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Infibulazione, anche l’Onu ora si mobilita

di | 2020-02-01T11:47:58+01:00 2-2-2020 6:10|Attualità, Sezione 3|0 Commenti

NAPOLI – L’Assemblea generale delle Nazioni ha fissato per il  6 febbraio la Giornata internazionale della tolleranza zero per le mutilazioni genitali femminili (Mgf), con l’obiettivo di promuovere campagne di sensibilizzazione e azioni concrete per combatterne la pratica. Si chiama infibulazione. Consiste nell’asportazione del clitoride e nella cucitura della vulva, lasciando aperto solo un foro per la fuoriuscita di un sottile flusso di urina. Le giovani donne, in seguito a tale barbarie, sono destinate ad avere dolori lancinanti durante i rapporti sessuali, con notevoli disfunzioni. Anche al momento del parto, quando le ferite si riaprono, sono condannate a rivivere la stessa sofferenza vissuta da bambine, con gravi conseguenze neurologiche per il nascituro.

È l’Africa il continente dove le Mgf sono più diffuse. In Somalia si stima che la percentuale di donne mutilate sia del 98%. Altissime le percentuali anche in Guinea (97%) e Gibuti (93%). In Sierra Leone, Mali, Egitto, Sudan, Eritrea, Burkina Faso, Gambia, le donne che hanno subito mutilazioni genitali femminili, sono tra il 75 e il 90% della popolazione femminile. In alcune comunità vengono praticate sulle bambine di 4 o 5 anni, in altre ancora addirittura sulle neonate. Si riscontrano numerosi casi anche tra le comunità migranti residenti in Europa. Per porre fine alle mutilazioni, anche i leader del mondo sono convenuti sull’urgenza dell’eliminazione di questa piaga sociale, inserendola tra gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per il 2030. Un traguardo necessariamente da raggiungere per restituire dignità e rispetto al genere femminile.

La scrittrice di origine somala, Ayan Hirsi Ali, nota  per il suo impegno in favore dei diritti umani e in particolare dei diritti delle donne all’interno della tradizione islamica, nel libro “Infedele” denuncia la condizione delle donne musulmane, regalandoci un racconto autobiografico intriso di passione e coraggio. Particolarmente toccanti le pagine in cui descrive, in maniera minuziosa, la pratica della mutilazione genetica, da lei vissuta sulla propria pelle: “Poi toccò a me. Ormai ero terrorizzata. Quando avremo tolto questo lungo Kintir, tu e tua sorella sarete pure… L’uomo afferrò quel punto misterioso e cominciò a stringere e a tirare, come faceva la nonna quando mungeva una capra. Vidi le forbici scendere tra le mie gambe e l’uomo tagliò”.

In Italia vi è una specifica disposizione penale relativa alle Mgf: Legge n. 7/2006 che vieta l’esecuzione di tutte le forme, fra le quali la clitoridectomia, l’escissione, l’infibulazione e qualsiasi altra pratica che causa effetti dello stesso tipo.  È devastante per la sessualità femminile, ma per fortuna non è presente in tutti i paesi musulmani, anche perché nessun verso del Corano inneggia a tale pratica. Tuttavia, ancora tante vite umane sono in balìa di una mentalità che impone in modo assoluto la supremazia maschile e condanna la donna a una vita fatta di sottomissione e infelicità.

Amalia Ammirati

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