//Un sogno diventato realtà: grazie, Pablito

Un sogno diventato realtà: grazie, Pablito

di | 2020-12-13T18:58:26+01:00 13-12-2020 6:52|Punto e Virgola|0 Commenti

Minuto 89 di Italia – Brasile, Mondiali 1982. A Barcellona, stadio Sarrià, si gioca la gara decisiva per l’accesso alle semifinali. Quell’anno il regolamento prevedeva una strana formula: invece delle eliminazioni dirette dopo i gironi eliminatori, si dovevano giocare dei mini tornei a tre. All’Italia, che aveva superato a fatica la prima fase (tre pareggi senza gloria contro Polonia, Perù e Camerun, quest’ultimo anche con voci di una possibile combine), toccava Argentina e Brasile (che aveva maramadeggiato contro Unione Sovietica, Scozia e Nuova Zelanda: 3 vittorie, 10 gol fatti e 2 subiti). Il classico girone di ferro con gli azzurri destinati al ruolo di vaso di coccio contro due vasi di ferro, anzi di acciaio.

Una fase di Italia – Brasile

Ma il calcio è strano e imprevedibile: nel primo incontro ci tocca l’Argentina di Diego Armando Maradona, al quale il commissario tecnico Enzo Bearzot riserva una marcatura ferrea. Ci pensa Claudio Gentile a bloccare Dieguito: segnano Cabrini e Tardelli, accorcia Passarella nel finale. Inaspettatamente e contro ogni logica, vinciamo noi e andiamo a giocarci il passaggio di turno contro i carioca. Al centro dell’attacco c’è Rossi Paolo, non ancora Pablito. Dovrebbe toccare a lui finalizzare, metterla dentro, ma nelle quattro partite giocate fino a quel momento non ne ha azzeccata una: abulico, spento, fuori condizione. L’ombra del giocatore che aveva trascinato il Vicenza in serie A e che l’anno dopo aveva vinto la classifica dei cannonieri, guidando i veneti ad un incredibile secondo posto.

Paolo Rossi con Antognoni e Oriali

La critica è scatenata contro Bearzot, accusato di aver portato ai Mondiali un giocatore bollito, infiacchito da un anno di inattività. Era successo che l’attaccante (nel frattempo passato al Perugia) rimanesse invischiato in una storia di calcioscommesse: era accusato di aver contribuito ad “addomesticare” la partita degli umbri contro l’Avellino ed era stato squalificato per 12 mesi. Una punizione che non aveva impedito a Giampiero Boniperti, presidente della Juventus, di portarlo in bianconero, dopo che a lungo e inutilmente aveva tentato di strapparlo al Vicenza. Niente da fare: il ct è un friulano testardo e tutto d’un pezzo. Esclude il capocannoniere della stagione, il romanista Pruzzo, e in Spagna porta Rossi Paolo, non ancora Pablito. Che, in verità, in quelle quattro uscite ben poco aveva fatto per meritare cotanta considerazione.

Dove eravamo rimasti? Già, al minuto 89 di Italia- Brasile quando Dino Zoff, portiere e capitano di lunghissimo corso della Juve e della Nazionale, inchioda sulla linea di porta un colpo di testa di Oscar: è la parata che chiude di fatto il match. Gli azzurri sono avanti 3-2 e alla fine manca una manciata di secondi. Era accaduto di tutto in quella partita. Nel primo tempo un traversone di Cabrini pesca un azzurro solissimo in area: comoda elevazione e pallone nel sacco. Si era sbloccato Rossi Paolo, non ancora Pablito. Fuoco di paglia perché poco dopo ci pensa Socrates (che giocava nelle Fiorentina) a pareggiare. Ai brasiliani basta il pari per passare il turno, ma si sa come sono i carioca: pensano solo ad attaccare. Accade così che sempre lui, il nostro centravanti, approfitti di un mezzo pasticcio a centrocampo, rubi palla e si involi verso la porta di Felix insaccando dal limite. La squadra di Telè Santana sembra accusare il colpo, ma al ritorno in campo ricomincia a macinare gioco: il 2-2 è inevitabile e lo sigla Falcão, che giocava nella Roma.

L’esultanza dopo la vittoria  contro la Germania

I brasiliani potrebbero accontentarsi ma continuano ad attaccare. E’ finita? Manco per sogno. In difesa sono delle pippe clamorose, per loro la fase difensiva è un inutile orpello e così accade che dall’unico calcio d’angolo azzurro, una palletta sporca venga toccata in gol sempre da lui, Rossi Paolo, ormai quasi Pablito. C’è anche il quarto gol di Antognoni, ma viene annullato per un inesistente fuorigioco. In semifinale ci va l’Italia: incredibile, ma splendidamente vero. Sembra un sogno e invece è realtà. Il resto? Una cavalcata trionfale: 2-0 alla Polonia (doppietta di Rossi), 3-1 alla Germania (che poi avremmo punito anche nel 2006 in casa loro) con marcatura iniziale sempre di colui che era diventato (e lo sarebbe rimasto per sempre) Pablito.

E’ morto l’altro giorno a 64 anni, piegato da un male incurabile. Toccanti le parole della seconda moglie, la giornalista perugina Federica Cappelletti: “Paolo ha lottato fino alla fine. Non voleva andarsene. Gli ho detto: ‘Vai, lasciati andare. Hai sofferto troppo. Abbandona questo corpo’. Prima che se ne andasse, gli ho sussurrato queste parole, sono sicura che le ha sentite. ‘Sappi che io crescerò le nostre bambine e sarò vicina al tuo primo figlio Alessandro’, che in quel momento  era accanto a me. Poi gli ho detto di portarsi via tutto il mio amore e quello dei figli e di cercare di stare bene, di essere felice per sempre. Se n’è andato tra le mie braccia. Ci siamo amati ogni giorno, siamo stati sempre vicini. E anche Paolo me lo ha ricordato, nell’ultimo messaggio che mi ha scritto”.

Paul Valéry (scrittore, poeta e filosofo francese) sosteneva che il modo migliore per realizzare i nostri sogni è svegliarsi: grazie Paolo per averci regalato quelle emozioni in quella magica estate del 1982. E per averci svegliato realizzando un sogno bellissimo.

Buona domenica.

Ps. Anche stavolta, come per Maradona, ci mancano le parole di Gianni Mura, inimitabile cantore di un calcio che purtroppo non esiste più.

 

 

 

 

Lascia un commento

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi