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Rodolfo Valentino, il mito d’America

di | 2020-08-22T12:43:53+02:00 23-8-2020 6:35|Personaggi, Sezione 8, Spettacolo|0 Commenti

Riproponiamo un articolo di Franco Gigante dedicato al grande Rodolfo Valentino.

 

CASTELLANETA (Taranto) –  Il 6 maggio 1895 nasceva a Castellaneta in via Commercio 34 (oggi via Roma 116) Rodolfo Pier Filiberto Raffaello Guglielmi, in arte Rodolfo Valentino,  da Giovanni Guglielmi, dottore in veterinaria ed ex capitano di cavalleria, e dalla gentil donna Maria Berta Gabriella Barbin, figlia di un medico francese e dama di compagnia della marchesa Giovinazzi. I tanti nomi rivelano alcuni ingredienti di pretesa nobiltà che si mescolarono poi nel suo personaggio: derivò il cognome Valentino da un asserito casato “di Valentina d’Antonguolla” che fondeva un vecchio titolo papale con diritti di proprietà rivendicati dai Guglielmi sui terreni confiscati vicino a Martina Franca, luogo d’origine della famiglia.

Rodolfo Guglielmi visse fino a nove anni a Castellaneta, qui frequentò le prime tre classi elementari con i maestri Nicola D’Alagni e Francesco Miraglia Quero; completò le scuole elementari, con mediocri risultati a Taranto dove il padre dovette trasferirsi per esercitare la sua professione. Rodolfo aveva undici anni quando morì il padre, perciò, in seguito, ebbe la possibilità di frequentare il collegio convitto per gli orfani sanitari italiani a Perugia dove non fu un allievo modello, anzi venne radiato per indisciplina; tentò allora di entrare nell’Accademia di Marina a Venezia ma fu dichiarato inabile al servizio della Regia Marina per insufficienza toracica e scarsità visiva; decise, infine, di studiare tecnica agraria e ottenne a diciassette anni il diploma di agente rurale a S. Ilario di Nervi, in provincia di Genova.

Però Rodolfo, spirito ribelle e cittadino del mondo, non aveva alcuna intenzione di tornare in Puglia per dedicarsi all’agricoltura (ritornerà a Castellaneta ormai attore famoso, una sola volta nel 1923); nel 1913 volle allora andare a Parigi dove apprese l’arte del tango. Non volendo tornare indietro (“L’Italia è troppo piccola per me” disse ad Alberto, suo fratello), s’imbarcò nel dicembre 1913 sul piroscafo tedesco Cleveland diretto in America per la sua grande avventura nel mondo del cinema e dello spettacolo, dove è diventato un autentico mito, alimentato anche dalla sua fama di impenitente rubacuori e “tombeur de femme”.

La Fondazione Rodolfo Valentino, a causa dell’emergenza covid-19, ha rinviato al prossimo anno tutti gli eventi in programma per ricordare il 125 anniversario della sua nascita, fra i quali la prima edizione del “Valentino Festival Settimana Internazionale dell’Arte Cinematografica”, un progetto dedicato al sogno, alla magia, all’incanto della settima arte, visto attraverso i protagonisti del cinema: gli attori; la città natale del primo mito del cinema mondiale diventa il pantheon del divismo, il tempio dove racchiudere l’esperienza artistica e professionale del cinema, attraverso i personaggi che, dietro e davanti lo schermo, hanno contribuito a renderlo grande.

Castellaneta-Valentino è un binomio tanto scontato quanto inutilizzato; la cittadina che diede i natali a Rodolfo non ha mai vissuto pienamente questa eccezionalità, eppure è immaginata come culla ideale del cinema, dove tutto è cominciato con la nascita del primo divo che coincide con la nascita del cinema. Castellaneta, allora, diventa la sede ideale per pensare ad uno spazio dedicato al cinema, ma in maniera totalmente diversa da quanto fatto finora. “Valentino Festival” sarà anche un momento dedicato alla valorizzazione dei “grandi” del cinema italiano (Sordi, Gassman, Totò, Fellini, ecc.) con mostre rassegne cinematografiche ed approfondimenti.

Franco Gigante

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