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Alla scoperta dei tesori di Tutankhamon

di | 2018-06-30T13:13:55+02:00 1-7-2018 6:05|Attualità, Cultura, Sezione 2|0 Commenti

VITERBO – “Finalmente fatta straordinaria scoperta nella valle Stop Grandiosa tomba con sigilli intatti Stop Ricoperto tutto fino a vostra venuta Stop.
Congratulazioni”. E’ il testo del telegramma che il giovane Howard Carter, archeologo e ispettore capo per il sud Egitto, al tempo appena venticinquenne, inviò al mecenate inglese Lord George Carnarvon nei primi giorni del novembre del 1922. Il 4 novembre di quell’anno infatti era stato portato alla luce il primo dei quindici gradini che conducevano all’ingresso di una tomba i cui sigilli risultavano intatti, l’unica rimasta inviolata rispetto alle altre circa 60 tombe presenti nella Valle dei Re: il sito fu catalogato con il codice KV62.
La tomba di Tutankhamon fu una delle scoperte archeologiche più importanti del primo Novecento. Un  fatto che, al tempo, ebbe grande risonanza mediatica, ma si tratta tuttora di un evento che continua ad attrarre e ad affascinare perché svela, attraverso i suoi splendidi reperti, il misterioso mondo dell’antico Egitto. Sarà quindi possibile accedere a questo mondo affascinante visitando la mostra allestita nel Palazzo dei Papi a Viterbo (che si inaugura oggi 1 luglio e che resterà aperta fino al 28 ottobre),  grazie alla quale i visitatori potranno  ammirare le repliche dei tesori di Tutankhamon, la tomba e il corredo del faraone bambino, assurto al trono d’Egitto all’età di soli nove anni e morto dieci anni dopo (1333 – 1323 a.C. ).
Circa 96 anni fa (precisamente il 26 novembre 1922),  gli archeologi inglesi Howard Carter e Lord George Carnarvon  entrarono nell’anticamera della tomba del faraone Tutankhamon a 3.000 anni dalla sua morte, trovandola inviolata. Howard Carter praticò un foro nella porta che sigillava la tomba, dietro di lui George Herbert quinto conte di Carnarvon e suo finanziatore, chiese: ” Vedi qualcosa?”. “Sì, cose meravigliose”, rispose Carter, riferendosi a ciò che aveva dinanzi a sé ovvero il sarcofago e il corredo funebre  trovati praticamente intatti al momento della scoperta.
Sarà solo nel febbraio del 1923 che Carter e Lord Carnarvon arriveranno nella camera funeraria dove troveranno il sarcofago multiplo d’oro massiccio al cui interno c’era la mummia del faraone, conservata perfettamente ed adornata con gioielli ed amuleti e con la celebre maschera, anch’essa d’oro, che diventerà il simbolo dell’egittologia. Durante tali operazioni furono catalogati migliaia di reperti fra oggetti di valore facenti parte del tesoro e altri oggetti di varia natura trovati nella tomba e tuttora in gran parte conservati nel Museo egizio del Cairo.
La morte di Tutankhamon in giovane età non consentì al faraone di realizzare opere significative per il regno se non quella di ripristinare il culto di Amon e di far tornare a Tebe la capitale dell’antico Egitto; la sua fama è legata piuttosto al ritrovamento della sua tomba famosa anche per la leggenda sulla sua maledizione.
La scoperta, come già detto, ebbe grande risonanza e Lord Carnarvon affidò l’esclusiva mondiale della stessa al quotidiano The Times che fu l’unica testata ad essere autorizzata a divulgare notizie sul ritrovamento effettuato anche per ciò riguardava l’Egitto stesso. L’esclusiva non venne ben accolta dagli altri giornali e tanto meno dallo stesso governo egiziano che veniva a conoscenza delle notizie del ritrovamento da un periodico straniero invece di esserne informato direttamente. Pertanto le altre testate non si fecero scrupoli ad inventare storie di antiche maledizioni scatenate dai potenti rituali dei sacerdoti egiziani e indirizzate contro i profanatori di tombe, lo scopo era quello di colpire la fantasia dei lettori invogliando così l’acquisto dei giornali. Allo stesso tempo vennero fomentate campagne denigratorie nei confronti della scoperta anch’esse non basate su fatti reali ma supportate da motivi d’interesse.
Probabilmente il mito non avrebbe avuto seguito se non fosse stato per la morte improvvisa di Lord Carnarvon avvenuta il 5 aprile 1923, appena 4 mesi dopo l’apertura della tomba ma prima dell’apertura del sarcofago  e molto prima dell’autopsia sulla mummia avvenuta nel 1925. Lord Carnarvon fu l’unico dei membri della spedizione a subire un tale destino, dato che la presunta maledizione si rivelò inefficace sia nei confronti dell’archeologo Howard Carter che di tutte le altre persone che erano entrate nella tomba del faraone.

Silvia Fornari

Nella foto di copertina, la tomba di Tutankhamon

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