//Tradizione e Folklore

Tradizione e Folklore

di | 2020-02-19T11:34:15+01:00 19-2-2020 11:34|Alboscuole|0 Commenti
Il Palio dei Normanni Il Palio dei Normanni del Castrum Sancti Angeli de Ravecanina è una rievocazione Medievale, nata per ricordare la nascita ed il declino della Contea di Rupecanina, avvenuta nel 1106, grazie alla conquista del sud Italia da parte dei normanni Drengot. Il primo Conte nominato fu Riccardo Drengot, e, in tale occasione, il popolo della terra di Sant’Angelo di Raviscanina festeggiò l’indipendenza dalla Contea di Alife. Questa indipendenza venne manifestata  mediante gare di abilità militari tra le tre contrade del paese (definite anche “Repartimenti” o “Terzieri”), le quali sono denominate Paparini, Chiaje e Raviscanino, cui fanno capo i quattro Rioni di Sant’Angelo: Concha, Cupa, Rave e Valle. Esse si sfideranno in gare di abilità e forza e si contenderanno il Pallio con le effigi dipinte di San Michele Arcangelo. Queste gare, dette anche “disfide”, sono a “singolar tenzone”, con il solo scopo di scegliere a chi affidare le nuove milizie e le relative guarnigioni militari del nuovo padrone Riccardo Drengot. Insieme ai giochi miliziani vi abbiamo quelli di tipo popolare, ovvero quelli praticati dai villani, che avevano talvolta una connotazione parodica. Tutti i giochi, siano essi miliziani o popolari, costituiscono l’anima del “Palio”, storicamente conosciuto come: “Palio de lì Normanni”. I giochi miliziani emulano la costituzione delle nuove guarnigioni di Rupecanina, che furono evidentemente cedute dal Conte di Alife Rainulfo a suo fratello Riccardo, scelte in base alle abilità e le prodezze dei soldati normanni. La manifestazione si svolge in quattro giorni distinti, all’interno dei quali avviene la revoca  di tre episodi fondamentali per la Contea di Rupecanina:
  • primo giorno: si celebra la nascita della Contea e la sua nomina avvenuta con la “Consegna delle chiavi”.
  • Secondo giorno: vengono evidenziati eventi ludici legati al divertimento di corte.
  • terzo giorno:si commemora la fedeltà del popolo santangiolese verso la dinastia normanna, poiché scacciò le truppe guelfe di Papa Gregorio IX, le quali volevano conquistare il castello.
  • Quarto giorno:si ricorda la disfatta del borgo di Rupecanina, causata dall’ incursione di Riccardo de Cornello e dalla successione di terremoti.
La Giostra di Castello La Giostra è una festività che si svolge annualmente nel paese di Castello del Matese, il quale si trova a poco più di 2km di distanza da Piedimonte Matese. La festa medievale “LA  GIOSTRA” è organizzata dall’Associazione Culturale Cluvia, fondata nel 1995 da un gruppo di amici e giovani appassionati, legati alla cultura e alle tradizioni castellane che decisero di dar vita a questo evento. Il grande successo della manifestazione è dovuto soprattutto alla straordinaria partecipazione della popolazione, senza la quale non sarebbe stato minimamente possibile poter solo pensare di realizzare un evento come quello che è diventato. La Giostra, che, negli ultimi anni, rappresenta l’evento più importante per la promozione culturale e turistica di Castello e di tutto il territorio matesino. La festa coinvolge l’intera popolazione con sfilate in costume, mercatini, banchetti, attività concertistiche e mostre d’arte. La gestione di tutta la manifestazione è caratterizzate dalla massima trasparenza e lo spirito che “Cluvia” vuole dare alla manifestazione è quello che caratterizza l’associazionismo: volontariato, promozione culturale delle comunità locali, recupero “ragionato” delle tradizioni. L’evento rievoca l’assedio dei baroni del 1460, episodio storico risalente a quando Castello era la rocca alta di Piedimonte, fedele a Ferdinando I d’Aragona, luogo dove ripararsi per l’ultima disperata resistenza.  