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Righetto, il bimbo che voleva salvare Roma

di | 2020-06-28T06:41:49+02:00 28-6-2020 6:05|Cultura, Sezione 2|4 Comments

ROMA – Quella di Righetto, il piccolo eroe trasteverino della Repubblica Romana, è una storia vera che si tramanda da 150 anni nei ricordi del popolo capitolino e nei racconti della gente. Le sue gesta e il suo coraggio riecheggiano ancora oggi nelle vie del popolare quartiere di Trastevere e in occasione della festività dei santi Pietro e Paolo del 29 giugno, solo il vero romano ha un pensiero per lui in quella triste giornata in cui la sua anima è volata nel Paradiso degli Eroi.

Righetto, orfano di entrambi i genitori, aveva appena 12 anni nell’estate del 1849 in piena Repubblica Romana. Non aveva casa né parenti. Per sopravvivere aiutava i fornai di Trastevere che gli affidavano di sovente delle piccole commissioni ripagandolo con quel poco che gli bastava per sfamarsi. Per il suo carattere allegro e volenteroso Righetto era benvoluto dai cittadini dell’intero quartiere e tutto ciò che possedeva erano solo i propri abiti e l’affetto incondizionato di Sgrullarella, l’inseparabile e fedele cagnolino che lo seguiva ovunque. La situazione a Roma in quel periodo era particolarmente difficile. Papa Pio IX, dopo essersi rifugiato a Gaeta, chiese e ottenne l’intervento dell’esercito francese per ripristinare l’ordinamento pontificio. Le truppe transalpine, guidate dal generale Oudinot, riuscirono in breve a occupare alcuni luoghi strategici di Roma e a bombardare la capitale da più parti, colpendo in particolare il quartiere di Trastevere, portando morte e distruzione ed indebolendo le difese della Repubblica comandate da Giuseppe Garibaldi, il quale descrivendo la situazione scrisse le seguenti parole in una lettera inviata ad Anita il 21 giugno 1849: “Qui le donne e i ragazzi corrono addietro alle palle e bombe gareggiandone il possesso”.

E Righetto nell’intercettare e disinnescare le bombe del cannone era davvero imbattibile. Lo faceva meglio e prima di tutti gli altri. Infatti non appena udiva lo sparo di un cannone e vedeva la bomba piovere dal cielo era il primo a corrergli incontro con coraggio incurante del pericolo, insieme al fedele Sgrullarella, e mentre la palla del cannone toccava terra si avventava su di essa disinnescandola con un panno bagnato ed estraendo la miccia prima dell’esplosione, salvando così con la propria audacia la vita a tanti abitanti del quartiere. Questa particolare abilità gli veniva riconosciuta da tutti ed in breve divenne una piccola celebrità per il suo temerario valore dimostrato già in tenera età.

Un giorno purtroppo le cose andarono diversamente. Era appunto il 29 giugno e Righetto stava giocando con altri amici nella spiaggetta della Renella, lungo la riva del Tevere nei pressi di Ponte Sisto, quando sentì il solito colpo seguito dal fischio della palla di cannone. Senza pensarci un attimo cercò subito di raggiungere la bomba che nel frattempo era già caduta a terra ma questa volta, forse perché la miccia era troppo corta o chissà per quale altro motivo, mentre stava tentando di disinnescarla, improvvisamente e con un boato più amaro degli altri, la bomba esplose. Sgrullarella, che come sempre aveva seguito Righetto, morì sul colpo mentre la vita del ragazzo si spense in un sospiro solo qualche giorno dopo tra atroci sofferenze. Immediatamente la sua fama si diffuse tra tutta la popolazione capitolina e divenne presto il simbolo della lotta contro l’oppressore ma subito dopo la Repubblica Romana fu cancellata dalle truppe francesi che entrarono a Roma il 3 luglio del 1849: i morti accertati tra i difensori della Repubblica furono 983 e tra essi anche Righetto, il giovane eroe trasteverino.

Nel 1851 il conte garibaldino Pompeo Litta fece eseguire dallo scultore Giovanni Strazza una statua in marmo dedicata a Righetto e intitolata “L’Audace” che lo ritrae in piedi a torso nudo e con Sgrullarella festosa tra le gambe e la espose nello Scalone d’onore di palazzo Litta a Milano, dove si trova ancora oggi. Nel 2005 tra i viali della Passeggiata del Gianicolo, nei pressi della statua equestre di Garibaldi e vicino agli altri eroi della Repubblica Romana è stato inaugurato il giusto riconoscimento al valoroso Righetto con una copia in bronzo de “L’Audace” di Giovanni Strazza, a dimostrazione che nel grande cuore di Roma c’è sempre spazio per i suoi figli migliori. E ora Righetto e Sgrullarella riposano tutti e due nella quiete dei Campi Elisi ed è bello immaginarli ancora così, insieme e felici come dovrebbero essere, in un mondo senza bombe: un bambino di dodici anni e il suo cane.

Paolo Paglialunga

4 Commenti

  1. Annamaria Calimera 28 giugno 2020 at 11:36 - Reply

    Storia commovente di un piccolo grande ragazzo dal cuore nobile, che andrebbe raccontata spesso e specialmente nelle scuole come esempio da seguire di coraggio, lealtà e gioia di vivere nonostante le difficoltà che la vita gli ha riservato

  2. Biagio Bergantini 28 giugno 2020 at 12:14 - Reply

    Anche i bambini possono essere eroi

  3. Roberta 29 giugno 2020 at 14:48 - Reply

    Commovente l’ingenua forza di un bambino povero che aiuta giocando
    Chissà se tutti potremmo salvarci prendendo integratori di ingenuità umiltà e semplicità?

  4. Americo Alessandrini 6 giugno 2022 at 5:40 - Reply

    Tra gli eroi del Gianicolo, ora, manca solo André “il moro” Aguyar, tra i più fedeli compagni di Garibaldi. E’ bella che arrivata l’ora che abbia anche lui il suo eterno ricordo tra i suoi compagni d’arme nei paraggi di dove perse la vita per difendere la Repubblica e la Libertà.

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