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Il sogno di Slat: via la plastica dagli oceani

di | 2018-08-11T12:56:37+02:00 12-8-2018 6:15|Attualità, Sezione 4|0 Commenti

ROMA – “Possiamo farlo, dobbiamo farlo e lo faremo”: è la frase preferita di Boyan Slat (nella foto a sinistra) che esprime in pieno l’ambizioso progetto che questo giovanissimo ricercatore si è posto come obiettivo. Nato a Delft il 27 luglio 1994, Slat è un inventore e imprenditore olandese. All’età di sedici anni, durante un’immersione subacquea, in Grecia, si trovò di fronte più plastica che pesci, fu allora che nacque in lui la consapevolezza che bisognava assolutamente fare qualcosa per risolvere il problema dell’inquinamento ambientale del mare.
Tornato in patria dopo l’illuminante vacanza, Boyan decise di dedicarsi alla realizzazione di un progetto che affrontasse la questione dell’inquinamento causato dalla plastica negli oceani e soprattutto sul perché fosse ritenuto un problema impossibile da risolvere. E così interruppe gli studi di ingegneria spaziale per dedicarsi con impegno e totale dedizione alla realizzazione del suo progetto e nel 2013 fondò “The Ocean Cleanup” di cui, attualmente, è amministratore delegato. La missione di The Ocean Cleanup è progettare e sviluppare tecnologie avanzate per eliminare la plastica dagli oceani. “La tecnologia – scrisse Slat sull’Economist – è l’agente di cambiamento più potente: un amplificatore delle nostre risorse umane”.
Dopo la nascita, The Ocean Cleanup è riuscita a raccogliere un ingente capitale attraverso una campagna di crowdfunding grazie all’aiuto di 38.000 donatori da 160 Paesi del mondo. Boyan ha costituito un’equipe di 80 studiosi fra biologi e ingegneri e grazie all’impegno di tutti e alla tecnologia, è stato realizzato Ocean Cleanup Array, un macchinario che “mangerà” la plastica galleggiante e che è già pronto per essere testato sul campo.
Si tratta di una serie di lunghissime barriere galleggianti poste a pelo d’acqua in favore delle correnti e senza reti che convogliano la plastica verso una piattaforma centrale che funge da imbuto, profonda tre metri. Poi, una volta al mese, delle imbarcazioni provvederanno a recuperare tutti i rifiuti che si raccoglieranno nella parte centrale della barriera per provvedere allo smaltimento degli stessi.
Presto Ocean Cleanup Array salperà da San Francisco diretta verso il Pacif Trash Vortex, un’isola di plastica, grande tre volte la Francia, che galleggia nell’Oceano Pacifico fra la California e le Hawaii e che rappresenta una delle cinque zone dei nostri oceani dove, ogni anno, a causa di vortici e correnti, vengono convogliate 8 milioni di tonnellate di plastica, con l’obiettivo di recuperare entro il 2040 (al ritmo di 5 tonnellate al mese) il 90 per cento della plastica che oggi è in superficie.
Se la macchina funzionerà, l’intento è di installare altre 60 piattaforme galleggianti in varie aree del pianeta. “La pulizia degli oceani del mondo è dietro l’angolo”, commenta euforico Slat. Inutile aggiungere che la speranza è che tutto ciò funzioni davvero, presto e bene.

Silvia Fornari

Nella foto di copertina, la plastica che invade l’oceano

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