Per l’occasione, il paese viene addobbato con bandiere e fiaccole; le piazze e i rioni si animano con concerti ed eventi ludici, mostre e giochi d’epoca. Le note di flauti e liuti, vicolo dopo vicolo, accompagnano i visitatori fino alla Torre Grande, che sovrasta e caratterizza il paese, accanto al Giardino degli Artisti, piccolo museo a cielo aperto, con i tesori d’arte locale, dalla pittura alla scultura, dall’artigianato alla fotografia. Tutto il percorso è contrassegnato da banchetti con degustazione dei prodotti tipici in ogni rione del paese. Fino a tarda notte, i banchetti offrono menù di pietanze preparate secondo tradizione in un itinerario gastronomico, dove si respira una sfida nella sfida, a colpi di prelibatezze, canti e balli. Durante i tre giorni è possibile spendere l’antica moneta, coniata per l’occasione e distribuita presso un unico ed affidabile monte dei cambi. La domenica, dopo il gustoso aperitivo di mezzogiorno con l’ippocrasso, tipica bevanda medievale, si attende lo storico corteo che sfila per le vie del paese con gli sbandieratori. Il torneo è una disfida tra i tre cavalieri, rappresentanti delle contrade castellane (Cavallo, Platano e Torre), che si lanciano al galoppo, armati di lunghe lance, per centrare gli anelli posti nel suggestivo campo di gara. Dopo aver prestato giuramento di fedeltà al signore del castello, i tre cavalieri designati dalle contrade a rappresentarli     nella disfida passano, una volta giunti sul campo di gara, al rito del “tocco” con cui viene designato l’ordine di gara. Ogni cavaliere, vestito con i colori della propria contrada, cerca di infilare al galoppo anelli via via sempre più piccoli ai quali corrisponde un punteggio, se infilzati, in base alla grandezza; questo per un totale di cinque tornate. La conquista dello stendardo cittadino è il preludio per la proclamazione della contrada reggente, alla presenza del Signore del Castello e per il banchetto finale in Piazza Roma, dove si fanno gli onori al vincitore. Festa dei briganti Tra il 1860 e il 1870, nel pieno dell’Unità d’Italia, la popolazione di San Gregorio subì la pressione e i condizionamenti della presenza piemontese come un atto di tradimento e ultima fine di un Regno più benvoluto. Le prime rivolte, partite dalla Basilicata, si estesero rapidamente anche in Campania, fino a lambire il Matese. Le bande dei briganti erano formate soprattutto da contadini esasperati dalla miseria, ai quali si univano ex garibaldini sbandati, ex soldati borbonici e numerose donne, audaci e spietate come gli uomini. Maria Maddalena De Lellis detta “Padovella”, contadina analfabeta nata l’8 agosto 1835 a San Gregorio Matese, con un marito in galera per connivenza col brigantaggio e un figlio piccolo, nella primavera del 1864 divenne l’amante di Andrea Santaniello, ex soldato dell’esercito borbonico, che dopo essere stato il braccio destro di Cosimo Giordano (capo di tutti i capobriganti del Matese), diede vita a una propria banda. Nel giro di pochi mesi la storia divenne nota, e quando i soldati andarono per arrestarla, Maddalena si dette alla macchia. La banda era nascosta sui monti del Matese, ma con l’arrivo della neve si spostò verso S.Potito dove poteva contare sull’aiuto di vari massari, che fornivano cibo ed armi. Della banda facevano parte briganti di spicco quali Giovanni Civitillo detto “senza paura”, Giovangiuseppe Campagna detto “il rosso” ed i fratelli Antonio e Vincenzo Arcieri. Maria Maddalena non era solo l’amante del capo; partecipava agli incendi delle case coloniche, alle rapine, ai sequestri ed aveva anche il suo fucile personale, svolgendo un ruolo di vero brigante che nessun uomo le contestò mai. Nella primavera del 1865 tutti i suoi parenti vennero incarcerati per mesi. Al fine di indurla a costituirsi. La notte del 2 dicembre 1865 i briganti erano in una masseria di Sant’Angelo d’Alife quando furono attaccati dalla Guardia Nazionale. Ferita da un colpo di fucile, Maddalena De Lellis fu catturata e trasportata nel carcere di Piedimonte Matese. Sottoposta a diversi interrogatori raccontò della sua vicenda, dichiarando anche l’aperta protezione che la banda riceveva da Achille Del Giudice, sindaco di San Gregorio e consigliere provinciale. I soldati che la catturarono intascarono i mille ducati il premio della sua taglia.  Alla fine del secolo tornò a San Gregorio. Qui è ricordata mentre si recava in chiesa zoppicando appoggiata ad un bastone, seguita di un codazzo di bambini che esclamavano:”La Padovella, la brigantessa, la Padovella!”