//Quei migranti speciali in cerca di protezione

Quei migranti speciali in cerca di protezione

di | 2019-06-30T06:40:13+02:00 30-6-2019 6:41|Punto e Virgola|0 Commenti

Lo scorso 20 giugno è stata celebrata in tutto il mondo la Giornata del Rifugiato. Termine abbastanza generico che racchiude nella sua asettica definizione milioni di persone, costrette a scappare dalla loro terra d’origine a causa di guerre, bombardamenti, scontri armati, violenze d’ogni genere (anche sessuali), torture, abusi. L’unico obiettivo di questi disperati è cercare condizioni di vita diverse (dire migliori sembra quasi un eufemismo), più sicure per se stessi e per i loro figli.

I numeri spiegano in modo incontrovertibile la portata del problema: 70 milioni in tutto il pianeta fuggono, di queste circa 25 milioni sono rifugiati veri e propri e più della metà minori (secondo i dati forniti dall’Onu).  In base all’articolo 1 della Convenzione di Ginevra del 1951, il rifugiato è colui “che temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese; oppure che, non avendo cittadinanza e trovandosi fuori del Paese in cui aveva residenza abituale a seguito di tali avvenimenti, non può o non vuole tornarvi per il timore di cui sopra”

Inizialmente, la protezione internazionale consisteva in una sorta di surrogato della protezione consolare e diplomatica, mentre oggi si è estesa notevolmente fino ad assicurare ai rifugiati il godimento dei loro diritti umani fondamentali e la sicurezza. Oltre alla Convenzione del 1951, la comunità internazionale si è dotata di altri strumenti, sia a carattere universale che regionale, volti a proteggere i rifugiati. L’UNHCR (l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati) collabora con i governi ospitanti per tutelare i diritti umani fondamentali dei rifugiati ed adotta tutte le misure necessarie al fine di fornire assistenza durante l’intero iter della protezione internazionale: dall’impedire che le persone siano rimpatriate in un Paese dove abbiano motivo di temere persecuzioni (refoulement), alla richiesta d’asilo, dall’ottenimento dello status di rifugiato, fino al raggiungimento di soluzioni durevoli (rimpatrio volontario, integrazione all’interno dei Paesi ospitanti o reinsediamento in un Paese terzo).

E’ la Turchia ad ospitare il maggior numero di persone (da 2,9 milioni all’inizio del 2017 a 3,7 milioni alla fine del 2018) e tra le prime dieci nazioni che accolgono ce n’è una sola europea, la Germania. I dieci Paesi col più altro numero di profughi – tra cui quattro tra i meno sviluppati: Uganda, Sudan, Etiopia e Bangladesh – hanno ospitato complessivamente oltre 13 milioni di rifugiati, cifra pari al 64% di tutti quelli sotto il mandato UNHCR. In Italia, l’impatto degli sbarchi e delle richieste di asilo si sta riducendo, e se al 31 dicembre del 2017 sul nostro territorio risultavano 184mila migranti (il dato più elevato degli ultimi anni), a fine maggio di quest’anno le presenze sono scese a 113mila.

Numerose le iniziative per manifestare solidarietà concreta ai rifugiati. La Comunità di Sant’Egidio ha organizzato la veglia “Morire di Speranza” nella basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma e inoltre, per ricordare le oltre 38 mila persone morte dal 1988 in poi nel Mediterraneo o lungo altre rotte, è stata riproposta la campagna “Io accolgo” (#ioaccolgo), che consiste nell’appendere ai balconi la coperta termica ormai simbolo di sensibilizzazione. Sempre a Roma, a Villa Ada, concerto gratuito di Nada. SOS Villaggi dei Bambini ha attivato in Calabria il programma di sostegno “Io non viaggio solo” e a Torino il progetto di affido interculturale “Come a casa”. Infine la Fondazione Mondo Digitale ha organizzato in 5 città (Milano, Roma, Bari, Reggio Calabria e Palermo) la partita di calcio solidale: ospiti dei centri di accoglienza, studenti, volontari e operatori delle associazioni del terzo settore si sono sfidati, giocando anche in quartieri periferici e multietnici.

E’ evidente che la questione dei rifugiati assume valenze ben differente dai cosiddetti migranti economici, fermo restando che salvare chi è in pericolo in mare resta un dovere morale e civile. Quanto alla distribuzione, è sempre auspicabile che l’Europa intera compia atti concreti e non si limiti a inutili dichiarazioni di principio che, all’atto pratico, restano fini a se stesse. I rifugiati godono di uno status, riconosciuto dalla comunità internazionale, che li pone in situazioni che meritano particolare attenzione e che non possono (e non devono) essere poggetto di speculazioni politiche di bassissimo profilo.

Buona domenica.

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