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Dopo un mese resta soltanto desolazione

di | 2018-12-01T14:28:19+01:00 2-12-2018 6:15|Attualità, Sezione 4|3 Comments

ROMA – Appena un mese fa, esattamente il 2 novembre, il parcheggio esterno al cimitero è stato preso d’assalto per tutto il giorno, senza interruzione, senza pausa. Gli alberati viali interni si sono improvvisamente animati di persone e sono stati riempiti di fiori dai mille colori e, anche se il posto non stimola né gioie né sorrisi, è stato comunque ammirevole vedere tutta quella gente recarsi a dare un saluto ai propri cari defunti. Percorrendo i viali, in quella specifica giornata, si poteva facilmente udire un chiacchiericcio continuo in sottofondo e si potevano incontrare bambini che correvano per arrivare prima dei loro genitori alla tomba dei parenti mentre gli adulti, dall’atteggiamento serio e consapevole, incontrandosi si scambiavano un rispettoso saluto nel portare l’omaggio a chi prematuramente li aveva lasciati.

 

Oggi, a trenta giorni di distanza, tutto è diverso. L’aspetto così particolare del luogo è completamente cambiato, il parcheggio è tristemente deserto e l’immagine dei viali è quella di un inesorabile abbandono al punto che sembra sia passato un uragano. I fiori che fino a pochi giorni prima facevano bella mostra dei loro colori non sono altro che sbiaditi steli a testa in giù, privi di vita anch’essi; mentre i vasi con piante grasse, che in molti casi sono stati capovolti dal vento, chiedono solo di essere risollevati. In lontananza si intravede qualche piccola figura, silenziosa e veloce, che continua con devozione e affetto a frequentare quel luogo, incurante dello scorrere del tempo.

 

Ora all’interno del cimitero il silenzio è totale. Il frastuono del mondo esterno non riesce a superare le alte mura che isolano e proteggono l’ambiente, basta varcare il cancello d’ingresso di pochi metri per entrare in un’altra dimensione e non sentire più nessun rumore. Mentre si attraversa quel luogo sacro e si percorre quel breve tratto di strada, nelle orecchie risuona solo il tenue scricchiolio della ghiaia compressa sotto il peso dei passi ed il fruscio dei ricordi che accompagna per sempre. Nell’aria un senso di desolazione, eppure ognuno di noi deve sicuramente qualcosa a qualcuno che adesso riposa nei Campi Elisi. Forse la vita attuale, seppur frenetica e non proprio idilliaca, è più agevole rispetto a quella vissuta da chi ora non c’è più ma se siamo arrivati a tanto magari un grazie lo dobbiamo anche a chi ci ha preceduto, progettando per noi un futuro migliore con un tenore di vita più agiato e confortevole.

 

Passerà un altro anno e di nuovo, nella stessa data, il cimitero si riempirà per un giorno di parenti e amici dei defunti, nel frattempo sarà stato grazie alle mani gentili di poche amorevoli ed invisibili persone, costantemente presenti tutto l’anno, che i fiori secchi e i vasi rovesciati verranno riposti in ordine nel tentativo di donare all’ambiente un aspetto più decoroso possibile. Può bastare una sola visita all’anno e dedicare pochi fugaci minuti della propria vita a chi la vita e l’affetto ci ha donato? Nessuno può dirlo e nessuno potrà mai giudicare, ma ognuno di noi farà i conti con se stesso e con la propria coscienza.

 

Paolo Paglialunga 

 

Nella foto di copertina, l’interno di un cimitero

3 Commenti

  1. Angelo 2 dicembre 2018 at 11:29 - Reply

    Oggi siamo distratti da tutto quello che ci circonda compreso quello che ci propina la vita moderna e ci dimentichiamo dei nostri avi,chi eravamo e da dove siamo venuti. A cadenza di calendario ci ricordiamo di tutto ciò solo per gli occhi di qualcuno o per metterci in mostra verso gli altri.
    Gli avvenimenti ci vengono ricordati solo dal calendario non più dai sentimenti e tutto si fa solo per apparire!

  2. Roberta Di Pastena 2 dicembre 2018 at 12:35 - Reply

    Bellissima analisi di un comportamento sin troppo superficiale che oggi conduce gli uomini a seguire solo regole e date….perdendo di vista le emozioni e ricordi che solo dovrebbero guidare il percorrere della nostra vita.

  3. Sergio 2 dicembre 2018 at 12:37 - Reply

    Bravo Paolo, ma cosa aspettarsi da una generazione come la nostra, dove i valori, i valori veri li ab biamo riposti sotto le scarpe.
    Speriamo nel futuro, ma lo vedo molto grigio.

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