//Un colibrì a Palazzo San Giacomo

Un colibrì a Palazzo San Giacomo

di | 2018-10-29T10:24:26+01:00 27-10-2018 16:12|Alboscuole|0 Commenti
di Redazione – Incontriamo il Vice Sindaco, Assessore all’Ambiente, delega:ambiente; rifiuti e igiene della città; protezione civile; sicurezza abitativa; edifici storici; acqua pubblica e ciclo integrato delle acque; coordinamento funzionale delle partecipate operanti nei settori di competenza. Lei si occupa quindi anche dell’acqua pubblica, noi qui  la beviamo bandendo l’acqua in bottiglia lei ci assicura che l’acqua è buona? Personalmente io utilizzo l’acqua del rubinetto, sia a San Giacomo che a casa mia, ed è la migliore acqua si possa avere in Italia. Molti sono convinti che noi beviamo l’acqua dai pozzi che abbiamo sotto i nostri piedi, le sacche d’acqua le cosiddette falde, non è assolutamente vero. L’acqua che beviamo noi proviene dalle sorgenti del Serino, fa dei kilometri incredibili per arrivare fino a qua attraverso un acquedotto romano e viene da una fonte che è considerata la migliore in Italia. Se posso io evito di bere l’acqua in plastica, perché l’acqua lasciata al sole attiva il polimero della plastica delle particelle che rilasciate nell’acqua bene non fanno. La nostra acqua è la migliore, analizzata tre volte al giorno, le acque minerali no. Vi ringrazio che in questa scuola avete adottato la pratica di bere l’acqua del rubinetto evitando di produrre tanta plastica dannosa anche per l’ambiente. L’acqua diretta dall’acquedotto è la migliore, solo nel caso vengano usate le autoclavi per cui l’acqua  proviene da serbatoi, solo in questo caso non è consigliabile. Da quando si è interessato all’ambiente? Avevo 18 anni, lo ricordo perfettamente, io sono figlio di contadini, la mia origine è contadina e non la rinnego, è una delle cose più belle che mi siano capitate nella vita. Auguro a tutti voi di assaporare quegli odori, i sapori della terra, camminare a piedi scalzi nel terreno, una cosa meravigliosa! Mio nonno e poi mio padre , la mia famiglia mi hanno insegnato molto. Piantare un albero è un atto di fiducia perché voi non sapete mai se quel’albero vi darà i frutti o meno, è un grande investimento. Una sera, avevo appunto 18 anni, vidi dei familiari piangere perché la frutta non nasceva più nei campi; mi chiamarono, perché io a scuola facevo parte di una redazione di un giornale scolastico proprio come voi e mi occupavo di una rubrica che si chiamava ambientalismo scientifico. Mi raccontarono che dal nord dei camion, tramite la camorra, avevano scaricato dei rifiuti in questo terreno, lo stesso su cui  giocavo da piccolo, fu per me uno schiaffo così forte , un dolore e così feci delle foto con una macchina fotografica che mi comprai grazie a dei lavoretti fatti in estate, una Yashica 108 che conservo ancora con un rullino. Presi quelle foto le feci trasformare in diapositive, ci impiegai giorni, non c’era ancora la tecnologia di oggi, piccole pellicole trasparenti che si mettono in un aggeggio con una luce potentissima che le proietta sul muro. Mi feci prestare da un mio professore il video proiettore lo aggangiai a delle batterie di un auto molto forte un 1100, con un piccolo trasformatore. Aspettai il buio, feci staccare la corrente nella zona dove c’era la chiesa principale e proiettai quelle foto sul muro. Tutti i cittadini potettero vedere. Da quel momento mi sono interessato di rifiuti ed ho seguito un percorso formativo con Lega Ambiente, che è un’associazione ambientalista; da lì ho fatto una scelta di vita diversa da quella che avevo immaginato: mi chiamavano per fare sopralluoghi ci siamo formati ed organizzati per quanto riguarda le ecomafie. Prima lei denunciava degli avvenimenti nella speranza di cambiamenti: adesso che ne ha la possibilità è riuscito a risolvere qualcosa?Moltissimo! Le denunce sono servite a capire cosa c’era di sbagliato nel sistema: la prima cosa sbagliata era che i rifiuti erano gestiti dai privati a Napoli; noi avevamo cumuli di rifiuti per strada che arrivavano sotto le finestre, la gente era esasperata, l’immondizia andava a fuoco; veniva l’esercito a raccogliere i rifiuti, quindi la prima cosa fu e devo ringraziare il sindaco che mi chiamò per occuparmene, organizzare un’azienda napoletana pubblica dei cittadini ed a fare fuori tutti i privati, molti dei quali furono poi arrestati perché di odore di camorra. La seconda cosa fatta è proprio organizzare l’azienda all’interno. Non c’erano le divise uguali per tutti, gli stessi camion erano improvvisati operavano con i secchi, senza scope. Abbiamo organizzato un sistema industriale di raccolta e abbiamo avviato la differenziata che a Napoli non si faceva. In questo solo quartiere ci sono 35.000 abitanti, un paese;  mettere i bidoni per tutti capirete che non è un investimento