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La Beatrice di Dante, tanto gentile e onesta

di | 2019-02-08T22:37:07+01:00 10-2-2019 6:40|Cultura, Sezione9|0 Commenti

FIRENZE – “È talmente nobile d’animo e tanto piena di decoro la mia signora, che quando rivolge ad altri il saluto, ecco che tutti ammutoliscono e abbassano lo sguardo, perché non hanno il coraggio di guardarla. Ella procede, sentendosi lodare, benevola e mite nel comportarsi, e sembra che sia una creatura discesa sulla terra per compiere un miracolo. Si dimostra così affascinante a chi la guarda che trasmette, tramite gli occhi, una dolcezza al cuore,
tale che non la può capire chi non l’ha provata; sembra che dalla sua fisionomia esca uno spirito dolce ricolmo d’amore che va dicendo all’anima: sospira”.

Queste le parole di Dante, commentate da Gianfranco Contini che dimostra come “Tanto gentile e onesta pare” risulti di semplice comprensione anche ai tempi d’oggi, evidenziando che molte delle parole utilizzate hanno mantenuto il medesimo significato odierno. Contini mette in risalto alcune delle parole chiave: “gentile”, interpretato col significato di nobile, al tempo cortese. E ancora “onesta”, usato come sinonimo di gentile, significando però come appare la donna esteriormente, infine pare, intendendo che si mostra così davanti agli occhi dei molti che la osservano.

Dante, sottolinea Contini, evidenzia come la donna sia la “causa” del suo amore, descrivendolo come un vero e proprio miracolo, da intendere in senso propriamente religioso. Si susseguono quindi gli effetti che il passaggio della donna produce nel cuore di Dante, l’atteggiamento di “umiltà” di Beatrice, la definizione della sua natura miracolosa. Il poeta ribatte poi ciò che evoca in lui l’amore per Beatrice, evidenziando poi l’impossibilità di esternarli. Con umiltà vuole mostrare l’anima di quella donna, la quale risulta “vestita” sia interiormente, nei suoi tratti caratteriali, che esteriormente di semplicità, umiltà e modestia, negando in lei ogni forma di arroganza.

 

Dante vuole quantificare la gentilezza e l’onestà di Beatrice, dimostrando che certe qualità non possono essere di natura umana, trasportando la figura di Beatrice in quella di una divinità.

 

Boris Zarcone

 

Nella foto di copertina, l’incontro tra Dante e Beatrice

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