/, Sezione 1/La Luna, primo salto verso l’Universo

La Luna, primo salto verso l’Universo

di | 2019-07-18T18:18:15+02:00 21-7-2019 6:00|Attualità, Sezione 1|0 Commenti

Sono le 20 e 17 minuti UTC (il fuso orario universale) del 20 luglio 1969, la sonda americana dell’Apollo 11 con a bordo gli astronauti Neil Armstrong e Buzz Aldrin si posa sulla Luna mentre Michael Collins resta in attesa sul modulo di comando Columbia. Sei ore più tardi – il 21 luglio alle 2 e 56 minuti UTC – è Armstrong a uscire dalla navicella e toccare per primo il suolo lunare. Una data storica che resterà scritta per sempre a caratteri indelebili nel grande libro dell’Umanità.
Oggi, a cinquant’anni da quel giorno, tutti gli abitanti della Terra celebrano un evento che ha segnato l’inizio di una nuova era. La corsa verso lo spazio infinito prese il via una decina di anni prima quando Stati Uniti d’America e Unione Sovietica cominciarono la competizione finalizzata alla conquista del satellite terrestre. Il 4 ottobre del 1957 è proprio l’Urss a lanciare nello spazio lo Sputnik 1 e quattro anni più tardi – era 12 aprile del 1961 – a mettere in orbita un razzo con a bordo il primo uomo, Jurij Gagarin.Russo il primo uomo nello spazio e russa la prima donna nello spazio. Il 16 giugno del 1963 a bordo di Vostok 6, Valentina Tereškova venne lanciata dal cosmodromo di Bajkonur per una missione durata quasi tre giorni interi. A onor di cronaca e di storia va detto che già due esseri viventi partiti dalla Terra avevano viaggiato nello spazio: la cagnolina Laika (il suo vero nome era Kudrjavka) il 3 novembre del 1957, morta durante il volo, e due scimmiette, Miss Baker e Able (era il 28 maggio del 1959) che invece tornarono sane e salve.
L’utilizzo di cani, gatti, topi, scimmie e altre specie, nella corsa allo spazio, è una pagina oscura per l’uomo che ha immolato inutilmente e crudelmente centinaia di vittime predestinate.
Eravamo in piena Guerra Fredda tra le due più grandi potenze mondiali e la conquista della Luna voleva dire affermarsi agli occhi dell’intero pianeta. Nel 1962 l’allora presidente americano, John Fitzgerald Kennedy, annuncia al Congresso l’avvio del programma Apollo che ha come finalità “portare l’uomo sulla Luna” e vincere il confronto con i sovietici.
Ma per gli Stati Uniti la corsa inizia nel modo peggiore. Il 27 gennaio del 1967 la navicella Apollo 1 prende fuoco poco dopo il lancio. Muoiono i tre astronauti a bordo: Virgil Grissom, Edward White e Roger Chaffffee.
Eppure l’impegno a stelle e strisce non si ferma, altre sonde, altri equipaggi vengono spediti nello spazio.
Due anni dopo il sogno americano si realizza, Neil Armstrong fissa sul suolo lunare la prima impronta di un essere umano.
Il 13 luglio, tre giorni prima del lancio dell’Apollo 11, i sovietici lanciarono Luna 15 che raggiunse l’orbita del satellite terrestre prima di Apollo 11. Durante la discesa la sonda made in Urss si schiantò nel Mare Crisium a causa di un malfunzionamento; lo schianto avvenne due ore prima che Armstrong e Aldrin decollassero dalla superficie lunare per tornare a casa.
Oggi la conquista dello spazio non si ferma, non si è mai fermata. L’Uomo con le nuove tecnologie a disposizione è già arrivato laddove solo pochi decenni fa era inimmaginabile. Sono stati scoperti nuovi pianeti, nuove galassie, i buchi neri non sono più un mistero. Marte, la nuova tappa degli scienziati, appare a portata di mano. Anzi di piede. E non è soltanto una questione di prestigio nazionale, sono ben altre, e forse a noi comuni mortali sconosciute, le motivazioni che ci spingono verso i luoghi più lontani dell’universo.
Stephen Hawking, uno dei più grandi scienziati contemporanei morto nel 2018, rispondendo alla domanda “Qual è la più grande minaccia per il futuro del nostro pianeta?” ha così risposto: “La collisione della Terra con un grande asteroide sarebbe una minaccia di fronte alla quale non abbiamo nessuna difesa, l’ultima volta che è successo, circa sessantasei milioni di anni fa, ha fatto estinguere i dinosauri. Un pericolo più immediato è costituito dal cambiamento climatico nel caso sfuggisse a ogni controllo. Un aumento della temperatura oceanica causerebbe lo scioglimento delle calotte polari e il rilascio di grandi quantità di anidride carbonica. Due effetti che potrebbero rendere il nostro clima simile a quello di Venere facendoci raggiungere una temperatura di 250 gradi Celsius”.
E quindi? “Io attendo con ansia – sono sempre parole di Hawking – i viaggi spaziali, sarei uno dei primi a comprare un biglietto. Mi aspetto che nel giro di un secolo saremo in grado di esplorare il sistema solare”.
Forse intendeva dire che la salvezza dell’Uomo terrestre è la fuga su altri pianeti?

Lascia un commento

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi