//Giornalisti nel mirino, interviene l’Europa

Giornalisti nel mirino, interviene l’Europa

di | 2018-04-26T19:03:29+02:00 29-4-2018 6:50|Top Blogger|0 Commenti

Violenze, minacce, intimidazioni e atti vandalici nei confronti dei giornalisti: non è un problema e una preoccupazione soltanto italiana. Il Consiglio d’Europa da Strasburgo lancia l’allarme e parla di emergenza senza confini. Le condizioni di lavoro dei giornalisti nel loro complesso, sempre più penalizzate, sono indicate come un rischio per la libertà e la completezza d’informazione.

L’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha votato all’unanimità due rapporti e un appello alle Nazioni per la difesa della libertà di stampa, chiedendo iniziative concrete e nuove leggi per tutelare l’incolumità dei giornalisti minacciati: norme meno intimidatorie sulla diffamazione a mezzo stampa, a cominciare dall’abolizione della pena del carcere e al ridimensionamento della possibilità di richieste di risarcimento danni spropositate. Si chiede l’impunibilità nel caso di comprovata buona fede e di diligenza nell’acquisizione delle notizie.

Una situazione che in Italia la Federazione nazionale della Stampa, l’Associazione Stampa Romana, il Sindacato cronisti romani e l’Ordine dei Giornalisti denunciano già da tempo e contro la quale si sono mobilitati. Un’emergenza per altro aggravata da situazioni di lavoro sottopagato e svolto in condizioni di sfruttamento su più livelli, dal quasi assente welfare ai rimborsi spese negati, e dove molto spesso manca la garanzia di tutele legali.

L’appello ai governi nazionali degli Stati è ora quello di intervenire per migliorare le condizioni di lavoro dei cronisti. “Le giornate di lavoro dei giornalisti sono sempre più lunghe – denuncia infatti Strasburgo – e durante queste giornate gli editori premono per una produzione intensiva di notizie a scapito inevitabilmente delle verifiche sulle fonti”.

Il giornalismo d’inchiesta è la prima vittima di questo modello di lavoro dove ormai conta la quantità, non più la qualità. E aumenta in Europa il numero dei giornalisti esterni che non hanno gli stessi diritti dei dipendenti con un contratto tradizionale. In Italia c’è peraltro la piaga dei co.co.co. che rasenta spesso forme di schiavismo.

Strasburgo suggerisce infine di studiare nuove misure di finanziamento dei media, a cominciare dalla ridistribuzione dei profitti pubblicitari dei motori di ricerca e dei social.

I sindacati italiani da tempo denunciano che le minacce alla libertà d’informazione sono un fronte ampio che va dalla criminalità organizzata ai conflitti d’interesse degli editori, e adesso guardano con favore e interesse l’intervento del Consiglio d’Europa auspicando allo stesso tempo una partecipazione delle forze politiche e degli enti di categoria dei giornalisti affinché questa iniziativa non finisca nel vuoto. C’è la necessità di un impegno comune che possa avviare finalmente un percorso non occasionale e sporadico di tutela della professione.

 

 

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