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Mamma, la Befana è la moglie di Babbo Natale?

di | 2019-01-05T19:26:10+01:00 6-1-2019 6:20|Attualità, Sezione 5|0 Commenti

VITERBO – “Mamma, dove la metto la calza? Noi non abbiamo il camino”.

 

“Mettila vicino all’albero di Natale”.

 

“Mamma, che dici? Questa può andar bene?”.

 

“No, questa è meglio: è più grande, così ci mette più cose”.

 

“Ma che pensi? Mi lascerà anche il carbone?”.

 

“Dipende… Se hai fatto la brava probabilmente no ma se la Befana ha visto che hai fatto i capricci o se sei stata disobbediente, allora potrebbe lasciarne un po’…”.

 

“Ma io ho fatto la brava. Beh, magari qualche capriccio l’ho fatto ma nell’insieme non sono proprio disobbediente”.

 

“Dai, non ci pensare: ora vai a dormire che è tardi”.

 

“Posso restare in piedi ad aspettare la befana?”.

 

“Nemmeno per sogno, lei arriva solo quando i bimbi dormono, se rimani sveglia non passerà”.

 

“E va bene, però prima o poi la voglio vedere proprio la befana”.

 

“Mamma ma perché si chiama Befana? Perché è brutta? Ed è anche un po’ cattiva?”.

 

“Beh, è una vecchina e pure povera, certo non è bella ma non è cattiva anzi è molto buona perché porta dolci e regali ai bimbi buoni ma ora basta, vai a letto, è tardi se resti in piedi la Befana passa e va via”.

 

“Vado, vado, buonanotte ma se vedi la Befana salutala tu da parte mia. Ma la befana è la moglie di Babbo Natale?”.

“Finiscila e vai a letto. No, non è la moglie di Babbo Natale ma è probabile che siamo amici”.

 

Quanta ingenuità e tenerezza in quegli scambi di battute e quanti ricordi  ancora nitidi nella memoria. Com’era affascinante quella storia e com’erano belli quei momenti fatti di attesa, allegria, curiosità e fantasia. Ma la vera magia di quella vecchina che vola di notte su una scopa sta nel fatto che è una storia sempre viva nel tempo, viene da lontano, è sempre attuale e andrà lontano finché ci saranno adulti disposti a raccontarla e bambini disposti ad ascoltarla.

Di alcune cose possiamo essere certi. Innanzitutto, la nostra amica è veramente vecchia perché oltre al sacco dei doni ha molti, molti secoli sulle spalle; poi, vola di notte e porta doni. La tradizione di quella che noi oggi chiamiamo Befana in realtà si perde nella notte dei tempi, anzi per meglio dire la sua storia ci arriva dalla Storia. Infatti, già al tempo dell’antica Roma si celebrava una festa in onore di Giano e della dea Strenia (da cui deriva la parola strenna) durante la quale c’era la consuetudine di scambiarsi i regali. Furono proprio i Romani che per primi celebravano in quello che è il nostro periodo dell’Epifania, ovvero dodici notti dopo il solstizio d’inverno che cade il 25 dicembre, una dea volante che dispensava fecondità ed abbondanza a chi la onorava e che puniva chi non le lasciava qualcosa.

 

Successivamente nel XIII secolo tal Guglielmo d’Alvernia raccontava che il popolo era convinto che una dea (forse non era proprio una dea) di nome Abundia (dea dell’abbondanza) o forse Satia (dea della sazietà) visitasse di notte le case con il suo seguito. Se trovava un’offerta portava prosperità se non la trovava erano guai e malasorte. E cosa dire della dea Diana, altra divinità pagana legata alla terra, che anche lei si levava in volo di notte  dispensando doni e fecondità alla madre terra. Pertanto si può asserire che già dell’antichità esistevano credenze diffuse secondo le quali una dea della fertilità legata alla terra, che cambiava nome di regione in regione, volasse di notte sui campi e sulle case per portare i suoi doni alla terra che fecondata iniziava così il suo lento percorso di rinascita verso la primavera.

 

Che si chiamasse Diana o  Erodiade o Holda o Abundia o Satia o la signora Perchta  (così come il popolo bavarese nel 1468 aveva ribattezzato Abundia o Satia) si trattava sempre di divinità che volavano di notte sopra la terra a dispensare ogni sorta di bene. A quanto pare tutto torna. A questo punto, stando alle notizie storiche fin qui acquisite, sembrerebbe che la nostra vecchina sia stata una divinità dispensatrice di doni forse invecchiata nel corso del tempo? Chissà, è possibile, e d’altronde non sappiamo esattamente quale fosse l’aspetto delle sue antenate.

 

Una cosa è certa mettiamo da parte, in questo periodo dell’anno, almeno per un po’, la nostra razionalità e godiamoci in compagnia dei nostri bambini la magia della Befana; anzi, raccontiamo la sua storia ai nostri figli e ai figli dei nostri figli come hanno fatto con noi i nostri genitori e i nostri nonni. Facciamo volare per un po’ i nostri bimbi sulle ali della fantasia perché è un esercizio di libertà e di creatività e quando il gioco sarà finito e la realtà e la razionalità riprenderanno il sopravvento ci saranno sempre da ricordare quei bei momenti trascorsi insieme in bilico fra realtà e fantasia e ogni volta che la magica befana verrà nominata tornerà in mente a tutti noi, grandi e piccoli, quell’antica filastrocca: “La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte, il vestito alla romana, viva, viva la Befana”.

 

Silvia Fornari

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