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Il piccolo ululone rischia di estinguersi

di | 2021-03-28T11:28:39+02:00 28-3-2021 11:25|Attualità, Sezione 7|0 Commenti

ROCCASINIBALDA (Rieti) – Bombina pachypus, conosciuto anche come ululone appenninico, è un Anfibio dell’ordine degli Anuri, famiglia Bombinatoridi. Ha il ventre giallo, maculato di verde, dorso verrucoso grigio/marrone, non supera i 5 centimetri. E’ una specie endemica diffusa dalla Liguria alla Calabria e negli ultimi venti anni si trova in difficoltà, a causa delle coltivazioni, degli allevamenti, funghi patogeni, carenza idrica a seguito delle ridotte precipitazioni e per questo è tutelato dalla direttiva Habitat dell’Unione Europea. Depone le uova in piccole pozze di acqua sorgiva, che spesso durante l’estate si prosciugano, impedendo alle uova di dischiudersi. Si nutre di insetti, molluschi, anellidi, ha pochi predatori (è tossico) ed è un ottimo bioindicatore. Nel periodo della riproduzione attrae la femmina con un richiamo ululante.

La Riserva Naturale Monti Navegna Cervia (sede legale a Varco Sabino) è impegnata da diversi anni nella tutela di questo piccolo anfibio. Nel febbraio scorso il Global conservation translocation perspectives: 2021 (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) ha pubblicato, insieme ad altri studi sul livello di conservazione globale, anche il progetto pilota della Riserva Navegna Cervia. Sono stati scelti e descritti 69 casi studio provenienti da tutto il mondo, inerenti interventi di traslocazione con finalità di conservazione della biodiversità. Le esperienze raccolte interessano complessivamente 78 specie (animali e vegetali) e la maggior parte dei casi riguarda piante, mammiferi e uccelli, mentre meno numerosi sono stati gli studi riguardanti pesci, anfibi, invertebrati e rettili.

“Il nostro progetto pilota di conservazione dell’ululone appenninico, che ha comportato il ripopolamento di due popolazioni di questo anfibio minacciato, è stato scelto come unico caso di studio italiano su specie animali – commenta il presidente della Riserva Giuseppe Ricci -. La cosa ci fa molto piacere e ci rende orgogliosi, dato l’intenso sforzo di risorse e lavoro, condotto insieme ai nostri partner: il Dipartimento di Scienze Università Roma Tre (da circa 15 anni) e il Bioparco di Roma (dal 2013)”. Se finora è stata impedita l’estinzione, introducendo 55 esemplari negli ultimi 4 anni, i monitoraggi hanno rilevato che la popolazione non è aumentata: questo comporta anche un indebolimento genetico e difficoltà di accoppiamento, semplicemente perché “il maschio non incontra la femmina”. Con un notevole investimento, il Bioparco di Roma ha realizzato un laboratorio ad hoc per la riproduzione in vasche a temperatura costante, nelle quali vengono immesse le uova prelevate in sito dai tecnici della Riserva. Le uova entro un mese si schiudono, i nuovi nati vengono nutriti e curati. Dopo un anno, solitamente in primavera, vengono reintrodotti nel loro habitat originario all’interno della Riserva, la maturità sessuale si raggiunge al terzo anno di vita.

Nei giorni scorsi è stato effettuato un sopraluogo sui campi di proprietà dell’università agraria di Vallecupola, sempre all’interno della Riserva, nei pressi di due fontanili, per realizzare un altro sito idoneo: basta incanalare l’acqua che fuoriesce dal “tutto pieno” del fontanile (nulla viene tolto all’uso civico) in piccole pozze dove l’ululone può vivere e riprodursi. Sul posto il direttore del dipartimento di scienze Roma3, lo zoologo Marco Bologna con il collega ricercatore Leonardo Vignoli, Andrea Pieroni naturalista della Riserva e il dirigente Maurizio Rosati, Daniele Macale tecnico del Bioparco, Giuseppe Picchi, consigliere dell’Università agraria di Vallecupola, il sindaco di Roccasinibalda Stefano Micheli e il presidente della Riserva Giuseppe Ricci. La loro collaborazione consentirà di formalizzare in breve tempo gli atti amministrativi necessari per la realizzazione di un intervento praticamente a costo zero: un tubo per incanalare l’acqua, un bobcat per scavare piccole pozze di raccoglimento, recinzioni di protezione: “Contiamo di poter reintrodurre i nuovi nati entro giugno”, commentano.

Hanno partecipato anche tre studentesse, una delle quali, Martina, sta preparando una tesi proprio sull’ululone, che la Riserva pubblicherà. Marco Bologna ha sottolineato l’importanza dei monitoraggi di ogni intervento, per verificare successi e insuccessi, controllare se la popolazione inizia ad aumentare, come e dove. “Fotografiamo ogni singolo individuo e gli diamo un nome, li riconosciamo uno ad uno perché la colorazione verde sul ventre giallo è unica in ogni soggetto, come fossero impronte digitali”. Se ben tutelato l’ululone può vivere fino a 15 anni e la Riserva ha uno dei migliori habitat. Inizialmente diffidenti, i pastori hanno compreso l’importanza del progetto che nulla toglie alle loro attività e c’è chi collabora segnalando avvistamenti e presenze.

Vicino a uno dei due fontanili, grazie al progetto regionale Ossigeno (con fondi dei Piani di Sviluppo Rurale) sarà realizzata un’area sosta con piantumazione alberi e siepi, apertura sentieri per valorizzare i punti di accesso al Navegna (una volta in cima è possibile scoprire i due laghi Salto e Turano), didattica ambientale. Il personale della Riserva fa parte della rete di ricercatori, aree protette e volontari chiamati a raccogliere dati in quella che si configura come la prima indagine nazionale coordinata, sulla distribuzione e consistenza delle popolazioni di lupo (canis lupus) in Italia.

I sentieri della Riserva si intersecano con il Cammino Naturale dei Parchi, che parte da Roma e finisce a L’Aquila, con un finanziamento regionale si sta realizzando una rete di ciclovie che coinvolge 2 regioni, 2 province, 24 comuni e 3 aree protette. Recentemente, pur all’esterno del proprio territorio, La Riserva, diretta da Vincenzo Lodovisi, ha avuto in gestione la zona di protezione speciale del Peschiera, il più grande bacino imbrifero d’Europa. Questa estate le vacanze si possono fare all’aria aperta, scegliendo fra l’ampia sentieristica a disposizione, ippovie incluse, magari alla ricerca di questo simpatico anfibio nei pressi di fontanili (lasciandolo in pace mi raccomando…).

Francesca Sammarco

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