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Scudetto al Cagliari: il riscatto dell’Isola

di | 2020-05-07T18:22:15+02:00 10-5-2020 6:40|Sezione9, Sport|0 Commenti

VITERBO – Anni 70… Sono gli anni “creativi”, quelli della contestazione giovanile nel mondo occidentale, della musica pop e rock e dei figli dei fiori, della nascita dei nuovi computer; gli anni in cui i Beatles si sciolgono ed iniziano i voli commerciali del Boeing 747, mentre negli Usa si dimette il presidente Nixon. In quegli anni nello spazio orbitano le sonde Voyager 1 e Voyager 2, mentre Luna 16 raccoglie campioni rocciosi di suolo lunare e Karol Wojtyla, primo non italiano dopo 455 anni, diventa Papa con il nome di Giovanni Paolo II.

Gigi Riva, “rombo di tuono”

La domenica a quei tempi era diversa: nei pomeriggi si riempivano i cinema e poi la sera tutti in pizzeria; molte discoteche aprivano il pomeriggio con musica delle hit del momento, molte altre la sera con musica dal vivo ma chiudevano a un’ora decente e soprattutto con accettabile volume del suono. Non c’erano supermercati, c’era il fornaio locale che vendeva le cose più utili, c’era il sarto (quando compravi un vestito spesso era necessario adattarlo), era il periodo del Loden ed i pantaloni erano a zampa d’elefante, cominciavano a diffondersi i veri Ray-ban firmati. La vita non veniva mai sconvolta dalle abitudini, tutte rimanevano nel sostenibile, ma non tutti quelli che abitavano in città ce la facevano, la droga era già un problema ma solo per i figli di “papà”. Erano gli anni dell’austerity, quello vero con tutte le macchine ferme la domenica e durante la settimana a targhe alterne su tutto il territorio nazionale eccetto chi per questione di pubblica utilità doveva spostarsi  come i medici. Così la domenica quando si faceva allenamento e si passava per la strada, anziché stare in fila indiana, ci si metteva in parata per tutta la carreggiata per chilometri di corsa in compagnia. Indimenticabile.

Mentre la Hit Parade della primavera 1970 dava al primo posto Simon and Garfunkel con “Bridge Over Troubled Water”, davanti ai Beatles con “Let it be”,  il Cagliari di Gigi Riva Riva “rombo di tuono” vinceva lo scudetto. Era il 12 aprile del 1970,  un giorno memorabile per la città sarda, testimone di una vittoria che portava appresso non solo il successo di una squadra giovane ma anche l’intera isola sul “palco dei grandi”: un sogno che si avverava, come la vittoria di Davide contro Golia. Era il Cagliari di Gigi Riva e Manlio Scopigno. Dietro quella vittoria non c’era solo il calcio, ma un intero mondo capace di andare oltre confini e steccati.  Sono passati 50 anni… Lo scudetto di quel Cagliari è stata la rivincita di un territorio (la Sardegna) allora considerata esotica quanto distante anni luce dal “Continente” con i suoi territori ed i suoi paesaggi mozzafiato, il mare cristallino, una terra che stava vivendo un piccolo boom economico, ma considerata pericolosa al suo interno e luogo di minacciate punizione lavorative.

Esistono gli istanti che inchiodano le lancette del tempo e ci sono le facce che a quegli istanti si legano per sempre come quella di Gigi Riva, nell’attimo in cui il Cagliari annunciava al mondo il definitivo riscatto di un popolo, della sua terra. Una favola? Si sa che la storia del calcio è piena di favole ed una di queste è senza dubbio quella del Cagliari che, cinquant’anni fa, si aggiudicò lo scudetto, il suo primo e finora unico storico titolo nazionale. Quel giorno, in quegli attimi, nessuna nuvola in transito, sul volto di Riva un’espressione nuova, sorta di manifesto di un doppio evento rivoluzionario, i suoi conti regolati col destino, il primo scudetto di una squadra del Sud. Oggi a Cagliari, nella zona dell’Amsicora, c’è una strada, “viale Campioni d’Italia 1969/1970”, dedicata agli eroi di quel 12 aprile 1970, di quel giorno in cui la squadra trascinata da Gigi Riva si laureò campione d’Italia. Una conquista sociale prima ancora che sportiva. Quello scudetto si porta dietro una grande felicità ma anche un’infinita malinconia. Di quella squadra che cinquant’anni fa fece l’impresa, sono purtroppo negli anni mancati alcuni atleti, ma il nome di quella rosa e di quei giocatori rimarrà sempre nel cuore di tutta Italia.

Adele Paglialunga

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