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Ma si può morire assistiti da un robot?

di | 2018-10-06T13:42:10+02:00 7-10-2018 6:35|Attualità, Sezione 8|0 Commenti

FIRENZE – L’evoluzione tecnologica colpisce anche il campo medico destando preoccupazioni al vescovo Vincenzo Paglia il quale afferma di non voler morire assistito da un robot. Effettivamente si è giunti in un periodo storico nel quale il MIT ha messo a punto dei robot controllabili mediante il pensiero e con dei gesti, così che imparino più velocemente grazie ad un programma studiato appositamente per correggere subito gli eventuali errori. E poi c’è Walkman che spegne gli incendi usando estintori, camminando tra le fiamme: un gioiello sviluppato dall’IIT.

Quest’anno ha fatto il suo esordio anche iCub, un robot umanoide, simile ad un bambino, anch’esso progettato dall’ITT, che tra qualche anno potrà essere impiegato nei lavori domestici o in altre attività, come ad esempio l’assistenza agli anziani. Dunque, la visione di monsignor Paglia non è poi così lontana dalla verità, fra qualche anno non avremmo più infermieri ed assistenti sociali ma robot umanoidi pronti ad assisterci senza chiedere niente in cambio. Secondo il presidente della Pontificia Accademia ci stiamo avvicinando all’era in cui la presenza di robot risulterà sempre più significativa in campo medico; la sua preoccupazione riguarda la qualità umana che potrebbe perdersi durante questo processo evolutivo.

Afferma inoltre che secondo il catechismo della chiesa cattolica non si intende procurare la morte ma accettare di non poterla impedire, evitando l’utilizzo di tecnologie che mantengono in vita un soggetto in stato vegetativo. “Dunque – continua Paglia – si vede nascere il problema quando si impiegano le macchine con criteri solo funzionali. Ovvero quando si insiste nel sostenere o sostituire funzioni biologiche dell’organismo ignorando il bene integrale di una persona”.

Ma può una macchina, pensata e costruita appositamente per migliorare la vita di un paziente, essere dannosa e procurare sofferenza?

Boris Zarcone

Nella foto di copertina, l’umanoide iCub

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