//SECONDA GUERRA MONDIALE A MOLA DI BARI – COSA RACCONTANO AL CAP

SECONDA GUERRA MONDIALE A MOLA DI BARI – COSA RACCONTANO AL CAP

di | 2019-05-10T15:18:16+02:00 10-5-2019 8:33|Alboscuole|0 Commenti
Secondo le testimonianze scritte e i racconti di alcuni ospiti del Centro Aperto Polivalente, a Mola di Bari non si è presentato un avvenimento veramente significativo dal punto di vista storico,durante la seconda guerra mondiale,  tale da catturare l’attenzione popolare odierna, ma alcuni molesi vissuti negli anni del conflitto conservano ricordi, risalenti dalla loro infanzia fino al periodo adolescenziale, utili a ricostruire la situazione degli abitanti dell’epoca. L'immagine può contenere: spazio all'aperto Leonardo, 82 anni, allo scoppio della guerra aveva nove anni, e frequentava la scuola elementare, sottostante al modello fascista. Tutti gli alunni indossavano vestiti neri e berretti e prima di incominciare le lezioni, svolgevano esercizi fisici, ogni mattina. Li chiamavano “I figli della lupa”. Egli trascorreva il resto della giornata per le strade assieme ai suoi fratelli, con cui era solito rubacchiare il pane agli americani accampati, oppure si intrufolava nei forni. Erano tempi in cui la fame imperversava ovunque e non ci si faceva troppi scrupoli, per sopravvivere. Anche a Mola veniva assegnata alle famiglie una tessera annonaria, grazie alla quale i membri potevano ottenere circa 200 g di pane a testa in un tempo prestabilito, che solitamente si aggirava attorno ai venti-trenta giorni. La miseria era tale che si usava mangiare nello stesso piatto e la notte si dormiva addirittura con la porta aperta. L'immagine può contenere: pianta e spazio all'aperto Per quanto riguarda il paese, Leonardo racconta che la piazza era circondata da un filo spinato innalzato dagli americani e che vi erano gallerie sotterranee facilmente accessibili, di cui un ipogeo presente ancora oggi all’angolo tra Corso Umberto I e Santa Chiara, proprio innanzi alle quattro fontane, dove si rifugiavano i molesi nei momenti di pericolo. Vito, 82 anni, nasce in una famiglia numerosa composta da otto fratelli, lui compreso, e cinque sorelle più piccole. A differenza di molti, a Vito non è mai mancato il cibo e sin da bambino si occupava delle sorelline, già capace di provvedere alle faccende domestiche e di fare il pane per tutti, quello nero. All’epoca, i membri della sua famiglia si nutrivano di pomodori, patate lesse e potevano mangiar carne solo quando gli capitava di uccidere qualche piccolo animale. Indossavano sempre vestiti puliti, ma non possedevano abbastanza soldi per comprarsi le scarpe. Dunque camminavano scalzi sui sassolini che prima ricoprivano le strade del paese. A proposito di istruzione, dopo la mattinata trascorsa a lavoricchiare, arrivata la sera, Vito frequentava la scuola, che ha proseguito fino alla prima media. Essa era soprattutto incentrata sullo studio della matematica, ritenuta utile per le attività commerciali e la vita di tutti i giorni. Anche per Vito la quotidianità, durante il Secondo Conflitto Mondiale, era complicata. A suo parere, senza gli Stati Uniti, noi italiani non esisteremmo più sulla faccia della Terra. Antonio, 91 anni, spiega che, quando udivano i bombardamenti in lontananza, i suoi familiari si rifugiavano giù in cantina. Una volta, mentre si dirigeva verso le campagne, scoppiò una bomba poco prima dell’Acqua di Cristo, proprio dove erano posti i cannoni, ora non più presenti. A partire dal 1943, Mola precipitò nel caos, per via della difficoltà nel distinguere americani, tedeschi e molesi. Vi vennero anche trasportati soldati catturati dai tedeschi, che erano prima stanziati sulla via per Conversano. In conclusione, nonostante lo scarso rilievo degli avvenimenti, i molesi, pur non partecipando alla vita al fronte, hanno vissuto un lungo periodo di fame e di sofferenza, che ha segnato il loro passato e tuttora persiste nella memoria degli anziani . L'immagine può contenere: spazio all'aperto Marianna Santospirito, II C LC