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“Baby boomer” da risorsa a zavorra

di | 2020-11-29T10:33:32+01:00 29-11-2020 6:00|Attualità, Sezione 1|0 Commenti

ROMA – Chattano, taggano, postano, condividono e, insomma, sui social una ne fanno e cento ne pensano. Sono piacenti, dimostrano molti meno anni dei loro genitori alla loro stessa età, li si definisce “giovanili” ma di primavere ne hanno viste parecchie. Sono i nati tra la metà degli anni ’40 e la metà dei ’60, hanno cioè tra i 56 e i 74 anni. Loro, i cosiddetti baby boomer, nati dal secondo dopoguerra in poi, nella loro vita ne hanno viste di tutti i colori, a seconda delle nazionalità cui appartengono. Sono stati testimoni, infatti, di eventi che hanno determinato cambiamenti forti nella società in tutto il mondo. Se ci limitiamo all’Italia possiamo ricordare la rivoluzione studentesca del ‘68, il terrorismo degli anni ’70 e ‘80, il Berlusconismo dei ‘90, la nascita del digitale nel nuovo millennio, tanto per fare alcuni esempi. Eppure, proprio per loro che sono nati in un periodo di crescita economica e, di conseguenza, demografica, che hanno goduto mediamente di un discreto benessere (hanno potuto studiare, viaggiare, investire su una casa di proprietà, iscriversi in palestra, permettersi trattamenti estetici e week end nei centri benessere alla moda), la prospettiva per i prossimi anni non è la più rosea.

Le stime non promettono bene, infatti, almeno a giudicare da ciò che è scritto sulla piramide delle età, il grafico che descrive l’andamento demografico di una popolazione. Il fatto è che questa piramide, in effetti, non è più tale ed è lì il problema. L’Italia (ma l’andamento è simile in tutti i paesi cosiddetti sviluppati), si è trasformata in una figura romboide la cui pancia è rappresentata proprio da loro: i baby boomer, che sono 15 milioni e mezzo, pari al 25,48%della popolazione. Tanti, troppi, uno sproposito se si considera che si aggirano (o aspirano), tutti alla pensione e per questo rappresentano un problema sociale ed economico. In poche parole, i baby boomer sono una zavorra.

Quelli che erano stati il vanto di un’Italia in ripartenza dopo la seconda guerra mondiale, l’espressione di una ritrovata floridezza economica del Paese, che hanno lavorato per costruirsi un futuro, anche minimizzando sulle conseguenze della loro produttività (i giovani li accusano di aver devastato l’ambiente con scempi edilizi e inquinamento industriale), che hanno fatto pochi figli (uno), perché troppi non avrebbero potuto godere del benessere economico, sono proprio quelli che si ritroveranno presto “con una mano davanti e una di dietro”.

Le stime sono dell’Inps e ci raccontano una brutta storia. La loro età è quella che si avvicina inesorabilmente alla pensione, ma i poveri baby boomer saranno immolati sull’altare del loro stesso benessere: nelle casse previdenziali dello Stato, infatti, non ci saranno i fondi per erogare quell’assistenza cui avrebbero diritto avendo lavorato una vita per ottenerla. Niente relax del fine corsa. Per i nostri “giovani anziani” si preparano tempi duri. Il perché lo spiega proprio la piramide delle età che tale non è più in quanto la base, che dovrebbe essere il suo lato più consistente perché rappresentato dai giovanissimi, si è ridotta fino quasi a scomparire a causa del crollo delle nascite.

Il che, in termini assistenziali, significa che quando i baby boomer hanno avuto l’età per farlo, non hanno fatto ciò che li avrebbe salvati in questo momento: i figli, la forza lavoro del paese, un elemento direttamente proporzionale alla contribuzione previdenziale che serve, in soldoni, a riempire di cifre il cedolino a fine mese quando si è messi a riposo dal lavoro. Il conflitto generazionale da sempre esistito tra genitori e figli, dunque, ora si connota di una nuova questione, che è pure parecchio spinosa.

Poveri baby boomer, snobbati da giovani impegnati nella difesa dell’ambiente la cui devastazione viene loro accollata come un peccato veniale, presi in giro perché smanettano con la tecnologia sforzandosi di essere al passo con i tempi ma non ci riescono, visti come il demonio quando cercano di sembrare giovani come i figli con cui vorrebbero uscire ma non sono graditi. Ci mancava pure questa: che la pensione rischiasse di non arrivare perché non sono stati prolifici privando il paese dei contribuenti di domani. Un domani che sarà incerto, quindi, per gli “eterni ragazzi”. Non hanno saputo (o voluto?), porre le basi di un mondo del lavoro onesto (ma solo nero, precario, a tempo determinato, a cottimo), ed hanno causato la fuga a gambe levate di cervelli all’estero. L’Italia, così, è rimasta “per vecchi”.

Secondo l’Inps nei prossimi anni quella pancia della piramide – equivalente all’età pensionabile – aumenterà del 2-3 per cento portando al collasso definitivo delle casse pubbliche. Perché è nelle cose: alcuni baby boomer, i più anziani, sono già riusciti a strapparla una sistemazione. Ma per quelli che nei prossimi anni vorranno fare altrettanto sarà dura perché diventano sempre di più, ogni anno. La pancia della piramide ha un andamento crescente e preoccupa molto la previdenza già messa a dura prova dall’emergenza sanitaria e dal reddito di cittadinanza. Cosa ne sarà di loro? I baby boomer hanno un asso nella manica di cui forse i loro (pochi) figli non disporranno: sono stati grandi risparmiatori. E quindi, dopo una lunga e fulgida giovinezza, alcuni di loro potranno godersi la vecchiaia con ciò che hanno messo sotto la mattonella. Il problema rimane sempre ai giovani (quei pochi), perché questo significherà che non ci sarà nessuna eredità da parte di mamma e papà.

Gloria Zarletti

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