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Ma qual è “Il lato oscuro di Facebook”?

di | 2018-07-28T12:55:08+02:00 29-7-2018 6:05|Attualità, Cultura, Sezione 2|1 Comment

ROMA – Facebook è un social network, nasce negli Stati Uniti e precisamente ad Harvard nel 2004 ed è fondato da Mark Zuckerberg e altri suoi colleghi. Originariamente era stato progettato solo per gli studenti dell’università di Harvard, ma fu presto aperto agli studenti di altre scuole superiori e poi a chiunque avesse più di tredici anni di età. Il nome Facebook prende spunto da un elenco con nomi e fotografie che alcune università americane distribuiscono agli studenti all’inizio dell’anno accademico per consentire agli stessi di socializzare fra loro.  Gli utenti possono iscriversi gratuitamente inserendo le proprie generalità, la data di nascita e il proprio  indirizzo e-mail e, a questo punto, possono aprire un proprio profilo personale e possono inserire altri utenti nella propria rete sociale aggiungendoli come amici, se vogliono posso rendersi riconoscibili con una foto detta foto di profilo. Attualmente Facebook è il terzo sito più visitato al mondo dopo Google e YouTube.

Fin qui sembra che vada tutto bene ma poi scoppia il caso di Cambridge Analitica e la pubblicazione  dell’ultimo saggio scritto da Federico Mello (in alto, a sinistra) il cui titolo è  “Il lato oscuro di Facebook”, fa subito pensare che non è poi tutto così lineare come sembra e la curiosità aumenta leggendo la domanda  riportata nella copertina di presentazione del libro che è la seguente: “Quando siamo liberi andiamo su Facebook! Siamo noi che ci colleghiamo al nostro profilo o è Facebook che si collega di continuo al nostro cervello?”.

L’autore del libro è un giovane giornalista e blogger,  ha lavorato per il Fatto Quotidiano, l’Huffington Post, per Servizio Pubblico su La 7 e Ballarò su Rai 3. Oggi è l’autore della trasmissione Un giorno da pecora su Radio 1 Rai. Esperto di media, Internet e social network ha scritto numerosi saggi.

Federico Mello, nel suo libro, esordisce dichiarando di amare Facebook, strumento che ha rivoluzionato la sua vita,  grande piattaforma che permette a chiunque di farsi conoscere, informarsi, confrontarsi con gli altri condividere idee e punti di vista e quant’altro, ma è proprio per questo motivo che ritiene che la stessa debba essere indagata e svelata nei suoi veri meccanismi in modo tale che tutti ne conoscano i limiti e i lati oscuri.
Evidenzia poi il fatto di come Facebook sia cambiato dopo la sua quotazione in Borsa, avvenuta nel 2012, ed esamina questo cambiamento non dal punto di vista dell’utente ma da quello dell’imprenditore che deve fare in modo che il proprio investimento produca profitto nel tempo.

Mello, nel suo saggio, indaga e svela quale è il lato oscuro di Facebook  ed esamina e descrive compiutamente tutte le tecniche attraverso le quali viene catturata l’attenzione dell’utente per far si che lo stesso utilizzi la piattaforma il più a lungo possibile. Meglio non anticipare in questa sede tutti i contenuti e le tesi riportate nel libro per non privare il lettore del gusto della lettura dello stesso che è molto interessante e sotto certi aspetti anche sconcertante perché svela meccanismi che probabilmente pochi possono immaginare. Perché leggere questo libro?  Perché apre nuovi orizzonti, offre nuove prospettive, induce a riflettere e, poiché si tratta di un social network a cui tantissime persone (molte delle quali giovanissime) si approcciano, la lettura del saggio potrebbe diventare un momento di riflessione per tutti coloro che lo apprezzano e lo utilizzano.

Dà una possibilità in più per poter conoscere e valutare con spirito critico  le potenzialità, i limiti e le modalità che vengono utilizzati per attirare l’attenzione di chi si connette al fine di comprendere se, e in quale modo, le stesse possano o riescano effettivamente a condizionare in qualche modo i fruitori di  questo importante mezzo di comunicazione.

Sarebbe opportuno, secondo l’autore, arrivare ad avere una maggiore tutela della privacy e un maggior controllo sull’attività e sui contenuti postati su Facebook ma sarebbe anche importante imparare a recuperare il  “tempo bio”. Di che si tratta? È il nostro tempo biologico, in altri termini significa che bisogna riappropriarsi del  proprio tempo naturale rimanendo sempre un po’ di più sconnessi dai cellulari, dai pc e dai tablet per dedicarsi ad attività più naturali sia di carattere fisico che di carattere sociale. A tal riguardo sono stati compiuti esperimenti che hanno dimostrato come chi riesce a dedicare maggior tempo alla realtà quotidiana rispetto al tempo dedicato alla realtà virtuale ne guadagna in termini di qualità di vita.

Silvia Fornari

Nella foto di copertina, il logo di Facebook

One Comment

  1. Maria D'Asaro 2 agosto 2018 at 19:23 - Reply

    Interessante recensione. Grazie.

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