//RAZZISMO E DISCRIMINAZIONE NEL MONDO DEL CALCIO

RAZZISMO E DISCRIMINAZIONE NEL MONDO DEL CALCIO

di | 2019-05-16T12:11:55+02:00 16-5-2019 12:00|Alboscuole|2 Comments
Purtroppo ancora oggi il razzismo nel calcio resta una piaga attuale. Il razzismo non è uno solo, esistono diversi modi, e alcuni di questi trovano espressione negli stadi attraverso la voce dei tifosi. In alcuni casi i cori che si alzano dalle curve risultano essere xenofobi, ovvero contro gli stranieri e di tutto ciò che proviene dall’estero. Numerosi sono i casi di partite interrotte per colpa dei “buu”, slogan razzista preferito dalle tifoserie quando giocatori dalla pelle scura toccano il pallone. In Italia ci sono stati alcuni episodi eclatanti come quello di Eto’o in Cagliari-Inter del 2010. Il calciatore camerunese minacciò di abbandonare il campo. Così l’arbitro interruppe l’incontro e chiese agli speaker di annunciare ai tifosi che, se avessero continuato, il match sarebbe stato sospeso. La partita continuò, l’attaccante segnò e, in segno di protesta, si mise a imitare una scimmia. Stesso caso ma con un finale diverso lo abbiamo in Inter-Napoli del dicembre scorso nei confronti del difensore del Napoli Kalidou Koulibaly. Quest’ultimo, stufo dei cori, dopo aver ricevuto il cartellino rosso si è scagliato contro l’arbitro applaudendolo ironicamente perché non aveva preso provvedimenti contro i beceri cori. Un’altra tipologia di razzismo nel calcio è la discriminazione territoriale. Spesso si tende a nascondere la discriminazione territoriale facendola passare come sfottò. L’ultimo caso lo si è avuto in occasione della sfida di Serie A, Atalanta-Napoli. La squadra azzurra, quella tartassata maggiormente da queste tipologie di cori, ha messo in chiaro le cose. Tramite il suo allenatore, infatti, ha fatto sapere alla stampa che, nel caso in cui ci fossero stati cori razziali, come il famoso “Vesuvio lavali col fuoco”, sarebbero stati pronti a lasciare il campo. La discriminazione territoriale è un fenomeno prettamente italiano. Alla base abbiamo un problema culturale, che ormai è radicato nel tifo nostrano. La rivalità ci deve essere ma deve essere sana, non deve inneggiare alla morte attraverso disastri o eruzioni. Un altro tipo di discriminazione è quella nei confronti delle donne, le quali secondo l’opinione generale capiscono poco o nulla di calcio. Recente è lo scandalo accaduto in TV a causa del giornalista sportivo Fulvio Collovati, che, nella trasmissione Rai “Quelli che il calcio” si è pronunciato così: “Quando sento una donna parlare di tattica mi si rivolta lo stomaco, non ce la faccio“ Il giornalista si è poi scusato, ma a nostro modo di vedere ciò non cambia la gravità delle cose che ha detto, che tra l’altro (purtroppo) rispecchiano il pensiero comune di gran parte della popolazione maschile italiana. Secondo noi, sebbene sia innegabile che il calcio sia uno sport seguito maggiormente da uomini che da donne, ciò non implica che quelle che lo seguono ne capiscano meno dei maschi. In conclusione, nel calcio come nella vita, ogni discriminazione è ingiusta, perché ognuno ha diritto al rispetto da parte degli altri. Discriminare è sintomo di ignoranza, perché il razzismo è frutto dell’ignoranza.

FRANCESCO PETRILLO E ALESSANDRO PETITO (5^ C)