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Sei mesi per ridare vita all’alto mar Tirreno

di | 2019-08-10T10:48:58+02:00 11-8-2019 6:40|Attualità, Sezione9|0 Commenti

CIVITAVECCHIA – Lotta alla plastica e alle reti fantasma, recupero di specie importanti come l’astice e la mazzancolla, salvataggio e recupero delle praterie sommerse di Posidonia oceanica, ricerca delle specie aliene insediate lungo le nostre coste. Questo l’obiettivo del progetto Seasave che ha preso il via a cura del Centro ittiogenico sperimentale marino (Cismar) del Dipartimento di Scienze ecologiche e biologiche dell’Università della Tuscia, sotto la supervisione scientifica dei professori Roberta Cimmaruta e Giuseppe Nascetti (nella foto in basso a destra), e che si concluderà a gennaio 2020. Seasave ha l’ambizioso obiettivo di salvaguardare e recuperare la biodiversità marina lungo le coste dell’Alto Lazio, intraprendendo una serie di azioni integrate nei 5 Siti di importanza comunitaria (Sic) localizzati tra Civitavecchia e Montalto di Castro, grazie ai fondi europei Feamp di cui è amministrazione responsabile la Direzione generale della Pesca marittima e acquacoltura del MiPaaf.
Il progetto nasce dalla consapevolezza che purtroppo non basta istituire un’area protetta, come appunto i Sic, per salvarla dall’impatto ambientale: i rifiuti che arrivano in mare, la plastica prima tra tutti ma anche le reti e gli attrezzi da pesca perduti, si depositano ovunque costituendo un pericolo per gli habitat marini e gli organismi che ci vivono. Bisogna quindi intervenire attivamente per ripulire gli ecosistemi e dar loro nuova vita. Ma mentre le raccolte di plastica dalle spiagge sono ormai diffuse lungo le nostre coste, più difficile è realizzare una simile raccolta in mare. Proprio per questo il progetto Seasave si rivolge a pescatori, diving, diportisti che saranno tutti coinvolti per raccogliere plastiche e reti fantasma dall’acqua e dai fondali, mettendo a disposizione punti di raccolta nei porti e nei rimessaggi. Del resto con 53.000 tonnellate l’anno di plastica riversate nel Mediterraneo il lavoro da fare è tanto e capillare.
Solo una volta eliminate plastica e reti sarà possibile ottenere buoni risultati da interventi attivi di recupero su alcune specie chiave non solo a livello ecosistemico ma anche socio-economico. In quest’ottica Seasave prevede il rilascio di 50.000 giovani astici e 100.000 mazzancolle, per recuperare la consistenza delle popolazioni, in continuità con una serie di azioni già intraprese, tra cui la messa in acqua di barriere antistrascico effettuata nel 2013 attorno a due dei Sic inclusi nel progetto, grazie ad un precedente progetto europeo Life+ Poseidone gestito dagli stessi partecipanti. In questi siti le praterie di posidonia sono fisicamente protette e così anche i piccoli astici e mazzancolle che potranno accrescersi e dar vita a popolazioni numerose e vitali. Questo recupero della biodiversità porterà anche benefici al comparto della piccola pesca costiera, che vedrà aumentare nel tempo il quantitativo di pescato di queste specie di grande valore economico senza impoverire le risorse locali.
Seasave prevede anche una parte di sperimentazione e innovazione: il progetto utilizzerà nuovi ed avanzati metodi di indagine basati sull’analisi del Dna (metabarcoding) per rilevare in maniera precoce l’eventuale presenza di specie aliene, arrivate da altri mari insieme al traffico marittimo. L’invasività di alcune di queste specie è considerata uno dei principali pericoli per la biodiversità del Mediterraneo, e per tenerle efficacemente sotto controllo è importante intervenire tempestivamente al loro arrivo: da qui l’obiettivo di testare tecnologie avanzate che possano essere utilizzate come sentinelle affidabili della loro presenza.

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