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M9, il primo museo solamente virtuale

di | 2018-12-07T19:57:54+01:00 9-12-2018 6:15|Arte, Sezione 4|0 Commenti
MESTRE (Venezia) – Sabato 1 dicembre è stato inaugurato a Mestre M9, un museo innovativo dedicato al Novecento. L’idea è stata di far nascere un’esposizione, che passa in rassegna la storia del costume, delle scienze e dell’industria del secolo scorso, periodo di grandi trasformazioni che ha contribuito a creare l’identità odierna degli italiani. È un museo molto particolare poiché, se si eccettua una piccola teca  con alcuni oggetti d’epoca, nei suoi tremila metri quadrati espositivi non è esposto un solo reperto in quanto M9 è il primo museo multimediale in Italia e un esempio quasi unico in Europa.
In questa innovativa esposizione museale la storia del secolo scorso è raccontata attraverso 820 video, 6 mila foto, 500 riproduzioni iconografiche, 400 file audio in 60 installazioni multimediali ed interattive. Ci sono monitor, schermi per proiezioni a 360°, ologrammi, installazioni immersive, visori per la realtà virtuale. Infatti il vero patrimonio del museo non sono quadri, statue, opere d’arte in genere, bensì gli hard disk che contengono in tutto 300 terabyte di dati.
Certo, nel corso del tempo i musei si sono trasformati, se si pensa che nel 1753 il British Museum di Londra, nacque dalla collezione di oggetti (piante, monete, libri) raccolti in giro per il mondo dal naturalista Hans Sloane, oggi le esposizioni museali si smaterializzano e puntano direttamente al contenuto degli oggetti, alle informazioni che essi racchiudono, tanto che, nel 2007, l’International Council of Museums ha aggiornato la definizione di “museo” come luogo che non conserva solo il patrimonio tangibile dell’umanità ma anche quello intangibile. Tutto ciò è il coronamento di un cammino iniziato nel 1992, quando la Apple ha lanciato il primo museo interattivo digitale della storia, distribuito su CD-ROM.
In un’intervista rilasciata ad un noto mensile di divulgazione scientifica il direttore di M9 Marco Biscione dichiara: “Il nostro museo si rivolge soprattutto alle nuove generazioni, che sono attratte dalle immagini e dagli strumenti informatici. Così, senza rendersene conto, imparano divertendosi”. E’ la formula dell’edutainment, cioè un intrattenimento istruttivo.
“Le tecnologie sono potentissime ma bisogna saperle usare”, commenta Francesco Antinucci dell’Istituto di scienza cognitiva e tecnologia del Cnr, nonché autore del libro “Musei virtuali”, e prosegue sostenendo che quando si cura un allestimento virtuale occorre un progetto chiaro e una regia sapiente: l’obiettivo deve essere quello di far capire un sito, un oggetto, un’opera d’arte ad un visitatore che non ne sa nulla. Ecco perché sono nate iniziative per aiutare, soprattutto gli studenti, a navigare nell’oceano del virtuale senza naufragare.
“Il digitale può essere uno strumento educativo molto importante per le scuole” aggiunge Chiara Panciroli, docente di didattica museale all’università di Bologna e autrice del libro “Ambienti digitali per l’educazione all’arte e al patrimonio”, la quale informa che, a tal proposito, è stato istituito un sito, il Museo officina dell’educazione (www.doc.mode.unibo.it) che aiuta gli insegnamenti a progettare percorsi di visita strutturati e personalizzati nei musei italiani.
È evidente il fatto che la digitalizzazione è ormai un processo imprescindibile per preservare e diffondere il patrimonio di un museo tradizionale. Prova ne è il caso del museo nazionale di Rio de Janeiro (Brasile) che a settembre è stato distrutto da un incendio, se avesse avuto un catalogo digitale ancora oggi si sarebbero potuti ammirare i suoi reperti che invece sono andati perduti per sempre. Il digitale permette inoltre ai musei di condividere il proprio patrimonio senza limiti di spazio e tempo rendendo, in tal modo, più democratica e fruibile la cultura anche da parte di chi ha problemi di mobilità e reddito, giova a tal proposito segnalare che
sul canale Arts & Culture di Google si possono vedere le immagini in alta risoluzione di ben 46 musei del mondo senza muoversi da casa.
Appare evidente che oggi la tecnologia sta modificando anche il modo di fruizione e di approccio visivo all’arte e alla cultura. La visita al nuovo museo M9 rappresenta sicuramente un’ottima occasione per verificare, immergendosi nelle innovative realtà virtuali, se queste nuove modalità di accesso ai beni artistici e culturali siamo più o meno interessanti e coinvolgenti rispetto a quelle tradizionali.
Innovazione o tradizione? Musei vuoti o musei pieni? La speranza è che entrambe queste esperienze convivano ed interagiscano fra loro arricchendosi reciprocamente e arricchendo tutti coloro che per studio o per diletto si accostano con interesse e curiosità all’arte e alla cultura.

 

Silvia Fornari

 

Nella foto di copertina, il museo virtuale M9 a Mestre

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