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Quando Perugia per due secoli fu “capitale dell’esilio”

di | 2019-11-20T17:52:36+01:00 24-11-2019 6:20|Cultura, Sezione 5|0 Commenti

PERUGIA – Non solo la chiesa di San Bevignate – “uno dei monumenti più importanti e meglio conservati della produzione architettonica e pittorica della committenza” dell’Ordine Templare -, ma anche la presenza degli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme e dei Canonici del Santo Sepolcro che, nei primi anni del Trecento scelsero Perugia quale “capitale dell’esilio” (dopo la caduta di San Giovanni d’Acri) e vi rimasero per oltre due secoli, legano l’Umbria alla Palestina ed alla Terrasanta.

Il convegno organizzato dal Comune e dall’ateneo nel quadro dell’attività della “Templars Route European Federation” (di cui il Comune di Perugia, come ha ricordato con un pizzico di orgoglio l’assessore Leonardo Varasano, é membro fondatore) ha, tra gli altri risultati scientifici, riportato in primo piano il ruolo del capoluogo umbro e dell’intera regione (viste le numerose precettorie, commende, ospedali, castelli al nord, al centro e al sud dell’Umbria: non tutti sanno che i solidi cavalli da guerra dei crociati venivano allevati nelle ampie vallate dei monti di Norcia) nei confronti degli ordini di Terrasanta, cioè i Templari e gli Ospitalieri di San Giovanni, poi cavalieri di Malta (non ovviamente, dei Teutonici, che avevano la loro area di influenza nel nord Europa).

I canonici del Santo Sepolcro, caduta Acri nel 1291, si spostarono prima a Cipro e successivamente a Perugia, installandosi nella chiesa di San Luca in fondo a via dei Priori. La chiesa-commenda di San Luca Evangelista e il complesso annesso risultano legati, fin dal 1145, all’Ordine dei canonici regolari del Santo Sepolcro. Per questo é comprensibile che l’ordine abbia deciso a partire dal 1320 di trasferirsi a Perugia, nel periodo tra l’altro, in cui la città umbra rivestiva un ruolo molto importante in tutto il Centro Italia. Nel 1489, con la soppressione sia pure parziale, di questo ordine ad opera di Innocenzo VIII con la bolla “Cum solerti meditatione”, le proprietà passarono – non senza vivaci polemiche – all’Ordine Gerosolimitano di San Giovanni.

Resta documentato che i Canonici agli inizi del 1500 occupassero ed operassero ancora nel complesso. La chiesa venne completata quando nel ruolo di Gran Maestro figurava il cardinale guascone fra’ Ugo de Loubens Verdalle e quale commendatore gestiva la commenda Giulio Bravi di Verona. Nell’edificio sacro era stato collocato e venerato anche un crocifisso poi trasferito nella Badia (oggi definito castello) dei Cavalieri di Malta a Magione, residenza estiva del Gran Maestro.

Un altro, degli splendidi “frutti” del passaggio e della permanenza dei Canonici a Perugia, rimane l’elegante Messale di San Giovanni d’Acri, ora al Museo capitolare della cattedrale di San Lorenzo. Tra l’altro l’Umbria con i frati francescani ha fornito alla Terrasanta (sono ancora loro i custodi del Santo Sepolcro) il… ricambio ai soldati della Cristianità in rotta: dalle milizie armate della fede, ai missionari della Pace.

Elio Clero Bertoldi

Nell’immagine di copertina, la chiesa di San Bevignate a Perugia

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