semplice; un poco alla volta ho diviso la città in 10 aree e ho cominciato a fare la differenziata in base ai soldi che ci arrivano. Abbiamo impiantato 10 aree ecologiche che non c’erano, una delle più belle è quella di Marianella perché funziona ad energia solare e lì si possono depositare i rifiuti ingombranti gratuitamente anche con il numero verde che non c’era. Un’altra cosa che abbiamo fatto è la raccolta dei copertoni, prima venivano bruciati, siamo invece riusciti a costruire un campo di calcio a Scampia con i copertoni riutilizzati. Questo era un mio sogno 8000 copertoni per un campo di calcio. Altra cosa di cui sono contento è la raccolta di abiti usati, negli impianti non è possibile metterli le lame non riescono a triturarli; con la raccolta riusciamo a regalare alla Caritas 50.000 euro all’anno con la raccolta di circa 4000 tonnellate di abiti abbiamo avuto un premio e con questi soldi riusciamo a pagare i pasti ai senza fissa dimora. Ci sono sulla città 700 moduli per la raccolta di abiti usati. La cosa più importante che prima questi abiti venivano dalla camorra imballati, portati nelle campagne per sversarci sopra dei rifiuti liquidi tossici e poi incendiati. Venivano utilizzati come letto di combustione, un fenomeno che io avevo denunciato nel rapporto ecomafie 2003 dove ho inventato il termine “la terra dei fuochi”. A Napoli grazie alla raccolta differenziata dei rifiuti abbiamo di fatto bloccato questi fenomeni che pensiero in altre zone di Napoli. Tante sono le cose fatte nel silenzio perché abbiamo preferito non spendere denaro pubblico per la divulgazione, forse sbagliando. Altra cosa è stata instituire la polizia ambientale che non c’era. Da presidente dell’ASIA avevo diritto all’auto, non l’ho voluta, mi muovo con i mezzi pubblici, come ho fatto per venire da voi, l’ho data a loro per controllare i versamenti illeciti, una battaglia ancora in corso. Che  impedimenti ha trovato nel suo lavoro? Tanti, il più grande è  il debito del Comune di Napoli, per farvi un esempio è come se la scuola negli anni per funzionare si è fatta prestare i soldi e poi ad un certo punto la banca che ha dato il prestito vuole la restituzione; quindi la scuola non avendo soldi, perché i cittadini pagano poco e male le tasse, il debito aumenta adesso sul quel debito si deve pure pagare un interesse una quota in più. I comuni non producono cose, ma servizi se questi servizi, che hanno un costo, la gente non li vuole pagare nasce la difficoltà perché comunque si è obbligati a tenere la scuola aperta e si accumula il debito. Entrato in Asia avevo 15 milioni di debito, in due anni e mezzo con la mia gestione ho tolto tutti i debiti e fatto guadagnare ad ASIA 4,8 milioni, sono stato premiato in Italia per questo mio successo, lo sanno pochi. Da privata ad azienda pubblica, pensate che quando sono  arrivato in Asia la sede ufficiale era a Pozzuoli e si pagava 450.000 euro di affitto all’anno in via Antignana che per soli 500 metri era un altro comune, per cui le ditte che venivano prima i dirigenti si prendevano la missione di pagamento, la trasferta da un comune all’altro. In accordo con il Sindaco abbiamo recisso tutti i contratti di fitto. Un bobcart si fittava a 500 euro a settimana è convenuto acquistarlo abbiamo risparmiato tanti soldi e la tassa sui rifiuti a Napoli che non ritorna tutta al Comune, perché una parte va purtroppo al fitto per tenere le eco balle, un capitolo a parte, la tassa da noi è la meno cara d’Europa per quanto riguarda le grandi città. E’ questa la difficoltà maggiore. In ASIA ho tolto il cartellino, si mette la mano, il lettore biometrico, per scoraggiare i furbetti; ho licenziato 54 persone per ripristinare un rigore e un risparmio; oggi ha un indice dell’assenteismo del 4% , la media più bassa d’Italia. In questo modo ho protetto i lavoratori seri che mi hanno abbracciato per questo, ho rotto un circuito. Ho un rapporto con i lavoratori di rispetto reciproco, una volta a settimana metto la tuta e faccio un turno con loro sempre . E tutti gli anni la sera di Capodanno alle ore 22 lascio la mia famiglia ( ho tre bambini russi adottati belli come voi che hanno capito) prendo la mia auto vado al distretto, metto la tuta e aspetto che finisco i festeggiamenti, perché i primi ad uscire sono gli spazzini e io quel turno lo faccio insieme a loro e festeggiamo il capodanno in un bar. Ed è il turno più pericoloso dell’anno per via dei fuochi soprattutto quelli inesplosi. C’è un rapporto con i lavoratori molto bello la prima cosa che ho fatto è stata portali a fare un giro per il centro storico e per i musei.  Mi dissero che loro pulivano la città, ma non la conoscevano e che non entravano nei musei perché si vergognavano. Tute indossate compreso il sottoscritto e insieme visitammo il Museo. E’ stato un momento importante; avrei bisogno di 600 assunzioni che non posso ancora fare per mancanza di fondi per cui siamo in grande difficoltà operativa, ma quelli che ci sono lo fanno con un entusiasmo diverso. Ho messo delle regole fisse nell’azienda ho fatto cambiare il cartello.” E’ severamente vietato”  perché severamente?  Basta “E’ vietato!” Vogliamo assolutamente parlare con qualche operatore del distretto del centro storico allora ci piacerebbe raccogliere la loro testimonianza. Assolutamente! Possiamo organizzare una giornate ecologica insieme. Una persona di Napoli imbratta la strada con in un’ora 4 cartacce, il biglietto della metro diventa di fuoco una volta usciti si getta subito a terra, dicono non ci sono cestini, ma davanti ad una scuola non si mettono per la sicurezza, ma anche in Chiesa non ci sono cestini voi buttereste una cartaccia a terra? Io amo la città, a Milano non la trovi una carta a terra, sono più bravi di noi? Non credo, la Lombardia è la capitale europea  per evasione fiscale. Abbiamo una brutta nomea, ma è anche vero che abbiamo un grave difetto noi non conosciamo il collettivo, siamo convinti che la strada non sia nostra, così la scuola; scrivere sui muri, rompere un oggetto è come far perdere dei soldi ai vostri genitori. Nei nostri cestini gettacarta ci troviamo di tutto persino un vecchio carrozzino piegato. Cosa potremmo fare noi giovani per contribuire ad un cambiamento? Questo che fate è già il cambiamento, inoltre è pensare al futuro non come ad una minaccia, chi vi dice il contrario e dice che nulla si può fare dice il falso. Il futuro è una promessa, un investimento e la terza cosa che potete fare è diffondere le buone pratiche. Usare il whatsapp o facebook per divulgare ad esempio che i rifiuti si buttano dopo le venti non prima, per impedire che sole d’estate o acqua in inverno deturpino i rifiuti destinati agli impianti aperti dopo le venti. Invitare ad utilizzare le isole ecologiche, schiacciare la bottiglia di plastica orizzontalmente, piccole cose significative. Chiamare il numero verde, ci si lamenta che si chieda un documento d’identità per impedire che all’isola eco vengano cittadini di altri comuni. Per quei rifiuti io pago affinché si trasformano, si riciclino. Voi potete fare tanto anche dalle vostre case. E poi utilizzate le campane. Qualcuno ha mai tentato di corromperla? Sì, i tentativi sono tanti e non sempre diretti, avere a che fare con gare di appalti o fornitori, è un mondo dove girano tanti soldi. Allora la prima cosa che fai è togliere il portafoglio  da sinistra e lo metti a destra perché tra il mio cuore e il mio cervello non devono esserci i soldi. Io ho il portafoglio a destra, tra quello che il ragionamento mi detta e la passione mi indica non ci devono stare i soldi in questo percorso e poi è molto importante far parte di una squadra, avere un sindaco che è un ex magistrato ha il suo peso. Dopo un anno e un anno e mezzo non arrivavano più cesti a Natale o cravatte o penne che meraviglia!  Così tutti i dirigenti, i funzionari e i lavoratori che da questi regali vorrebbero aggiungere una raccolta ed acquistare un’ambulanza pediatrica da un tentativo d corruzione. Chi ti dà la forza di resistere alla corruzione? La scuola questa forza me l’hanno dato i miei docenti che mi hanno fatto fare le cose che fanno fare a voi, come l’incontro di oggi. Non sono un eroe ma un colibrì vi racconto questa metafora che mi rappresenta: quando il bosco stava andando a fuoco, tutti gli animali scappavano, il primo a scappare è proprio il leone, scappano tutti tranne un piccolo animale con una forza incredibile: il colibrì, muove le ali cinquemila volte in più degli altri, un uccello particolare molto elegante, fa questo volo fermo; lo prendo a simbolo della mia vita perché se svolazzi velocemente non vedi niente lui invece sta fermo ed osserva, va nel fiume prende un po’ d’acqua nel suo piccolo becco e cerca di spegnere l’incendio. Tutti gli altri animali gli dicono:”ma chi te lo fa fare? Scappa!” e lui:” io voglio fare la mia parte!” Basta che ognuno di noi facesse la propria parte basterebbe! Nel nostro piccolo possiamo fare tanto anche con una parola si può per esempio aiutare un amico attenzione a come usate facebook, le parole sono pietre. Iniziando noi stessi a non per esempio, prendere in giro un compagno ci restituisce una gioia immensa il sorriso dell’altro. Pensa di poterci aiutare a migliorare la nostra strada e renderla più sicura? Sì, provate a mettermi su carte 5, 6 cose da migliorare da subito da piccole azioni che possiamo fare insieme, purtroppo siamo un comune con il blocco della spesa. Abbiamo trovato un debito dell’86, il debito non è il nostro ma dobbiamo pagarlo noi! Però queste cinque cose le dobbiamo fare per dare concretezza a questa bella chiacchierata fatta insieme.