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Depressione e pandemia a braccetto

di | 2021-03-28T07:34:21+02:00 28-3-2021 6:00|Attualità, Sezione 1|1 Comment

PALERMO – La lotta contro il Covid-19 sarà lunga. A causa delle varianti del virus, ancora più contagiose, e a causa della lentezza con cui procede la campagna vaccinale, lentezza che allontana nel tempo l’auspicata immunità di gregge, non si riesce ancora a vedere la luce dopo il tunnel. Quando su questa tragica pagina di storia verrà scritta la parola fine, ci saranno tante conseguenze da affrontare. Intanto la grave crisi nel mondo del lavoro: nel nostro paese in particolare, la ripresa economica in settori nevralgici messi in ginocchio dal Covid – cultura, viaggi e turismo, ristorazione – non sarà né facile né immediata. Ma il rilancio dell’economia non sarà la sola sfida da affrontare.

Molte persone si troveranno a lottare contro un fantasma insidioso e strisciante: la depressione. Lo dichiara un recente studio della società italiana di Neuropsicofarmacologia, che stima in un numero esorbitante i casi di depressione che potranno verificarsi nel futuro prossimo: più di un milione. Quali le persone più a rischio? Intanto i contagiati dal virus: pare che circa un terzo di coloro che hanno contratto il Covid-19 (oggi in totale più di 3,4 milioni) potrebbe sviluppare sintomi depressivi. A grave rischio sono anche i familiari dei tanti pazienti deceduti: si sa che per molti si è trattato di un lutto particolarmente triste e difficile da elaborare perché non hanno più potuto vedere il proprio caro in ospedale e accompagnarlo nella dipartita. E alcuni, in certi casi, non hanno potuto neppure partecipare al funerale.

Ma il fantasma della depressione rischia di colpire il benessere psichico di tanta parte della popolazione perché ne andrebbero soggetti tutti quelli che hanno problemi economici: gli studiosi hanno infatti riscontrato una significativa correlazione tra chi ha un basso reddito o è disoccupato e il rischio di sindrome depressiva. E’ stato poi calcolato che l’insorgere di tale sofferenza raddoppierebbe in chi ha un reddito inferiore a 15.000 euro l’anno e triplicherebbe addirittura in chi è disoccupato. Si direbbe che “piove sul bagnato”… Doveroso allora sbracciarsi per supportare fattivamente con una pluralità di interventi – innanzitutto i ristori di tipo economico, insieme al sostegno psicologico e/o farmacologico ove necessario – i tanti italiani in condizione di fragilità a causa della pandemia. Bisogna però non fare di tutte le depressioni un fascio.

Un autorevole esperto dell’animo umano, lo psicoterapeuta Giovanni Salonia, sottolinea l’importanza di distinguere tra “depressione patologica” e “depressione sana”. E invita a non considerare patologica e bisognosa di farmaci la tristezza, sentimento che ha diritto di cittadinanza nella nostra interiorità: “E’ necessario tener presente che esiste anche una depressione ‘sana’ (e necessaria!) quando ci si confronta con le situazioni limite dell’esistenza. Anche se la tristezza infinita di fronte alle perdite (separazioni, morte, malattia) confina con la depressione, essa non deve essere trattata come tale. Attraversare le sane depressioni dovute ai limiti anche tragici dell’esistenza fa crescere nella pienezza dell’essere umani. Quando la depressione è reazione all’infelicità costitutiva dell’esistenza (e non si somma ad altre gestalt aperte, non elaborate), infatti, compiuto il tempo necessario per l’elaborazione del lutto, si apre e si trasforma in ‘saggezza triste’ che permette di incontrare l’Altro nella concretezza dell’esistenza senza fughe nell’euforia. Viceversa, negare la tristezza delle perdite può, a sua volta, produrre depressione ‘patologica’. Nella postmodernità molte depressioni derivano proprio dal rifiuto della morte e dal vivere come umiliante sconfitta ogni situazione limite”.

Accettare allora la “saggezza triste” aiuta a guarire dal delirio di onnipotenza e a convivere con la precarietà dell’esistenza umana. E a trovare in se stessi la forza vitale per aprirsi di nuovo alla vita.

Maria D’Asaro

Già docente e psicopedagogista, dal 2020 giornalista pubblicista. Cura il blog: Mari da solcare
https://maridasolcare.blogspot.com. Ha scritto il libro ‘Una sedia nell’aldilà’ (Diogene Multimedia, Bologna, 2023)

One Comment

  1. giorgio giorgi 28 marzo 2021 at 13:25 - Reply

    Tutte le psicopatologie, depressioni comprese, sono personali. Nella pratica non esiste “la depressione”, esiste la “mia” o la “tua” depressione, che sono sempre diverse tra loro, perchè io e te siamo costituzionalmente e storicamente diversi. L’energia psichica che serve per affrontare le difficoltà che incontriamo è diversa da persona a persona e a volte riesce a farci superare le difficoltà, altre volte non ci salva dallo stare perennemente male.
    La pandemia ci abbatte perchè ci porta eventi luttuosi o limitanti. Se sui lutti c’è poco da dire, sui limiti invece credo che qualche riflessione si potrebbe fare e qui mi ricollego alla distinzione tra depressione sana e patologica. Essere sani significa accettare che le cose possano andare bene ma anche male, significa non lasciarsi abbattere delle negatività e gioire quando si sta bene, considerando la vita un’alternarsi di momenti positivi e negativi, come è sempre stato per gli uomini di ogni tempo.
    La pandemia ci offre l’occasione di recuperare questa visione naturale della vita uscendo dall’ideale di miglioramento continuo che ci lascia psicologicamente scoperti rispetto alle difficoltà e apre la strada alla depressione patologica che è sempre il frutto di una distanza troppo grande tra aspettative (troppo alte) e realtà.

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