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Teatri chiusi da un anno: manifestazioni in tutta Italia

di | 2021-02-26T19:21:18+01:00 28-2-2021 6:25|Attualità, Sezione 6, Spettacolo|0 Commenti

ROMA – “Fiat Lux”: la potente espressione all’inizio della “Genesi”, ed anche dell’anonimo testo in greco “SuI Sublime” (I secolo dopo Cristo), perde il suo potenziale metafisico oggi, dinanzi all’accensione di quasi tutti i teatri italiani, il 22 febbraio – spesso anche il 23 – in corrispondenza dell’ultimo giorno di vita normale dei teatri nel 2020, prima che nel nostro paese assistessimo al loro totale oscuramento.

Il Teatro Vascello di Roma

Dopo un anno di inattività, dopo innumerevoli tentativi di tornare a dar vita a questi luoghi troppo a lungo considerati sede solo di divertimento, privi di più alte finalità e quindi di diritto all’esistere – specie a confronto con ristoranti, trattorie e quant’altro di cui non si può proprio fare a meno – l’universo dello spettacolo dal vivo sta rialzando la testa. L’ultima trovata nei mesi scorsi à stata lo spettacolo online ma a porte chiuse, senza pubblico se non artisti, attori, cantanti, musicisti (magari in platea) e orchestrali poi per applaudire. Ed è il trionfo del digitale. Allora, il 22 febbraio ha preso il via nel mondo dello spettacolo italiano – con l’aiuto di Cgil, Cisl e Uil – il progetto U.N.I.T.A., che difatti esprime l’unità dei teatri nazionali, davanti al buio in cui giacciono tutti presentemente. Fiat lux!

Il Teatro Pergolesi a Jesi

Una pioggia di messaggi, prevalentemente per computer, ha annunciato l’accensione interna ed esterna dei Teatri, Auditorii e Sale d’Italia, la sera del 22 e del 23: i portali, le vòlte, i palchi sembravano suggerire una festa ottocentesca, ma senza pubblico e senza suoni. In compenso, il Teatro Vascello (Roma) ha offerto una performance estemporanea di Gabriele Lavia al pubblico in strada: mentre il Teatro di Napoli-Teatro Nazionale ed il Teatro Pergolesi di Jesi, hanno invitato il pubblico più fedele a lasciare sui canali social un messaggio di vicinanza e solidarietà.

La voce del nostro Paese tutto auspica l’apertura di questi luoghi storici e quasi mitici: ma a quale prezzo? Amici, il linguaggio degli affreschi, dei velluti, dei frac è fascinoso, e noi tutti abbiamo bisogno del contatto, dello scambio sociale e del lavoro che pullula dietro tutto ciò, sostenendo le famiglie: mentre un invisibile nemico si aggira fra noi in Italia, in Europa, nel mondo. Dobbiamo attendere che il virus venga debellato con le cure mediche, e con le obbligatorie distanze fra noi, sì che esso non trovi più campo per insediarsi nel corpo umano. Altri sacrifici dunque, che dobbiamo ai nostri vicini di casa, come essi ne fanno per noi.

Paola Pariset

Nell’immagine di copertina, il Teatro San Carlo di Napoli

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