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Attenti alla “generazione C”: è quella che deciderà il futuro

di | 2019-11-08T11:44:30+01:00 10-11-2019 6:25|Attualità, Sezione 6|0 Commenti

RIETI – Il termine “generazione” viene comunemente usato per definire e circoscrivere categorie di persone che sono accomunate dal fatto di essere nate tutte in un determinato periodo ben definito. Ciò fa pensare che coloro che appartengono ad un determinato periodo storico testimoniano un modo di pensare, di agire e di comunicare comune. Infatti, ogni generazione ha i suoi film cult, i suoi libri, i suoi giochi, i suoi campioni e idoli, le sue canzoni, le sue aspirazioni. Ed è proprio su questo argomento che una rivista che si occupa di economia ha pubblicato un recente studio in cui vengono classificate le “generazioni” per fasce di età, a partire dal dopoguerra fino ai nostri giorni.

Secondo questo studio la generazione dei nati tra il 1946 e il 1964 è definita “Baby boomers” e sono coloro che hanno caratterizzato in maniera forte ed evidente il mondo come oggi lo conosciamo. E’ la generazione “On the road”, quella delle rivoluzioni culturali, dei grandi raduni, del rock, del pacifismo e del femminismo. Le caratteristiche che contraddistinguono i nati in questa fascia temporale sono un forte orientamento al lavoro, alla carriera, all’impegno politico e civile. L’istruzione è medio-alta, con indipendenza ed importanti disponibilità economiche e ad occupare posizioni di prestigio.

A seguire la fascia di età compresa tra il 1965 e il 1980, che viene definita delle generazioni “X”. E’ quella dei cartoni animati, delle sale giochi e dei primi videogames, dei primi computer, delle televisioni commerciali e dei primi oggetti portatili (walkman, telefonini…). Li caratterizza l’ambizione, l’autosufficienza, l’apertura al dialogo e la tolleranza nei riguardi delle differenze, del lavoro per vivere e non del vivere per lavorare, discreta conoscenza del computer. Andando avanti nel tempo, arriva la generazione “Y” definita anche Millennials, che riguarda i nati tra il 1980 ed il 2000. Qui ci sono i figli delle nuove tecnologie, ovvero di coloro che sono eternamente collegati. Coloro che restano più anni in famiglia, che sono abituati a vivere in modo liquido e precario. Li caratterizza la mancanza di ideologie. Molto ricettivi ed aperti, con poco interesse per la politica, fondamentalmente pigri e disillusi, attenti all’immagine, tolleranti, poco spirito di indipendenza.

La definizione di generazione “Z” abbraccia infine i nati dopo il 2000 e sono, ovviamente, i figli della Rete, dei tablet, degli smartphone. Sono iperconnessi, multimediali, autonomi. Più inclini alla rapidità che all’accuratezza. Attenti ai problemi globali. Molto capaci a gestire il flusso continuo delle informazioni. Appartengono a questa categoria 3 diversi modelli di comportamento nelle piattaforme digitali: quello “tradizionale” (chi tendenzialmente subisce l’influenza della pubblicità tradizionale sia online che offline, si affida a passaparola e al consiglio di persone fidate; per le fonti ritiene attendibili quelle online, utilizza sito web e mail); quello “digitale” (chi vive online, ma prende ancora in considerazione i media tradizionali: la sua fonte preferita è Google”;  infine, il comportamento di chi è “connesso” utilizzando costantemente Facebook, Twitter, Instagram e tutti gli altri social media.

Bisogna ovviamente affiancare la generazione “C” alla generazione “Z”, cioè quella di tutti coloro che associamo al comportamento cosiddetto “connesso”. La bussola di questa fascia di generazione è lo smartphone o il tablet; cioè un device che garantisca la connessione 24 ore al giorno. Gli appartenenti a questa categoria sono molto informati. Utilizzano i bar code, i comparatori di prezzo e fanno molto affidamento alle recensioni. Costituiscono la parte attiva del web, quella che lascia le orme, recensisce e condivide, che pubblica video e possiede blog. E’ quella fascia di popolazione tecnologicamente più evoluta. Attentissima ai dettagli tecnici della user experience (specie online) si aspetta di concludere le transazioni sia nello shop virtuale che reale, utilizzando maggiormente le modalità da mobile.

La generazione “C” è quella che decide e deciderà sempre di più le sorti dell’e-commerce e del mercato tradizionale. Sono coloro che sfidano. Naturalmente tali generalizzazioni di carattere squisitamente anagrafico possono fornire solo indizi generici, quello che fa poi sempre la a differenza, oggi come allora, sono altri fattori importanti: i luoghi di appartenenza, di provenienza, il grado di istruzione, le esperienze personali che individualmente si mettono in campo.

Stefania Saccone

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