//VECCHIA CARA BICICLETTA

VECCHIA CARA BICICLETTA

di | 2019-06-03T19:17:17+02:00 3-6-2019 19:17|Alboscuole|0 Commenti
Di La Redazione Junior scuola secondaria di I grado – Lo scorso anno, l’ONU ha dichiarato il 3 giugno giornata mondiale della bicicletta. Nel 2017 la bicicletta ha spento le sue prime duecento candeline e festeggia così una storia affascinante che ha cambiato il concetto stesso di spostamento su strada. Dal giorno in cui fu inventata, la bici si è lentamente introdotta nel nostro quotidiano, diventando un oggetto di uso comune in tutti i paesi del mondo. Come in ogni favola che si rispetti, si inizia con il fatidico “c’era una volta”. Ebbene, c’era una volta un genio: Leonardo da Vinci. Egli ideò diverse macchine mosse dalla forza delle leve e da quella dell’uomo; infatti, risalendo al “Codice Da Vinci”, per la precisione al “Codice Atlantico” troviamo nel II Tomo al foglio 133 il primo disegno compiuto di un mezzo che possiamo definire una “bicicletta”. Lo schizzo (che vedete in foto) appare già completo di tutti gli elementi con i quali ci immaginiamo oggi una bici quindi pedali, catena, mozzi: correva l’anno 1490. Per la costruzione “fisica” vera e propria di un mezzo dobbiamo attendere ancora 300 anni ed arrivare fino all’anno 1791. Grazie ad un francese questa volta, il Conte De Sivrac, egli costruì un mezzo che battezzò “Célérifère” o celerifero, una sorta di bici interamente in legno, priva di qualsiasi ingranaggio (catena o pedali) e anche di sterzo e quindi immaginatevi un mezzo che consentiva di andare a passeggio stando seduti e spingendosi in avanti con i piedi a terra, non molto pratico ma era l’inizio di questa evoluzione che porterà alle nostre bici di oggi. Dovranno passare altri 30 anni per avere un nuovo passo tecnico che a noi indubbiamente deve apparire semplicissimo, parlo dell’aggiunta dello sterzo alla ruota anteriore. Ancora una volta è un nobile, il Barone tedesco Karl Von Drais, che nell’anno 1817 apporta questa modifica al congegno che verrà poi chiamata “Draisina”: possedeva un manubrio capace di sterzare la ruota anteriore. Lo scopo era quello di velocizzare il trasporto su strada, sostituendo così i cavalli sia per risparmiare con i costi di gestione che per permettere al maggior numero di persone possibili di viaggiare più facilmente e comodamente. Purtroppo però nella realtà la draisina divenne solo un mezzo di divertimento per la classe alto-borghese e non riuscì ad ottenere il successo sperato da Drais. I pedali furono un’invenzione successiva: vennero aggiunti alla draisina solo negli anni ’60 dell’800. Nacque così il velocipede: la ruota anteriore era più grande e ad essa erano connesse delle pedivelle. Fece la sua comparsa ufficiale a Parigi nel 1864 e all’inizio il materiale utilizzato per le ruote era ancora il legno, solo successivamente furono introdotti i copertoni, molto più leggeri. Dal velocipede si passò al biciclo nel 1869 con l’invenzione dell’High Bicycle di Eugene Meyer: egli infatti progettò le ruote con i raggi e ottenne una buona stabilità del mezzo, restando il più importante produttore fino agli anni 80’. Nel 1884 John Starley inventò la safety bycicle (bicicletta di sicurezza) con due ruote delle stesse dimensioni e trasmissione a catena. Il modello ebbe grande successo commerciale e fu destinato a diventare il primo vero antenato della moderna e attuale bicicletta. Che tu sia atletico o sedentario, adolescente o nonno, poco importa: andare in bicicletta è un modo divertente e sano per spostarsi, viaggiare e sperimentare la vita all’aria aperta. Se utilizzata con costanza e condotta ad alta velocità poi, la bicicletta consente di migliorare la funzionalità del sistema cardiocircolatorio e di arrivare a bruciare anche più di 500 calorie all’ora. In oriente la bicicletta è ancora il principale mezzo di trasporto, come fu in Italia fino agli anni ’60, prima del boom economico Chiudiamo con una frase del grande fisico Albert Einstein al quale dobbiamo l’aforisma: «La vita è come andare in bicicletta: se vuoi stare in equilibrio, devi muoverti». Un invito ad agire senza scoraggiarsi quando c’è bisogno di far fronte alle piccole e grandi circostanze della vita, perché solo così troviamo soluzioni che ci portano all’equilibrio.