//PER NON DIMENTICARE CHERNOBYL

PER NON DIMENTICARE CHERNOBYL

di | 2021-12-28T09:16:05+01:00 28-12-2021 9:00|Alboscuole|0 Commenti
di Maria Tea Santagiustina, Classe 3^ A. –  Care lettrici e Cari Lettori in questo periodo di sospensione delle attività didattiche nascono spontanee alcune pause di riflessione delle quali alcune di esse ci permettono anche di approfondire alcuni argomenti che hanno come tema la situazione riferita ad ambiente e all’ecologia. Durante il trascorrere dell’anno in corso, il quale tra pochissimi giorni lascerà il posto a quello nuovo, infatti è ormai alle porte il 2022, ci sono stati degli eventi politici-economici in campo internazionale che hanno appunto cercato di mettere al centro delle loro agende il tema che riguarda il clima, l’ambiente e l’ecologia. Ciò che preoccupa  principalmente è l’andamento che si sta istaurando, quasi in maniera irreversibile, sul nostro pianeta comportando delle relative conseguenze negative che si ripercuoteranno soprattutto su di noi e sulle nuove generazioni. Si tratta di arginare il pressante problema della produzione energetica e industriale, poiché ci sono dei Paesi che inquinano troppo e si chiede loro di riconvertire i loro impianti di produzione industriale, che avviene attraverso l’uso di carburanti fossili. La strategia proposta anche nei recenti summit di Roma e Glasgow dove, appunto, si sono invitate le Nazioni partecipanti a limitare le emissioni inquinanti degli impianti industriali, proponendo di convertirli, con tecnologie più idonee, ad una minore emissione di sostanze che comportano un innalzamento della temperatura sul Pianeta. Tali interventi possono evitare così molte complicazioni climatiche che, con l’innalzamento della temperatura, possano distruggere eco-sistemi compromettendo la vita di esseri viventi, appunto attraverso i cambiamenti geografici, poiché sta nettamente cambiando il clima che comporta inesorabilmente conseguenze dannose sull’ambiente provocando lo scioglimento dei ghiacciai e l’avanzamento della desertificazione. La riconversione industriale comporta naturalmente grossi investimenti economici e in più dei tempi lunghi di realizzazione, ma sopratutto l’utilizzo di energia rinnovabile ed eco-compatibile per la quale i Paesi come la Cina e l’India,  che hanno impianti industriali funzionanti con il carbone, hanno espresso di non provvedere al più presto. Attualmente c’è da dire che in molte Nazioni per la produzione di energia elettrica sono utilizzate le centrali nucleari che, in caso di scoppio del reattore, possono provocare dei seri danni ambientali per molto tempo. In Europa questo purtroppo è accaduto nella primavera del 1986 appunto a Chernobyl. Con questo mio breve approfondimento vorrei sottolineare come avvenne questa famosa vicenda, entrata nella storia come uno dei disastri ambientali più grandi compiuti dall’uomo. Tale esplosione si è verificata poco distante dalla cittadina di Chernobyl da cui ha preso il nome la terribile tragedia. In realtà questa località della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina era una città molto piccola nella quale vivevano circa mille persone, tra cui c’erano soprattutto gli scienziati e i lavoratori della grande centrale nucleare. Nessuno poteva immaginare cosa sarebbe accaduto la notte del 26 aprile 1986. Tutto iniziò con un esperimento che si pensava sarebbe stato innocuo. Gli scienziati, infatti volevano vedere se le turbine erano in grado di far funzionare il sistema di raffreddamento all’interno del reattore N° 4 che era proprio quello che già precedentemente aveva causato degli incidenti, anche se molto minori. Bisogna dire che nel periodo in cui la centrare era in costruzione fu soggetta a numerosi controlli da parte del KGB, ma questi incidenti non furono mai resi pubblici. Il sistema di allarme del reattore numero quattro fu quindi scollegato temporaneamente per far sì che il test non venisse interrotto. Quella notte il nocciolo del reattore iniziò a fondersi e nonostante questo gli scienziati continuarono l’esperimento finché la situazione non sfuggì al loro controllo. Ci fu una grande impennata di potenza che disintegrò le barre di alimentazione di uranio. Poi la situazione degenerò senza controllo. Molti cercarono di fuggire e ci riuscirono, altri invece non trovarono una via di fuga. L’incidente non trapelò per molto tempo in Europa, anche se nelle zone abitate che si trovavano nei pressi, la paura ebbe il sopravvento. Le persone vennero evacuate solo trentasei ore dopo l’incidente, ma la centrare era ancora radioattiva e continuava ad inquinare il nostro Pianeta. Negli anni successivi in molte zone limitrofe aumentarono i casi di cancro e molti furono i bambini nati con malformazioni. Questo incidente, però, non fu un problema solo per gli esseri umani, ma anche per la Terra che ancora oggi ne risente. Il successivo 9 maggio ci fu un’altra esplosione e allora fu deciso di provare a tenere monitorata la situazione, costruendo un sarcofago protettivo intorno al reattore esploso. Le responsabilità furono addossate al direttore dell’impianto e ai tecnici che avevano deciso di tentare la sorte. Ci fu un lungo processo e alla fine vennero condannati, ma essi non potranno mai ripagare il loro enorme danno.  Questo terribile incidente ci fa capire che la situazione di sicurezza sulle centrali nucleari comporta dei rischi, e quindi ci devono essere nuove tecnologie che possano sostituire tali impianti. Sono in atto in molti Paesi la costruzione di impianti che utilizzano le energie rinnovabili ed eco-sostenibili perché non inquinano poiché sfruttano il raggi del sole e il vento. Credo che tali sistemi di produzione di energia elettrica  siano da incrementare perché è la direzione giusta verso un futuro garantendo così una qualità di vita sana non solo per l’uomo ma per tutto l’ambiente che ci circonda.