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Tra Leopardi e la madre davvero poco amore?

di | 2020-03-06T12:26:36+01:00 8-3-2020 6:30|Cultura, Sezione 7|0 Commenti

ENNA – Adelaide Antici, madre dell’infelice Leopardi, fu davvero un mostro? Una cattiva madre, dura, insensibile, avara, di una freddezza marmorea, come tutti i manuali di letteratura sostengono? Lo stesso Leopardi non ebbe parole dolci per lei nel suo “Zibaldone dei pensieri”: «Io ho intimamente conosciuto una madre di famiglia che non era punto superstiziosa, ma saldissima ed esattissima nella credenza cristiana e negli esercizi della religione. Questa non solamente non compiangeva quei genitori che perdevano i loro figli bambini, ma gli invidiava intimamente e sinceramente perché questi erano volati al paradiso senza pericoli e avevano liberato i genitori dall’incomodo di mantenerli. Trovandosi più volte in pericolo di perdere i suoi figli nella stessa età, non pregava Dio perché li facesse morire perché la religione non lo permette, ma gioiva cordialmente; e vedendo piangere ed affliggersi il marito, si rannicchiava in se stessa e provava un vero sensibile dispetto. Le malattie, le morti le più compassionevoli de’ giovanetti estinti nel fior dell’etá. non la toccavano in verun modo. Perchè diceva che non importa l’età della morte, ma il modo: e perciò soleva sempre informarsi curiosamente se erano morti bene secondo la religione… E parlava di queste disgrazie con una freddezza marmorea».

Adelaide Antici, madre del poeta

Perché Leopardi fu tanto severo con la madre? Che abbia invece voluto consegnare uno sfogo al suo quaderno o prendere le distanze da Dio? Che abbia voluto mostrare gli esiti di una religione su una donna, la madre, che aveva sortito dalla natura un carattere sensibilissimo ed era stata ridotta così dalla fede incondizionata? Molti studiosi ne dubitano, giacché anche Paolina, la mite contessina, sorella di Giacomo, più volte lamenta la presenza ingombrante della madre nelle sue lettere alle amiche Brighenti: «Gira per tutta la casa, si trovava da per tutto e a tutte le ore». Più duro di tutti i figli fu Carlo che mal sopportava quella curiosità donnesca e l’imperiosità insopportabile della madre che, insieme al padre, intercettava e apriva la corrispondenza dei figli tanto che presero l’abitudine di farsi spedire le missive altrove: è noto che Paolina facesse indirizzare le sue lettere al precettore Sanchini, il quale giunta qualcuna, metteva un vaso sulla finestra, che era di faccia a quella di lei e gliele faceva recapitare tra le pagine di qualche libro.

Monaldo, papà di Giacomo, e la mamma Adelaide Antici

Adelaide Antici fu probabilmente una donna chiusa e riservata, avara di carezze e gesti affettuosi, più autoritaria del padre, che qualche volta sapeva ridiventare fanciullo con i suoi figli seppure esigente nell’educazione e nell’istruzione; pare che concedesse appena la sua mano al bacio dei bambini e sospirava nel vederli vivacissimi e gai. È certo che Giacomo, Carlo e Paolina trovavano calore nella nonna, Virginia Mosca, che ogni sera accoglieva in un tenero abbraccio i nipoti. Eppure Leopardi non accusa mai la madre di non essersi prodigata per i propri figli, di non averli assistiti nella malattia, anzi curava loro con molta premura, li teneva a dormire in camere attigue alla sua, medicava ella stessa persino i geloni, seguiva con lo sguardo i fanciulli mentre si abbandonavano ai giochi nei due giardini di casa. Era pia nei suoi doveri, si prodigava nell’elemosina senza per questo vantarsi. Donava cibo e legna, gettava dalla finestra qualche moneta ai mendicanti e anzi perché queste non le mancassero mai ne teneva sempre qualcuna in una ciotola della sua camera. Si prendeva cura anche di qualche povero ammalato per il quale ordinava al cuoco di servirgli il miglior brodo.

Fu una donna forte e intraprendente, riuscì a salvare il patrimonio e il buon nome della famiglia, dopo che Monaldo fu interdetto dalla gestione. Al lusso fu sostituita la più stretta economia, lei stessa per prima si privò di tutti i suoi gioielli ad eccezione di un anello di brillanti che rimase come un oggetto sacro nella famiglia. Vestì modestamente e alle basse scollature preferì una larga cravatta che le fasciava il collo. D’inverno indossava una pelliccia che Monaldo le aveva impedito di vendere per coprire quel modesto abito che teneva sotto. Non mostrò mai di amare il denaro per il denaro o per la roba, acconsentì che il marito e i figli comprassero una gran quantità di libri piuttosto che nuovi mantelli nonostante fossero diventati troppo corti.
La vita dei ragazzi Leopardi fu scandita da studi severissimi e faticosissimi con i precettori. Costretti a dar prova dei loro progressi al padre e alla madre e a subire ingiustamente i loro rimbrotti. Colpisce una dedica che Leopardi, non ancora undicenne rivolge alla madre, chiamata sempre con il termine “signora”, l’insistenza quasi esclusiva su una prevista reazione tutt’altro che benevola: «Carissima signora Madre, Già ben prevedo, che una critica inevitabile mi sia preparata. Questa composizione, mi par di sentire, è troppo breve, ed in qualche luogo lo stile è basso. Io non so che rispondere a questa critica, ma mi contento di pregarla a considerare la scarsezza del mio ingegno e a credermi».

Giacomo Leopardi

 

Una siffatta dedica farebbe inorridire qualunque pedagogista, psicologo o educatore moderno ma è opportuno ribadire che Adelaide Antici visse in un’epoca e in un luogo, le Marche, dominati da un forte attaccamento alla Chiesa, in un clima di terrore religioso tale da anteporre la fede agli stessi figli e che probabilmente indusse Giacomo a voler andare via da Recanati.
Una volta fuori dal borgo natio tra madre e figli i rapporti si interrompono: Giacomo si ricorda di mandare i suoi saluti alla madre ma non le scrive quasi mai, ed ella tace a sua volta. È la sorella Paolina che, nella sua fitta corrispondenza con il fratello, si fa portavoce della madre, nelle sue epistole troviamo simili espressioni: «La mamma vuole che ti saluti e ti risaluti; essa quasi piangeva dalla consolazione nel leggere la tua ultima, e si rallegra con te e spera che sarai sempre più contento». E ancora: «Mamma non fa che lodarsi di voi e compiacersi grandemente delle vostre lettere». 

E’ pur vero che Adelaide non esita a scrivere al figlio, quando ha profondi dissapori con il padre, una brevissima ma intensa lettera nella quale mette a nudo i suoi sentimenti: «Mio carissimo ed amatissimo figlio, mio figlio d’oro, sapete quanto io vi amo sinceramente e qual spina mi sia stata al cuore il vedervi sempre malcontento e di malumore… abbiatevi moltissima cura e non trattate persone indegne…. amatemi e credete sempre all’affetto sincero della vostra affezionatissima madre, che vi abbraccia e vi benedice».

 

La contessina Paolina Leopardi, sorella del poeta

Appare chiaro che l’austera contessa amasse profondamente i suoi figli e che la sua durezza doveva riuscire penosa a lei stessa che soffriva per sé e soffriva forse di far soffrire, ma rimaneva inflessibile persuasa che questo fosse il suo dovere. Tuttavia, sarebbe ingiusto negare il dolore di questa madre che pianse due dei suoi figli, morti in giovane età, che pregò fra le lacrime nella camera vicina a quella dov’è stava per spirare l’ultimo figlio rimasto a casa, che scoppiò in violenti singhiozzi per quel Giacomo morto solo, lontano e senza fede. Quindi se la critica è stata molto severa con lei, probabilmente lo si deve alla descrizione che ne fa di lei il poeta recanatese, una descrizione inquinata dalla rabbia per la sventata fuga e dall’ardore giovanile e su cui la critica ne ha fatto un lauto pasto per spiegare a generazione di ragazzi l’origine del pessimismo leopardiano. A riprova del suo amore verso il primogenito, inoltre, c’è la testimonianza del prof. Zamponi, il quale scrisse di aver trovato la nobildonna nella stanza del figlio appena scomparso, ritta davanti al letto vuoto,  sofferente in volto, e accennando a un ritratto di Giacomo, ella, levando gli occhi color zaffiro al cielo, esclamò: «Che Iddio gli perdoni». Una frase laconica per esprimere il suo dolore, la sua intima tragedia per un figliolo andato e mai più tornato, morto senza fede e senza Dio.
Solo dopo la morte della madre Adelaide, il 2 agosto 1857, Carlo, ormai maturo, dettava per lei un’amorevole epigrafe: «Insigne per pietà e affetto coniugale, mirabile nel ristorar l’economia domestica, con sé avara, premurosissima per la famiglia».

Tania Barcellona

Nell’immagine di copertina, Giacomo Leopardi e la madre Adelaide Antici

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