//Perché le ferite d’amore non guariscono mai?

Perché le ferite d’amore non guariscono mai?

di | 2020-10-14T07:00:00+02:00 11-10-2020 6:38|Punto e Virgola|0 Commenti

Le ferite d’amore non si rimarginano mai. Troppo profonde, troppo laceranti, troppo dilanianti. Consumano, stringono, scavano. E non c’è rimedio che possa guarirle, nemmeno il gusto della vendetta. Restano lì e non c’è verso di limitarle; solo apparentemente e saltuariamente scompaiono permettendo una vita quasi normale. Ma sono tempi effimeri e limitati, primo o poi riaffiorano inesorabili con il loro carico di angoscia e di paure. “E’ quello che meriti” (Einaudi, per la raccolta “I coralli”, pp. 152, 16 euro), strepitoso romanzo di Barbara Frandino (giornalista e scrittrice), è un manuale delle pene d’amore e della lenta, inesorabile discesa verso l’indifferenza, la crudeltà, l’odio. Sentimenti forti che non cancellano i ricordi, che vengono però contraffatti dalla realtà quotidiana. Quasi filtrati e circoscritti. Perché il presente prevale con il suo carico di sofferenza e angoscia.

Quando Antonio cade in giardino mentre è in cima ad una scala, Claudia non fa nulla. Credendolo morto, si accovaccia al suo fianco per un tempo indefinito. Ma quando si accorge che il marito è vivo, chiama i soccorsi rifiutandosi però di salire sull’ambulanza: rimane in casa a rimettere a posto. La sua vita, prima che gli oggetti e i mobili. In ospedale, un cardiologo fa il possibile e salva l’anchorman, pur sottolineando spesso che soccorsi più celeri avrebbero consentito una guarigione più veloce e più completa. Lei ci finisce a letto con il dottore, ma neppure questa vendetta basta a tranquillizzarla. Come pure le sedute di psicoterapia con Aneeta danno solo sollievo momentaneo. I misteri dell’amore insondabili e imprevedibili, ma l’elaborazione del dolore è dolorosa, lenta, faticosa. Costa, prosciuga, ferisce…
“Barbara Frandino costruisce, scena dopo scena, un distillato d’intelligenza che arriva a toccare le nostre corde più profonde – si legge nel risvolto di copertina – grazie alla scelta di una voce femminile lucidissima e spietata, che procede per sottrazioni e smottamenti. È attraverso quella voce e attraverso gli occhi di Claudia che il lettore decritterà il doppio mistero del libro. E troverà qualcosa che lo riguarda da molto vicino”. Un romanzo potente, appassionante e coinvolgente che conquista e attrae parola dopo parola, pagina dopo pagina, ferita dopo ferita. Da leggere senza paraocchi o schermi moralistici, perché la vita è anche questa: pallida, lugubre, deludente, urticante. Anche offensiva, per certi versi.
Buona domenica.

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