//Tante foto per amico contro la malattia

Tante foto per amico contro la malattia

di | 2019-03-14T11:29:17+01:00 17-3-2019 7:00|Punto e Virgola|1 Comment

Il mestiere del fotografo è affascinante quanto quello del giornalista. Raccontare una storia, un avvenimento, un episodio attraverso le immagini (spesso una sola) molto probabilmente è assai più complicato rispetto all’uso della parola. In uno scatto si deve riuscire a racchiudere e a spiegare tutto (o quasi): con una frase, con un periodo, addirittura con una pagina si ha sicuramente più possibilità di illustrare meglio ciò che sta accadendo.

Primo piano

Giancarlo D’Emilio (nella foto a fianco), quando apprende che ormai gli sono rimasti pochi mesi di vita, fa quello che aveva fatto per tutta la vita per mestiere: scatta fotografie. E in più incarica il collega e amico Solimano Pezzella (sotto a destra) di fare altrettanto. Immagini che devono testimoniare i momenti belli della sua esistenza e che devono servire anche ad aiutare chi (malati e familiari) si ritrova nelle sue stesse disperate condizioni. L’insieme di quelle fotografie è diventato un libro: “Il tempo del sollievo” (Edizioni Atelier di Pistoia), i cui proventi in parte saranno destinati alla File (Fondazione italiana di leniterapia), i cui medici volontari hanno assistito Giancarlo nell’hospice di Prato, dove è morto il 17 febbraio 2017, a 61 anni.

“Il titolo è formato da due parole: tempo e sollievo – spiega Pezzella – . E sono termini importanti perché il primo identifica un concetto che devi gestire e impiegare nel migliore dei modi. Quando ti rimane poco da vivere, il tempo è qualcosa che si assottiglia inesorabilmente, fugge velocissimo e, come diceva Giancarlo, i giorni diventano ore, le ore minuti e i minuti si trasformano in secondi. Sollievo perché una persona in quel momento spende le sue energie alla ricerca continua di un sollievo, fisico e morale”.

La gita al mare in carrozzina, con le coperte e i medicinali; i pranzi con gli amici intorno al suo letto; la lezione via skype dall’hospice a 300 studenti. E ancora una foto lo ritrae mentre gli fanno la barba sul letto, un’altra immortala i suoi piedi diventati gracili mentre si pesa sulla bilancia, un’altra ancora mentre stringe una flebo in segno di sfida. Ma soprattutto quella del matrimonio con Barbara, la sua compagna, con lo scambio degli anelli nel letto della propria casa; gli occhi chiusi mentre prende il sole sul litorale di Livorno. E quella del Capodanno coi fuochi d’artificio, felice per aver resistito un altro giorno…

Un percorso doloroso, ma sereno. “Nell’ultima parte della sua vita c’era davvero serenità – spiega la moglie Barbara –. Era ormai consapevole del suo destino, aveva accettato la morte e aveva deciso di non farne un tabù. Per questo aveva aperto a tutti la sua casa, venivano a trovarlo da ogni parte d’Italia. Attorno al suo letto si organizzavano cene e pranzi”. “La richiesta di Giancarlo di fotografare la fine della sua vita – aggiunge il medico palliativista di File, Stefano Capecchi – voleva essere una forma di protesta per tutto ciò che deve essere migliorato nella gestione del paziente, dove spesso il tema della morte resta tabù”.  “Siamo grati a Giancarlo e alla sua famiglia – si inserisce Donatella Carmi, presidente di File – per l’intento di voler far comprendere ai malati e alle loro famiglie l’importanza degli hospice come luoghi non necessariamente tristi, ma strutture in cui si vive la serenità degli affetti e si muore nel modo in cui desideriamo”.

File, nata nel 2002, assiste persone malate con patologie croniche in fase avanzata, tutelando la qualità della loro vita e la loro dignità; la Fondazione si prende cura anche dei familiari, sia durante la malattia, sia per l’elaborazione del lutto, con il supporto degli psicologi e mediante sei gruppi di auto mutuo aiuto.

“Da questo percorso – commenta commosso Solimano Pezzella – ho ricavato un’esperienza importantissima anche se dolorosa e devastante. A distanza di tanto tempo ancora non riesco a realizzare, ma sono convinto che ho rispettato il desiderio di Giancarlo e ho reso concreto qualcosa a cui lui teneva molto come fotografo. All’inizio, quando me l’ha chiesto, ho fatto solo le foto che voleva lui, poi ho cominciato a scattare e ho fatto di testa mia arrivando a realizzare più di 4800 istantanee”.

 

Buona domenica.

One Comment

  1. Powell 20 marzo 2019 at 10:54 - Reply

    Grazie mille Laura! 🙂essay writing service

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