//Giornali, per restare liberi arriva il no profit

Giornali, per restare liberi arriva il no profit

di | 2019-06-16T06:41:28+02:00 16-6-2019 6:44|Top Blogger|0 Commenti

Agli Stati Uniti si possono imputare tante carenze nell’interpretazione della democrazia ma non certamente quella sulla libertà di stampa. L’impeachment di Nixon ne è stato il momento di massima espressione ma nella storia americana la possibilità per i giornalisti di esprimere liberamente il proprio pensiero e di metterlo per iscritto ha sempre rappresentato una garanzia, un punto di riferimento per l’opinione pubblica e ancor più un obbligo di rispetto per politici e amministratori. L’involuzione delle democrazie occidentali con l’avanzare delle fake news, il populismo a tutti i costi e una certa avversione da parte di alcuni governanti nei confronti della Stampa libera e indipendente ha prodotto però conseguenze inaspettate anche nella patria della libertà di espressione. Negli States, infatti, alla crisi fisiologica prodotta dall’avvento dei contenuti digitali e dal vuoto pubblicitario conseguenza del monopolio delle piattaforme si è aggiunto il trumpismo che considera molti giornalisti scomodi “nemici della Patria”.
Ma proprio oltre oceano c’è chi sta cercando una via d’uscita a queste situazioni: solvibilità dei giornali e tutela dell’informazione come bene pubblico. Il Salt Lake Tribune ha annunciato di volersi reinventare come “entità non profit”. La scelta del giornale pubblicato da 148 anni nello Utah è il primo tentativo di un quotidiano tradizionale made in Usa di abbandonare il mondo del mercato così come è per abbracciare invece la sfera giuridica della pubblica utilità.
L’idea in sostanza è di aggirare il problema della sopravvivenza economica e della concorrenza impossibile delle piattaforme social situando l’attività giornalistica al di fuori delle forze di mercato. Implica insomma un riavvicinamento alla concezione fondante dell’informazione come sfera di speciale interesse pubblico. L’ordinamento fiscale americano consente la possibilità di costituire associazioni o aziende non a scopo di lucro nell’ambito di “fini caritatevoli, religiosi, scientifici, educativi, letterari, legati alla pubblica sicurezza, allo sport o altrimenti filantropici”. La petizione del Salt Lake Tribune si baserà prevedibilmente sulla funzione educativa dell’informazione.
“Il Tribune è un bene comunitario cruciale, ed è giusto che diventi di pubblica proprietà”, ha dichiarato Paul Hunstman, il facoltoso editore che nel 2016 ha acquistato la testata, trovandosi immediatamente ad affrontare i problemi di ogni giornale: riduzione degli abbonamenti e collasso degli introiti pubblicitari.
Per quanto riguarda il settore giornalistico il modello più simile è quello delle radio non commerciali che operano grazie alla Corporation for Public Broadcasting che amministra sia i modesti contributi federali che le donazioni private ma il grosso dei bilanci delle radio pubbliche arriva dalle sottoscrizioni degli ascoltatori. Il successo del modello non profit presuppone quindi sia l’esistenza di una rete di fondazioni che di una diffusa cultura della sottoscrizione diretta da parte degli utenti.
Un modello di gestione che potrebbe essere un primo esempio di trasformazione integrale, attuabile forse anche da altri giornali. Attuabile anche in Europa? E presto per dirlo ma è fuor di dubbio che la crisi della carta stampata impone un nuovo modo di concepire l’informazione affinché resti libera e indipendente.

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