, di prossimità, di tendenza, la radio ci raggiunge ovunque, costa meno della Tv, ci porta il mondo in casa. E come canta Eugenio Finardi: “Amo la radio perché arriva dalla gente/Entra nelle case/E ci parla direttamente/E se una radio è libera/Ma libera veramente/Mi piace anche di più/Perché libera la mente”.
Francesca Sammarco
Nell’immagine di copertina, da sinistra Enrico Menduni, il moderatore Vittorio Castelnuovo, Michele Mirabella, Giuseppe Chigiotti, Lucia Alberti
Dovrebbe essere stata una mostra molto interessante peccato non averlo saputo. Bei ricordi. ❤️❤️❤️