//L’Italia che reagisce, l’Italia che ce la farà

L’Italia che reagisce, l’Italia che ce la farà

di | 2020-03-15T11:00:10+01:00 15-3-2020 6:41|Punto e Virgola|0 Commenti

In questi giorni di quarantena, forse stiamo riscoprendo il significato di popolo e di nazione. Gente che sa sacrificarsi per il bene comune; che opera per un un unico, grande obiettivo; che dimentica divisioni e lacerazioni; che lascia perdere perdere le polemiche e le fazioni di sempre. Perché non ha senso di fronte a sfide così importanti e così imprevedibili continuare a lacerarsi tra guelfi e ghibellini: non si può, non ce lo possiamo permettere. In queste settimane in cui dobbiamo restare a casa, non c’è motivo di dividersi tra interisti e juventini, tra terroni e polentoni, tra chi ama la montagna e chi preferisce il mare: torneremo a farlo, se proprio sarà necessario, quando l’emergenza sarà cessata e quando questo periodo sarà solo un ricordo.

Intanto, però, i segnali che arrivano da ogni angolo della Penisola sono univocamente rivolti alla voglia di dare e di darsi una mano, di aiutarsi nei limiti del possibile. A medici, infermieri e personale parasanitario, impegnati fino allo stremo delle forze nel lavoro in ospedale, arriva non solo la solidarietà e il grazie di tutti, ma c’è chi pensa anche alle loro necessità quotidiane con le pizze, i cornetti, i panini, le piadine da consumare sul luogo stesso di lavoro. Sono apparsi un po’ dovunque cartelli in cui, per esempio, gli studenti del secondo piano si offrono per fare la spesa agli anziani che vivono soli nel medesimo stabile. Cantanti e artisti danno il loro contributo postando su Facebook o su altri social network le loro performance improvvisate sul balcone di casa o negli studi di registrazione domestici. I negozi di alimentari delle nostre zone sono pronti a portare la spesa a casa, basta fare una telefonata: non dimentichiamolo quando l’emergenza sarà finalmente terminata. E poi l’inno di Mameli cantato sul balcone, mentre qualche figlioletto sventola orgoglioso il tricolore: un gesto utilizzato finora solo per le vittorie della Nazionale. Facciamolo più spesso, anzi sempre perché la bandiera è un simbolo di unità di cui dobbiamo andare fieri in ogni momento della nostra vita.

Ognuno di noi, nel suo piccolo e secondo le sue possibilità, sta facendo qualcosa per battere il dannato coronavirus: continuiamo  a farlo con immutata forza, senza lasciarci infiacchire dall’ozio forzato. Questa battaglia si vince tutti insieme e più ligi saremo saremo alle disposizioni, tanto prima ne verremo fuori.

Questa è l’Italia che piace, che non vede l’ora di uscire dall’isolamento e che è pronta a rituffarsi nelle attività quotidiane: dovremo, al termine dell’emergenza, affrontare sfide imponenti, far ripartire l’economia a cominciare dal turismo. Non aspettiamoci aiuti da parte di qualcuno (finora lo ha fatto solo la Cina), tanto meno dall’Europa che – qualora ce ne fosse ancora bisogno – si dimostra inadeguata a sostenere sfide di qualunque genere, se non quelle dei bilanci. La presidente della Bce, dopo quelle improvvide dichiarazioni, andrebbe cacciata a calci nel sedere. Tanto per essere chiari.

Questa è l’Italia che reagisce. Questa è l’Italia che ce la farà.

Buona domenica.

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