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Americo vuole salvare il Lago della Duchessa

di | 2021-03-27T16:02:00+01:00 28-3-2021 6:10|Attualità, Cultura, Sezione 3|0 Commenti

BORGOROSE (Rieti) – Il piccolo lago della Duchessa, nel comune di Borgorose (in provincia di Rieti), ha i giorni contati. Le sue acque sono inquinate e le rare forme di vita in esso individuate sono quasi scomparse. Dalla sua capanna lì vicino il pastore Americo Lanciotti da anni sta conducendo una strenua battaglia per arginare il disastro. “Se riuscirò a salvare il lago per le prossime generazioni – aveva detto alla stampa nel 2019 – potrò morire serenamente”. Ma il tempo passa e nessun provvedimento è stato adottato. Il piccolo specchio d’acqua è come un gioiello incastonato tra il Monte Murolungo e il Monte Morrone, a 1788 metri di altezza sull’Appennino centrale, al confine tra il Lazio e l’Abruzzo. Anzi, “sarebbe” un gioiello perché oggi, a vederlo, non lo sembra più.

La sua particolarità, che lo rende meta di numerose escursioni, risiede nel fatto di essere un Sic ovvero un Sito di interesse comunitario per la presenza di peculiarità naturalistiche e faunistiche. Specie rarissime di fiori tra cui vari tipi di ranuncoli abbelliscono la valle racchiusa tra le cime e la rendono uno spettacolo cangiante a seconda delle stagioni. In quelle acque ha trovato il suo habitat ideale il Tritone crestato che pare viva solo qui. Peccato che tutte queste meraviglie che rendono attrattiva e risollevano dalla fatica chi proviene dalla ripida Val di Fua partendo da Cartore, rischiano di scomparire irrimediabilmente a causa dell’incuria.

Il pastore Americo lo denuncia da tempo: quelle acque, non alimentate da fiumi o sorgenti ma dalle piogge, nate per rimanere incontaminate, non sono più le stesse. Cavalli e mucche, specialmente d’estate, vi stazionano a branchi con le zampe a mollo inquinandolo con deiezioni e urina che uccidono ogni forma di vita presente in quell’ecosistema straordinario. L’originario paesaggio, così devastato, si presenta oramai specialmente d’estate come uno stagno melmoso e maleodorante, pieno di insetti fastidiosi dove gli stessi armenti e i cavalli sembrano non godere di buona salute. Non è questa la cura che dovrebbe essere riservata a tesori del genere e Americo, noto a molti per la generosità delle merende a base di formaggio, vino e dolcetti che offre a chi torna dalle escursioni, lo ha fatto notare in una denuncia circostanziata, già anni fa, dove sottolineava il disastro ambientale incombente. Ma il tempo è passato e nulla si è mosso.

Cavalli e mucche pascolano stancamente nel laghetto maleodorante e di aspetto via via più insalubre mentre il solo Americo ha pagato lo scotto del suo coraggio. I suoi cani sono stati avvelenati e ogni pastore sa cosa significano i cani per le pecore. L’ipotesi è che qualcuno possa essersi sentito infastidito dal suo zelo in difesa del magnifico sito naturalistico. Al suo fianco si è mobilitato il popolo della montagna che conosce bene Americo, un 60enne di Santa Anatolia, pastore come ce ne erano un tempo e che a tutti gli avventori racconta di quando, negli anni ’70, fu spettatore del depistaggio che portò Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza tra quei monti a cercare il corpo di Aldo Moro nelle acque del lago. I particolari di quelle battute li ha raccontati un po’ a tutti quelli che si sono fermati nella sua capanna. Oggi, invece, le autorità non prendono in considerazione quell’area, la denuncia di Americo giace in qualche cassetto nonostante una grandissima mobilitazione degli amanti della montagna, unici a non aver mai lasciato solo il pastore attivista. Di politici, al momento, sotto il Murolungo non se ne sono visti, almeno ufficialmente.

Non si è mosso nulla nonostante l’iniziativa lanciata da Luca Giannotti, coordinatore della “Compagnia dei cammini”, per chiedere interventi a favore di Americo e per salvare il lago della Duchessa. La petizione l’hanno firmata 90mila persone preoccupate dalla situazione in cui versa il sito. Anche gli esperti sono in allarme. “Tritoni e salamandre – afferma Salvatore Moscatello, planctologo dell’Università di Lecce – sono già scomparsi a causa della concentrazione di ammoniaca”. Il 2 agosto dello scorso anno la Compagnia dei cammini aveva organizzato una grande manifestazione aperta a tutti per richiamare l’attenzione sulla gravissima emergenza.

Le richieste di Americo, ribadite ora dai 90mila ambientalisti, sono davvero poche, anzi si sintetizzano in un unico provvedimento: istituire una guardia a controllo del lago per evitare che gli animali vi stazionino dopo aver bevuto, una pratica che già gli antichi avevano adottato per non sporcare l’acqua di invasi e laghetti e che si chiamava “mazza battente”. Quanto potrà costare un progetto del genere? La spesa non sarebbe neanche così importante ma l’ostacolo pare sia di ordine burocratico: trovandosi il sito in una zona di confine, ogni determinazione deve seguire un particolare iter. Difficile accettare le lungaggini e un percorso che non arriva mai al termine mentre una nuova stagione calda si avvicina per l’incantata valle e si prepara un altro atto per l’agonia del laghetto.

Gloria Zarletti

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