//Segre… Gata tra libertà e prigionia

Segre… Gata tra libertà e prigionia

di | 2020-01-15T10:51:54+01:00 15-1-2020 10:51|Alboscuole|0 Commenti
Di Inchingolo Gaia e Rella Flavia – Redazione   Liliana Segre è un’attiva testimone della Shoah: termine ebraico con il quale viene indicato lo sterminio degli ebrei vittime del genocidio nazista; è stata deportata nei campi di sterminio di Auschwitz all’età di soli tredici anni, durante la seconda guerra mondiale. Lì ha affrontato un periodo molto tragico della sua vita, prolungatosi anche dopo il suo ritorno a casa nel 1945. Nata a Milano, Liliana prese consapevolezza del suo essere ebrea solo quando venne espulsa da scuola a causa delle leggi razziali fasciste promulgate nel 1938. Fu questo un periodo caratterizzato da un forte antisemitismo provocato dall’alleanza politica tra Germania e Italia. Inizialmente era una bambina molto amata dalla sua famiglia e dai suoi amici, diventando da un momento all’altro un “essere inferiore” a causa della sua religione. Non veniva più invitata a casa delle sue amiche e veniva discriminata da tutti coloro che non erano ebrei. Arrivata ad Auschwitz dopo un viaggio di sette giorni vissuto in condizioni penose, Liliana fu separata da suo padre, figura importantissima per lei essendo orfana di madre, e affrontò questa esperienza con il terrore di poter essere uccisa da un giorno all’altro. Nelle sue testimonianze Liliana ha evidenziato diversi momenti critici, tra cui la volta in cui un gruppo di militari francesi si avvicinò a lei e al suo gruppo di amiche confondendole per maschi a causa del loro aspetto pietoso. Dopo questo avvenimento ci fu la liberazione degli ebrei. Oggi Liliana Segre ha 89 anni è stata nominata senatrice a vita ed è una testimone fondamentale dell’olocausto. Nonostante le esperienze tristissime vissute in giovane età, oggi la Segre si ritrova a vivere sotto scorta perché è stata minacciata di morte. Liliana è una persona odiata da molti ma allo stesso tempo una persona fantastica. Ha dato dimostrazione del suo essere a favore della vita quando durante la sua prigionia ad Auschwitz, ha avuto l’occasione di uccidere il comandante del suo campo ma non l’ha fatto, sostenendo la sua superiorità e libertà. Pensiamo a noi…avremmo fatto lo stesso gesto di Liliana? Se fossimo state sue amiche l’avremmo discriminata? Se fossimo stati al posto della Segre, avremmo avuto la forza di rialzarci dopo i brutti ricordi vissuti in quel contesto, e di accettare oggi di vivere in un mondo in cui si è costretti a essere sotto scorta perché si è ebrei? È difficile rispondere a queste domande perché viviamo in un contesto in cui prevale l’egoismo e l’odio verso il prossimo, ma la testimonianza di Liliana ci insegna che un passo dopo l’altro possiamo uscire dai “nostri” campi di concentramento.