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Generazione di ragazzi “senza baci”

di | 2020-04-26T06:27:03+02:00 26-4-2020 6:00|Attualità, Sezione 1|0 Commenti

ROMA – C’era una volta il bacio, ma adesso non c’è più. Si sanno tante cose su questo modo universale di comunicare che è simile negli uomini e negli animali. Per esempio, è noto che in questo gesto la maggior parte delle persone – uomini e donne – inclina la testa a destra perché questa è la posizione che ha il feto nel grembo della mamma. Oltre ai particolari tecnici, però, si sa che il bacio è stato uno dei temi che più hanno ispirato l’arte di tutti i tempi, dalla poesia alla scultura, alla pittura e ciò per tanti motivi. Perché, si sa, esso può nascere da condizioni psicologiche e circostanze diverse che narrano esse stesse la storia dell’umanità. Per esempio, esso può manifestare l’insaziabilità di un amante come nel caso di Catullo che nel I secolo a.C. implorava Lesbia: “…dammi mille baci, e quindi cento, quindi mille e poi ancora cento…”. Stessa condizione, quella di Lorenzo Jovanotti che, negli anni ’90, ripeteva cantando: “Baciami ancora”. O, ancora, il bacio si manifestava come una pretesa giuridica in Jacques Prevert che scrisse all’inizio del secolo scorso: “Avremo pure diritto di baciarci, più tardi sarà troppo tardi, la nostra vita è ora, baciami”.

Di baci sono disseminate la storia, la letteratura e l’arte in genere e ce ne sono di famosissimi, per un motivo o per un altro. Come quello, funesto, di Paolo che “tremante” lo diede all’adultera Francesca da Rimini – come racconta Dante nel V Canto dell’Inferno – con le tragiche conseguenze da tutti conosciute. Oppure quello, ottocentesco, patriottico ma non meno famoso, di Francesco Hayez nel dipinto raffigurante un giovane in partenza per la guerra mentre stampa le sue labbra su quelle della fidanzata che forse non rivedrà. E come dimenticare la fotografia scattata da Robert Doisneau nel 1950 che ritrae due ragazzi alla stazione – la bocca dell’uno a ventosa su quella dell’altra – tra fiumi di passanti che loro non vedono, immersi come sono nella languidezza di quel contatto. E ancora, il bacio nel cinema: l’elenco è lunghissimo ma per parlare di uno tra i più famosi potremmo citare “Notorius” con Cary Grant e Ingrid Bergman. Correva l’anno 1946. E cosa dire del bacio come performance tra Marina Abramovic e Ulay nel 1977?

Insomma, la lista è infinita perché il bacio è nato con l’uomo – si sa – è un gesto spontaneo, il più naturale che ci possa essere e il più “succulento”, anche. Infatti non possiamo dimenticare, in questa sede, quello di cioccolata con la nocciola sulla punta, simbolico tra gli innamorati perché si mangia predisponendo le labbra “a beccuccio”. Il bacio, vuoi o non vuoi, è il primo approccio tra due persone che si attraggono, l’inizio e il suggello di una relazione amorosa, l’evidenza di due anime che si incontrano (e anche due corpi), può essere rubato, donato, proibito, può arrivare inaspettato, può servire a far tacere il partner quando la discussione non si risolve. Il bacio è la vita stessa che si compie. E poi c’è il primo, quello che da adolescenti si immagina e si aspetta con trepidazione per provare personalmente quel che se ne racconta.

Ma c’è stato anche l’ultimo, da quando l’emergenza sanitaria in corso ha imposto tra le persone delle distanze anti-contagio, la cui durata non si conosce ancora. Inoltre l’uso di una mascherina sulla bocca per impedire al virus di entrare nelle vie aeree rende ancor più difficile la gestione dei rapporti interpersonali. Sono disposizioni di cui non si può prevedere la durata, ma intanto sono in vigore. E quindi? Se per tutta la storia dell’uomo il bacio ha avuto un peso tanto considerevole sia sul piano affettivo che su quello culturale, cosa succederà ora che esso è stato bandito? Gli amori cambieranno, ma non si sa come. Diventeranno asettici o finiranno, o ancora non ne nasceranno più? Previsioni non se ne possono fare, ma delle ipotesi sì. I più giovani (che si spera possano recuperare al più presto questa mancata esperienza) avranno nella loro storia un gap, un vuoto importante da colmare che sarà tanto più grave quanto più lungo sarà il periodo delle restrizioni. Con il bacio, infatti, viene meno un aspetto fondamentale della vita affettiva e psicologica. Non è facile farne a meno perché le relazioni sono fondate su di esso e se ne nutrono. L’arte mancherà di un motivo ispiratore fondamentale e sarà interessante osservare quali creazioni ne usciranno. Sicuramente ci sarà una fase transitoria in cui molto sarà affidato al ricordo e alla nostalgia. Intanto, però, questa sarà la generazione dei ragazzi “senza baci”.

Gloria Zarletti

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