. La memoria popolare racconta che, nei suoi ultimi anni di vita, la gente del paese che andava a lavorare la terra le lasciava in custodia i propri bambini. E questo asilo infantile ante litteram è il segno che la comunità di S. Gregorio accettò la brigantessa. È la riabilitazione di un proprio membro, da parte di una società che ha visto passare briganti, piemontesi, spie, liberatori, deputati e nuovi re A San Gregorio Maddalena De Lellis morì di morte naturale a 72 anni, il 7 marzo 1908. Il brigantaggio, sostenuto dai Borboni in esilio, dal clero e dalla popolazione civile, fu una rivolta di massa, sociale e politica, una vera guerra civile sanguinosissima che l’ufficialità di allora, i regimi successivi e la storiografia si sono sempre sforzati di nascondere. Era la prima dura prova dello Stato unitario sulla quale si giocava la sua credibilità internazionale, e lo Stato, nel periodo 1861-1864, impiegò quasi metà dell’esercito per vincere la ribellione. La popolazione considerava i briganti eroi coraggiosi contro un invasore. Da qui nasce “Le Notti dei Briganti”, una rievocazione del periodo del brigantaggio con racconti di fatti e personaggi, che hanno segnato l’800 e il ‘900, spesso poco presenti o del tutto ignorati dai testi di storia. La manifestazione, nata nel 2006, ospita ogni anno giornalisti e storici di spessore allo scopo di raccontare le vicende dei briganti del Matese. Nei vicoli del centro storico si trovano diversi stand gastronomici che propongono i migliori prodotti tipici e piatti del territorio ma anche artigiani, espositori, artisti, espositori di oggettistica handmade, contadini e imprenditori agricoli che vogliano mettere in mostra le loro creazioni durante le serate dell’evento. La piazza principale, invece, ospita mostre d’arte, spettacoli musicali e di intrattenimento. Tutta la rappresentazione si svolge in modo itinerante nelle stradine di San Gregorio Matese, che ha dimostrato di essere la cornice ideale per ospitare eventi folcloristici nelle fresche serate estive. Presepe vivente Baia e Latina Ideato nel 1987 da Enzo Miello, Enzo Cunti, Antonio Zingaro, Pino Trantino e Nicola Brurrelli, il presepe vivente di Baia e Latina, al quale nel 1995 Rai 1 Mattina dedicò un’ edizione speciale del programma “Prossimo Tuo” definendolo “uno dei presepi più belli d’Italia”, è uno dei fiori all’occhiello dell’Alto Casertano. Il presepe sorge nel borgo di Baia, fatto di scorci e vicoli caratteristici, per un totale di due chilometri di percorso nel quale ci sono circa settanta postazioni e trecentocinquanta figuranti. La peculiarità del presepe sta nell’imedesimazione dei personaggi, i qual,i non sembra stiano recitando. Nelle varie postazioni si più trovare di tutto, dalla rievocazione di antichi mestieri, il fabbro, il calzolaio, la filatrice di lana, alle janare (streghe del beneventano), alla veglia al morto, il giustiziere, e molto altro… Un’altra caratteristica di questo presepe sono i centurioni che sorvegliano i confini del borgo ed effettuano l’apertura del presepe. La scena più importante, la natività è rappresentata in modo particolare: i centurioni accompagnano Maria e Giuseppe alle porte del presepe e li “scortano” fino alla loro postazione. All’interno del presepe sono presenti anche diversi artisti, quali il mangiafuoco, scultori e pittori. Durante il percorso è possibile assaggiare i piatti tipici del paese, sia gli assaggi che l’ingresso sono gratuiti. Il presepe si tiene ogni due anni e, partendo da pochi visitatori, con le edizioni successive il borgo di Baia e Latina è arrivato ad ospitare circa diecimila persone. Festa medievale di Caiazzo Dal 2016 nel borgo caiatino nel mese di giugno si tiene, per circa due giorni, Medievocando. Questa è una splendida rievocazione storica nata dalla collaborazione tra i cittadini con l’obiettivo di rivivere un giorno di vita medioevale negli affascinanti vicoli della cittadina. La manifestazione segue un programma volto alla valorizzazione del territorio sotto gli aspetti storico ed enogastronomico. Nella prima giornata viene inscenato un convegno-spettacolo nella splendida cornice di Palazzo Savastano, incentrato sul tema dell’anno (musica, cibo, balli del tempo), con l’intervento di studiosi del medioevo e cori della tradizione locale. Nella seconda giornata, invece è possibile assistere, oltre che ai numerosi spettacoli itineranti inscenati da artisti di strada e teatranti, al corteo medievale che colora le vie del centro storico . A quest’ultimo prendono parte, oltre ai numerosi cittadini caiatini-figuranti, numerose associazioni di divulgazione culturale, quale i Pistonieri di Cava de’Tirreni, gli Sbandieratori di Sessa Aurunca, i Giullari di Chieti, il Mago Abacuc di Perdifumo. Sotto l’aspetto enogastronomico, Medievocando vede una forte valorizzazione dei prodotti a chilometro zero, grazie alla presenza di numerosi stand allestiti da aziende locali.